XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
(Pr. 9,1-6;Salm.33; Ef. 5,15-20;Gv 6,51-58)
BASILICA SANTA CASA DI LORETO
La Parola di Dio appena ascoltata ci fa, carissimi, due proposte sconvolgenti, ci offre una sorta di terapia di salvezza.
Si potrebbe anche dire é la parola che ci apre la strada verso la vera identitá umana.
Noi tutti ci portiamo addosso due limiti: il limite della stoltezza e cioé il pensare tutto della vita e darci da soli delle regole e ci portiamo addosso il limite di pensare che basta saziare il corpo , come volgarmente si dice, per stare bene.
Possiamo anche dire che ci portiamo addosso una sorta di strozzatura di identitá per la quale non sappiamo chi siamo e che poi questa strozzatura genera una non felicitá, un’amara insoddisfazione di vita, la paura di ciò che non possiamo governare, soprattutto la morte e il suo dopo.
Qui entra in gioco se l’uomo lo vuole la soddisfacente parola di Dio con la sua promessa e la sua veritá non ingannevole.
Abbiamo bisogno della sapienza che viene dall’alto per stare nella veritá che sola illumina. La sapienza ci piaccia o no é la strada per un cammino sicuro ed é la sapienza di Dio dono generoso dello Spirito che fa compiere il discernimento gioioso per la vita e che consente a chi lo vuole di conoscere la volontá di Dio e di celebrarla con lieta fedeltá.
Siamo qui nella santa Casa, luogo della sapienza di Dio accolta e questa sapienza ha guidato la storia umana e spirituale di Maria quando ha detto eccomi, di Giuseppe quando fece quello che l’Angelo gli disse, senza discutere e di Gesù uomo: vengo per fare la tua volontá o Padre.
Quella era la volontá che chiedeva alleanza e non discussioni. Ora é la sapienza dono dello Spirito che ci libera dal nostro solitario ragionare che spesso ci caccia anche dentro difficili labirinti e dentro un vagabondare senza speranza e senza felicitá.
Non basta la sapienza della carne soggetta ad egoismi e limiti, occorre la sapienza dell’affidarsi a Dio, e questa sapienza, dono dello Spirito, ci farà accogliere un altro dono di Dio che è Gesù come pane vivo, come bevanda di salvezza, dataci dal cielo.
Ora senza questa sapienza noi tutti ripeteremo e rivivremo la durezza e il gesto dei Giudei: discutere perché non si capisce e andarsene perché fa comodo.
Anche noi ci domandiamo: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” e questa è la vera durezza, questa è l’insipienza.
Cristo Parola del Padre, cibo e bevanda di salvezza, è la soluzione dei grandi enigmi della nostra storia umana: la finitezza, la paura, il peccato.
Cristo Eucarestia sapienza eterna, fattasi visibile nel mistero della incarnazione è medicina e dona se stesso a chi lo vuole.
Nel nostro mangiare e bere di Lui si concretizzano due meraviglie: dimorare in Dio e avere il seme di eternità.
Questi sono i due grandi sogni dell’uomo: abitare in Dio, addirittura essere come Dio e percepire la sazietà che Dio ti dona, perché Dio toglie ogni desiderio, toglie ogni inquietudine, brucia ogni malvagità, riempie di santità.
L’Eucarestia, carissimi, è la pienezza di vita, è la sazietà.
Cosa si può sperare di più quando Dio Trinità è in te, attraverso il mangiare e il bere eucaristico?
L’altro sogno dell’uomo è: il valicare il tempo, non essere sottoposto alla corruzione nel nulla.
Gesù dice “chi mangia questo pane vivrà in eterno” l’Eucarestia assimila in chi la mangia il germe eterno perché, e questo è lo stupefacente dono, Gesù il figlio di Dio, eterno come Lui, si è fatto mangiare, si fa carne nostra e noi siamo iscritti nella sua gloria.
Tutto questo ci chiede e ci offre.
Ci chiede di credere in Lui e ci offre questo cibo santo, questo mangiare di Lui, senza sentimentalismi devozionali, per essere inseriti nella sua Pasqua della quale l’Eucarestia è il memoriale vivo e il nutrimento essenziale.
Tocca a noi scegliere ed accogliere. Amen!
† Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore).