2016/01/01: Una contemplazione e due responsabilità
ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
Maria Santissima Madre di Dio
49.ma Giornata mondiale della pace
(Nm 6,22-27;Sal 66; Gal 4,4-7;Lc2,16-21)
CATTEDRALE DI S. CIRIACO – ANCONA
Sono lieto di pregare insieme a voi Dio che ci ha dato la grazia non solo di essere qui, ma di aprire anche una nuova stagione, almeno secondo il nostro conteggio del tempo.
Vi chiedo anche qualche supplemento di pazienza per ascoltare questa mia riflessione che, almeno nelle mie intenzioni, dovrebbe aiutare, chi lo vuole, a capire ciò che viviamo e quali sono le responsabilità che ci attendono.
Noi oggi celebriamo la liturgia che va sotto questo nome: festa di Maria Santissima Madre di Dio, al centro quindi c’è Maria.
Contemplazione e due responsabilità
La liturgia ci invita a fare una contemplazione, e la contemplazione non è un’assenza della storia, ma un voler entrare il più possibile dentro la bellezza spirituale, biblica e teologica di Maria.
Un secondo aspetto è che questa liturgia si colloca dentro il primo giorno dell’anno e tutto questo ci costringe a riflettere su due precise responsabilità.
La contemplazione è quella di avere davanti la figura della Vergine Maria e quanto vorrei che questo lo comprendessimo, perché dobbiamo renderci conto che partono da Lei le primizie dell’amore misericordioso, che si diramano anche attraverso il suo allearsi con Dio per dare all’umanità il perdono e il segno della benedizione.
Ci sono anche delle responsabilità che sono due:
La prima – quale è l’uso del tempo? Qual è il senso della vita?
La seconda – questo giorno ci invita ad allearsi con Dio per costruire la pace che sempre tanto desideriamo.
Contemplare Maria
Cerchiamo brevemente di contemplare Maria.
Vorrei che la immaginassimo in quell’atteggiamento che il Vangelo poco fa ci ha presentato “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.” (Lc 2,19)
Cerco di farmi comprendere non è che Maria, appena avuto l’annuncio dell’Angelo ed appena avuto il Bambino, si è messa a gridare di essere la Madre di Dio, tutto questo mistero Lei lo ha vissuto custodendo il tutto e meditandolo nel suo cuore.
Questo è un atteggiamento di una bellezza eccelsa, quasi una bellezza che ci disturba, a noi abituati sempre al prodigio esterno; il tempo che viviamo, infatti, può essere descritto così: se tu prima o poi non finisci sul giornale sei già dimenticato, se non ti fai vedere in TV non esisti.
Il mistero di Maria, la bellezza di Maria sta in questo essere nel silenzio, nella meditazione di ciò che era avvenuto in Lei e nella meditazione profonda che veniva elaborando dentro di sé.
Noi non termineremo mai di cantare le meraviglie di Maria e quanto vorrei che voi madri questo lo capiste!
Le meraviglie del suo essere stata totalmente nel piano di Misericordia di Dio, l’avrebbe poi messa nella necessità di unirsi al prezzo pagato da suo Figlio per il nostro riscatto.
La madre, sapendo chi era il Figlio, l’accetta totalmente ed è presente nel momento in cui il Figlio “paga” il riscatto della nostra menzogna e del nostro peccato.
Si può dire che per Lei e attraverso di Lei si è svelata la bontà dell’umanità di Dio Salvatore; noi non abbiamo a che fare con un Dio potente e prepotente, ma abbiamo a che fare con un Dio che ha svelato la sua grandezza il suo amore in un bambino.
Attraverso di Lei siamo tutti destinati ad una consolazione, perché le madri non possono che offrire consolazione, dalla sua maternità è apparsa la Misericordia generatrice di pace.
Riprendo alcuni pensieri di S. Bernardo: “In Gesù, nato da Maria, la pace non è promessa ma inviata, non è differita ma donata, non annunciata ma presente” (PL 133,141)
Questa breve contemplazione che vi affido la concludo così: l’umanità se vuole essere vera, se vuole piacere a Dio deve gustare e godere del frutto santo donato all’umanità dalla maternità di Maria.
Entro ora nelle due responsabilità che accennavo poc’anzi.
La prima responsabilità: comprendere il significato del tempo
La prima responsabilità: qual è l’uso del tempo? Qual è il senso della vita?
Per entrare in questo ragionamento di responsabilità parto ancora dal Vangelo.
Attraverso Maria, Dio è presente nella storia ed è registrato nell’anagrafe umana, infatti al tempo di Cesare Augusto, che aveva ordinato un censimento, Maria e Giuseppe partono da Nazareth e vanno, dopo la nascita del Bambino, alla loro città di origine a Betlemme per farsi registrare.
Tutto ciò cosa cambia nella vita e nella storia dell’umanità?
Non cambia nulla dal momento che l’umanità nemmeno se n’è accorta che era arrivato il Salvatore, ha continuato a fare quello che gli piaceva: Erode ha cominciato a pensare male, i sommi sacerdoti a brigare, i pastori si sono un po’scomodati.
Ma qui c’è una cosa importante: quel Bambino ci ha fatto capire dopo (dopo che è cresciuto, ha parlato, è stato crocifisso ed è risorto), che Lui faceva parte della nostra anagrafe.
Voi, ci dice Gesù, potete dirvi che anche Dio è iscritto nei registri del vostro Comune e se questo è vero, ed è vero, allora cambia tutto, cambia il senso del tempo e l’umanità non può pensare di vivere la sua storia pretendendo di essere l’unico soggetto, né tantomeno di mettersi in antagonismo con Dio spadroneggiandosi persone e cose.
Se vogliamo capire il tempo dobbiamo fare i conti con il fatto che Dio è dentro la storia.
Tutto ciò quale conseguenza ha?
La storia umana, la mia e la vostra, sarà bella se essa è frutto di una collaborazione generosa e salutare con Dio che è Creatore e Padre.
Se Dio è presente nella storia, mi debbo alleare con Lui per fare bene la storia.
L’uomo, tanto per essere chiari, non si deve attaccare agli anelli di Saturno per capire il domani, l’uomo deve sapere che non può violare ciò che è incommensurabile, perché tutte le volte che tenta di usurpare ciò che non è suo l’uomo finisce per contare e raccontare i danni; quando l’uomo vuol fare da solo è capace di combinare solo guai!
Basta guardare la storia del passato, ma è sufficiente vedere cosa sta accadendo ora: perché questi disumani attentatori fanno queste cose?
Usano il nome di Dio come scusa, ma di fatto vanno contro Dio.
Questa seconda riflessione la concludo così: la misura della bontà di un anno non sta negli auguri che ci diamo, ma nella gestione responsabile e sacra di quanto è immesso nelle nostre mani di figli.
Gestione significa il gestire qualcosa che non è proprio, di nostro noi non abbiamo nulla, noi usiamo le cose che sono per l’umanità e nell’usare dobbiamo gestire responsabilmente in un modo sacro tutto ciò, senza tentativi di appropriazione, né tanto meno di usurpazione e di ingiustizia.
Vorrei, per la mia e per la vostra vita, che tutto ciò lo vivessimo come una liturgia (atto di adorazione a Dio), se questa liturgia adorante e gioiosa l’applicassimo alla vita, niente usurperemo, niente violenteremo e mai ci dovrebbe succedere di dire “comando io!”
Il guaio del nostro tempo è che questo tempo si è appropriato del tempo.
Mia nonna, che era ricca di sapienza, mi ha insegnato molto, infatti quando qualcuno le domandava: “Come va?” oppure: “Fra una settimana andiamo al paese?” lei rispondeva, con la sua risposta da “ignorante”: “ Se Dio vuole.”
Vivere bene il tempo significa mettersi nelle mani di Dio, questa è la Provvidenza; perciò non sono governatore del tempo, né posso darmelo e né tantomeno togliermelo (oggi purtroppo anche questo si fa!). Il tempo è dono di Dio!
La seconda responsabilità: allearsi con Dio per costruire la pace
Una terza ed ultima riflessione.
Nella nostra storia umana, carissimi, c’è ancora il germe insipiente e dannoso che l’apostolo Giacomo chiama gelosia amara e spirito di contesa, e che in parole semplici chiamiamo il germe dell’egoismo, questo è il germe della iniquità e della ingiustizia.
Qui occorre dirci la verità, la Misericordia di Dio non toglie il germe cattivo, la Misericordia è grazia perché ognuno se ne liberi, e quando questo avviene c’è la pace, quando questo non accade si è dentro i dolorosi e violenti labirinti che di tempo in tempo siamo chiamati ad attraversare.
Tutti noi ci auguriamo la pace, essa però non è il risultato di una buona speranza, essa è frutto di una vita convertita a Dio e ai fratelli, perché, come amava dire Papa Benedetto XVI , “esiste una connessione tra la glorificazione di Dio e la pace degli uomini sulla terra”; insomma non c’è pace se non c’è Dio.
Guardiamo allora la scoperta dell’unità di misura di Dio sulla nostra vita, e qual è?
L’unità di misura della nostra vita è questa: la vita costruita su Cristo, il giusto, il samaritano, il misericordioso, il servo, l’obbediente, il mite, il povero, il crocifisso per amore, il Figlio che asseconda il progetto di pace e di perdono.
In questa 49.ma Giornata mondiale per la Pace istituita nel 1967 dall’intuizione profetica del Beato Paolo VI , Papa Francesco torna a ricordarci che la pace è frutto dell’amore di Dio e dell’impegno di uomini e donne che si convertono.
Volete la pace? Prima abbandonate l’indifferenza e che cosa significa?
Ve lo spiego con un esempio, quasi sciocco, ma reale: una signora, avviandosi alla Messa, all’entrata della chiesa incontra un povero con un cane, lei prende gli spiccioli più piccoli che ha per darli al povero e poi dà una carezza al cane. Questa è l’indifferenza!
Occorre convertirsi dall’indifferenza e dalla paura per assumere la responsabilità della solidarietà, perché dobbiamo espugnare le ingiustizie che si vincono non con i lamenti, ma ‘facendo’, assumendoci la responsabilità della Misericordia che significa risanare le piaghe che affliggono l’umanità.
Ci ottenga tutto ciò, a me e a voi, la Madre del Figlio di Dio, in Lei splende ogni bene, perché Lei è donna del Santo Amore e discepola del Redentore Crocifisso per amore.
Anche io vi dico buon anno, ma cercate di viverlo nella prospettiva che mi sono permesso di affidarvi.
Amen!
† Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore ).