2016/03/25: Questo Venerdì Santo ci faccia dono di accogliere la scienza dell’amore

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
Venerdì Santo
(Is 52,13-15,53, 1-12;Sal30;Eb 4,14-16;5,7-9;Gv 18,12-40;19,1-42)
CATTEDRALE SAN CIRIACO
Venerdì 25 Marzo 2016
Carissimi tutti, in questa celebrazione del Venerdì Santo ci siamo inginocchiati, nel momento più solenne del testo evangelico, là dove il testo ci dice che Gesù, “… reclinato il capo, morì.”
Ora, dopo la morte di Gesù, lo spettacolo è finito; nessuno urla più, i soldati trafiggono il suo costato e tutti hanno fretta di andare via dal terribile spettacolo, tanto più che comincia la festa e occorre rispettare la legge; restano la madre, le donne del pianto e della fede, resta il Crocifisso.
Noi carissimi, da allora, come umanità, siamo obbligati a guardare, come ci ha detto l’evangelista Giovanni: “guarderanno verso colui che hanno trafitto”.
Guardando il Crocifisso lo guardiamo, come aveva detto il profeta Isaia, “senza bellezza alcuna, né splendore.”
Anche noi vogliamo guardare, ma con un atteggiamento particolare, guardare e contemplare, perché noi, tuttora, siamo davanti allo strazio e al disonore della croce.
Lo strazio, perché chi è crocifisso fa pena, e il disonore perché è stato crocifisso il Giusto.
Guardando siamo costretti a pensare e a riconoscere la gravità di ciò che è avvenuto e a chiederci: perché tutto ciò?
Fermiamoci un attimo e guardiamo la gravità di quanto è avvenuto e ancora una volta l’umanità se la prende con Dio, se la prende con colui che ha il primato dell’amore.
Di Gesù si diceva che aveva fatto bene ogni cosa, ma tutto questo, per l’umanità arrogante, questuante e peccatrice nulla vale; e’ stato ucciso il Giusto e l’Innocente, è stato perpetrato un oltraggio alla dignità del vivere e alla grandezza dell’amore.
Questa è la gravità!
Guardando e pensando a questa gravità, le domande che nascono sono tante: perché questo disordine della coscienza umana che si accolla la colpa e l’arroganza di uccidere Uno che non ha fatto nulla, nemmeno davanti alla legge umana.
A noi, con più fede, possiamo dirci: perché questa bestemmia così tanto volgare? Perché nel caso specifico di bestemmia trattasi.
Qui carissimi la contemplazione si deve verità, e non altra verità se non quella di riconoscerci corresponsabili d’ingiustizia.
Insomma di fronte a questa morte noi non possiamo fare come Pilato lavandocene le mani.
Sentendoci corresponsabili dell’ingiustizia dobbiamo anche dirci: è successo perché ha perdonato il mio peccato.
In questo Anno Santo vorrei consegnarvi una cosa, vorrei consegnarvi qualcosa che aiuti me e voi ad uscire da una lettura puramente sociologica della morte di Cristo e fare un passo coraggioso di verità.
Qual’é questa lettura sociologica che spesso facciamo e che peraltro è anche vera? (quanti ancora oggi crocifissi ingiustamente! Quanti abbandonati!).
Tutto sommato è sempre la stessa storia che si ripete: i prepotenti condannano e i poveri subiscono, questa è una lettura che pure va fatta, perché, è vera e può creare un moto di indignazione quasi a dire che non abbiamo fatto nulla contro qualcuno, ma di questa morte siamo corresponsabili.
Certamente non siamo stati noi materialmente gli attori di quella crocifissione, noi non abbiamo messo i chiodi nel polso di Gesù, non abbiamo preso la lancia per colpire il suo costato, se vogliamo ampliare il discorso noi non siamo stati quelli che abbiamo affamato le persone, non siamo stati quelli che continuano a compiere atti di barbarie umane, eppure dobbiamo dire che ognuno di noi  ha collaborato per quella ingiustizia e che la collaborazione ha un nome, non è la collaborazione materiale, ma una collaborazione che rientra dentro l’appartenere tutti noi ad una storia di peccato.
Qualunque esso sia il peccato, questo peccato, fatto da ciascuno di noi, ha fatto sì che il Figlio di Dio morisse.
Vorrei, carissimi, che tutto ciò non lo sentissimo come una scappatoia sentimentale (l’ha fatto per i miei peccati, ma tanto mi perdona…!); certamente l’ha fatto per perdonare, ma questo non esime me e voi dal renderci consapevolmente attivi, anche al presente, del male che ha trovato la sua espressione più grande in quella crocifissione.
Vorrei tanto che l’umanità capisse che uccide Dio!
Allora, in questo Venerdì Santo, vorrei che ci facesse un grande dono, in questi giorni ho meditato molto su alcune omelie del Beato Papa Paolo VI, c’è una sua espressione che mi ha toccato molto e che dice: “Questo Venerdì Santo ci faccia dono di accogliere la scienza dell’amore.”
Alla luce di questo Anno Giubilare, noi aggiungiamo: di farci dono di accogliere la scienza della misericordia, che non è un atteggiamento superficiale verso i malviventi o i barbari di questo tempo, misericordia che è unita alla necessaria umana giustizia, ma che è unita alla necessaria conversione di tutti.
Vorrei che questo Venerdì Santo ci facesse questo grande dono, per liberarci dalle parole cattive, che facilmente possono uscire dalla nostra bocca di fronte al male, e questa scienza dell’amore ci dovrebbe aiutare a ricambiare l’amore e di non fare peccati, ma contemporaneamente ci dovrebbe aiutare a ripetere le parole di Gesù dalla croce: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno.”
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore).