2015/12/13: L'Anno Giubilare sia per tutti il tempo di grazia, di conversione e delle opere
III Domenica d’Avvento – Apertura della Porta Santa
INIZIO ANNO SANTO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA
( Sof 3,14-18a; Sal Is12; Fil 4,4-7;Lc 3,10-18)
CATTEDRALE S. CIRIACO – ANCONA
Carissimi è con non poca emozione che ho aperto la Porta Santa invitando me e voi ad essere in comunione con Papa Francesco e con tutta la Chiesa sparsa per il mondo, vorrei che questo sentimento, che ha invaso la nostra persona ci accompagnasse per tutto l’anno e potessimo diventare un popolo misericordioso.
Immaginiamo carissimi di essere anche noi in cerca di qualcuno, di Colui che era stato promesso; anche noi andiamo a trovare idealmente Giovanni Battista così come il Vangelo ci ha detto poniamo al Battista, anche noi, la domanda: “Che cosa dobbiamo fare?” (Lc 3,10)
Sentiamo ancora la voce del Battista che è pur vero che ci suggerisce qualcosa da fare, ma è altrettanto vero che egli pone al centro il problema reale dell’uomo che è quello di conoscere e incontrare il Salvatore.
Con voi voglio risentire queste parole che Giovanni dice a tutti, queste parole oggi vengono dalla Chiesa, che le dice a se stessa, all’umanità: “Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me, costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco, egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e raccogliere il frumento nel granaio” (Lc. 3,16-17)
Giovanni annuncia al popolo il Figlio di Dio, colui che avrebbe ricreato l’umanità, con lo spirito di Misericordia e con il fuoco della conversione.
Cristo, figlio di Dio onnipotente e figlio di Maria la Vergine alleata di Dio, e solo Cristo è il volto e la carne crocifissa della Misericordia, Cristo è la salvezza, Colui attraverso il quale “Dio ha revocato la condanna” (Sof 3,14), come dice il profeta Sofonia e attraverso il quale ha tolto la stagione della morte e della iniquità ed ha instaurato il tempo della Misericordia e della Salvezza.
La Porta carissimi è Cristo e per Lui si passa e solo per Lui si deve passare se si vuole assaporare tutta la dolcezza del perdono e se si vuole sognare una società degna dell’uomo.
L’Anno Giubilare, che apriamo dopo che il Santo Padre Francesco lo ha inaugurato in un contesto di conflitto e dolore in Africa, e dopo che ha aperto la Porta Santa nel giorno solenne in cui la Chiesa festeggia Maria anche essa Porta del Salvatore, deve essere per tutti il tempo di grazia, di conversione e delle opere.
Dobbiamo insieme con buona volontà, rallegrati dalla Misericordia di Dio, compiere un passo significativo, dobbiamo liberare l’Anno della Misericordia dalla tentazione di scriverlo solo nelle pieghe di una storia violenta e disumana e di pensarlo come tempo di dolciastra devozione tanto superficiale quanto sentimentale.
Questo è un tempo di grazia, deve essere per tutti un tempo di ricomposta alleanza con Dio, deve essere un tempo di recuperata giustizia tra noi, perché siamo tutti un pò corrotti, perché ci siamo un po’ tutti lasciati corrompere da colui che è lontano da Dio, che è opposto a Dio e che vorrebbe spingere anche noi dove è lui.
Vorrei chiedere a tutti voi e a me, di mettere la Misericordia come criterio della fede, come la visura della comprensione o meno, vissuta però di quella “Misericordia io voglio!” (Mt 12,7) tema iscritto nel dna di Dio e di Cristo crocifisso.
La verità, carissimi, ci toglie dalle disubbidienti e vagabonde strade che non danno senso alla vita, allora anche la Verità è Misericordia, ma dobbiamo tenere conto anche che la Misericordia ci toglie dai labirinti delle paure, dalla strettoia della morte e dalla durezza del cuore generatrice di violenza.
Dobbiamo sapere che la Misericordia è sorella stretta della verità e quanto mi piacerebbe che ognuno di noi e le nostre comunità facessero durante questo anno, con iniziative semplici questa meditazione continua, ricorrente, vera nella contemplazione della Verità e della Misericordia.
Davanti a noi c’è il Cristo che dobbiamo contemplare, verso il quale dobbiamo volgere, come è detto nel Vangelo, lo sguardo per ricordare e guardare Colui che abbiamo trafitto.
Davanti a Lui dobbiamo domandarci come celebrare questo anno e con quale spirituale orientamento viverlo.
Con quale misura di concretezza renderlo vero?
Noi avremo certamente occasioni e tempi per sviluppare, meditare, incarnare gli ambiti della Misericordia.
Aprendo questa Porta Santa, oggi, il Vescovo vi offre tre piccoli sentieri della Misericordia.
Dopo aver aperto la Porta della Misericordia suggerisco ciò che con semplicità chiamo l’essenziale della Misericordia.
Suggerisco quello che è vero medicamento per l’usura esistenziale che tanto ci affligge, per non dire più “Questa è una società impossibile” oppure “ Non ne possiamo più”.
Noi dobbiamo oltrepassare questa usura che sta rendendo impauriti e infecondi i giorni della vita, non fidandoci più l’uno dell’altro.
Il malanno di questa storia che ci appartiene, è la mancanza della relazione d’amore; ci siamo insecchiti nell’affanno delle cose e siamo rimasti nella solitudine e nell’aridità che esse generano, poi qualcun altro è passato anche per le strade impietose della violenza.
Occorre rigenerarsi nell’amore e questo non sia una parola dolce.
In ciò ci aiuterà la meditazione che stasera io accenno nei simboli tracciati nella Porta Santa che abbiamo aperto e varcato; avrete tempo di ripassare e di fermarvi davanti a questa Porta.
Il primo passo. C’è una mano operosa e creativa che si protende dall’alto e c’è una mano invocante e bisognosa che la incrocia, il tutto nella Verità dei legni della croce.
Occorre fare l’esperienza di Misericordia, di perdono, di ricreazione della vita, per godere e rallegrarsi della bellezza che non si usura.
Allora la prima cosa da fare per l’Anno Giubilare è che sia per tutti quell’aprire la vita all’amore di Dio e al suo perdono.
Occorre ricominciare a confessare i propri peccati, perché sono solo i peccati i segni del malessere.
Ogni sacerdote può confessare tutti i peccati, il Vescovo già da tempo ha dato loro questo permesso, ma durante l’anno alcune chiese, la Cattedrale S. Ciriaco, la Concattedrale S. Leopardo di Osimo, le parrocchie della Misericordia di Ancona e Osimo, il Santuario di S. Giuseppe da Copertino di Osimo, saranno luoghi che vorrei fossero frequentati da tutti e vorrei che ogni sacerdote fosse capace di imitare Dio, che non inquieta il peccatore, ma lo accoglie, lo ama, lo perdona, lo incoraggia e lo riaspetta.
Un secondo passo. Nella simbolica della Porta Santa c’è anche il tenero abbraccio di due persone, c’è il chinarsi su qualcuno, c’è il padre buono che si china sul figlio vagabondo, il samaritano che prende il malcapitato viandante su di sé, in quell’abbraccio c’è Gesù che consola la madre che ha perso il figlio, c’è anche Gesù che si china sull’adultera e a questo proposito mi piace dirvi una riflessione incisiva di S. Agostino, il grande santo peccatore toccato dall’amore di Dio e infatti S. Agostino, commentando l’incontro di Gesù con l’adultera, dice: “Lì c’era la misera e la misericordia”.
Qui c’è la seconda decisione per l’Anno Giubilare: tessere relazioni non di superiorità, ma di fraternità e questo è il medicamento salutare per questa società arrabbiata, giustizialista, conflittuale, irrequieta, violenta.
Occorre recuperare le relazioni e vorrei che la tenerezza diventasse virtù per una storia senza patologie disturbative, non diciamo più a nessuno “non lo voglio più vedere!”, vi prego andate a trovare il vostro nemico, invitatelo a casa!
Dentro questo ritessere le relazioni, il vostro Vescovo ha il cuore vicino alle famiglie.
Prego per le famiglie quelle che il Sinodo ha chiamato ferite, distrutte: anche se non si può ricomporre il tutto della famiglia ricomponete l’umanità della famiglia!
Dico questo perché io porto nella preghiera la sofferenza di Pastore, per la tragedia che ha segnato la nostra diocesi e questa città qualche tempo fa.
Là dove sono relazioni di amore, non ci possono essere relazioni di violenza.
Se vogliamo fare dell’Anno Santo un anno fruttifero spiritualmente e socialmente, ritessiamo relazioni di amore santo.
Infine la simbolica della Porta Santa che abbiamo attraversato presenta, al nostro sguardo, il dono del pane ad un bimbo, possiamo dire che ci sono persone che sono in piedi, che stanno bene, autosufficienti e danno un pane ad un bimbo e qui c’è il richiamo alle opere di Misericordia (quanto vorrei che in ogni famiglia venissero di nuovo imparate a memoria, anche attraverso i telefonini, col whats-app, mandatevi le 14 opere di misericordia) opere per la dignità della giustizia, opere di benedizione, opere riconosciute da Cristo come opere fatte a sé stesso.
Allora è questa la terza decisione: liberarsi dall’egoismo e assaporare la felicità del dare.
Le opere di misericordia sono il segno di una Eucarestia celebrata e vissuta, la chiamerei con S. Cesario d’Arles “la Misericordia del cuore e la Misericordia del granaio” e il granaio si aprirà se il cuore si aprirà.
In questa Misericordia delle elargizioni, in questo momento, il Vescovo può sognare, e vorrei che questi piccoli sogni, che mi permetto di dirvi, fossero cammini possibili, non imposti.
Pensate se il Signore ci chiudesse il suo granaio di Misericordia moriremo tutti nella desolazione, allora imitiamo Dio!
Vorrei che in città e in diocesi sparisse il peccato dell’usura e chi sa di essere usuraio faccia a piedi ogni giorno il pellegrinaggio in Cattedrale e restituisse ciò che ruba.
Vorrei che certe istituzioni bancarie dessero respiro alle famiglie, perché esse debbono riconoscere che amministrano il denaro della gente e non dei propri soldi.
Vorrei che i vostri frigoriferi non fossero così pieni per il tempo della carestia che non c’è, ma fossero semplicemente deposito di ciò che serve per l’oggi.
Vorrei che le porte di casa divenissero aperte per aiutare gli altri, senza suonare la grancassa, perché poi l’amore passa.
Vorrei anche sperare che se qualcuno ha dato qualche euro ad un altro non gli faccia la caccia, ma nell’anno della Misericordia condonasse il debito.
Sono piccoli sogni del Vescovo, piccole indicazioni per quest’Anno Giubilare e ce n’è un altro che mi tocca molto ed è il grande peccato dello sciupare.
Con questa buona volontà che ognuno deve portare nel cuore viviamo questo Anno di grazia in comunione operosa con Papa Francesco e in obbediente conversione con l’amore che Gesù Cristo ci ha meritato sulla croce.
Amen!
† Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore).