2016/03/26: Testimoniamo il germe della resurrezione che è in noi!
ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
VEGLIA PASQUALE
(Rm 6,3-11; Sal 117; Lc 24,1-12)
CATTEDRALE SAN CIRIACO
SABATO 26 MARZO
Immagino carissimi, che qualche altra volta abbiate partecipato ad una Veglia pasquale, una celebrazione che è singolare e che noi tutti facciamo ancora fatica a comprendere in pienezza.
Cercherò di aiutarvi in un modo molto semplice sparando di farvela comprendere e vivere.
Essa è divisa in tre parti.
La prima parte quella della luce, una luce che viene anche dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato attentamente, poi la seconda parte dell’acqua, l’acqua per il Battesimo e per la nostra purificazione ed infine la terza quella della santa Eucarestia.
Lo sviluppo di questa Veglia pasquale ci vuole ricordare la grande Verità, cioè l’intervento di Dio a favore dell’uomo e anche l’impegno educativo di padre.
Attraverso le letture che abbiamo ascoltato, ci mostra per primo la Creazione e di come Dio abbia fatto le cose per bene, infatti, al termine del racconto della creazione, Dio dice: “Vide che era cosa molto buona”, poi nella storia dell’umanità, nel rapporto tra uomo e Dio è nata la notte.
La notte di allontanamento, di sfiducia, la perdita di identità e nella notte è nata la tribolazione, la schiavitù, il deserto e dentro questo cammino verso la libertà, Dio ha educato il suo popolo ad attendere.
Mi viene in mente di dirvi questo pensiero che, personalmente mi consola molto.
Dio nella notte dell’uomo, ha inventato per ogni notte l’aggettivo, c’è la notte in cui noi conosciamo l’amore di Dio, nasce un bimbo, il Figlio di Dio e questo come cristiani lo ricordiamo come festa del Natale.
Poi questo Figlio muore e risorge e tutto questo avviene nella notte che viene inondata di una rinascita, e nella notte di Pasqua, nella resurrezione del Figlio, nascono i figli di Dio, come avverrà stasera.
Questi figli di Dio (sono presenti in Cattedrale tre battezzandi), ricevono il frutto della morte e della resurrezione di Gesù.
Poi, lo diciamo con speranza, c’è una terza notte durante la quale noi sperimenteremo personalmente la grande tribolazione della vita, quando cioè dovremo morire e anche lì questa notte della tribolazione e della fine, apre le porte ad un altro gaudio: all’incontro con il Padre.
Carissimi tutti, la Pasqua va compresa così: dentro la notte dell’uomo, Dio immette suo Figlio, i suoi figli, la speranza della gloria.
Credo che questo debba, per noi adulti, essere l’elemento nuovo, l’elemento vero; non basta credere solo in Gesù Cristo che ha fatto cose buone, noi dobbiamo accogliere il messaggio del Signore Gesù non solo che ha fatto cose buone, ma che ha fatto ‘uomini e donne nuovi’.
E’ questo il senso vero della Pasqua: attraverso il suo amore, Dio immette nella storia la novità.
Auguro allora a questi tre bambini, Antonino, MariStella e Samuel, futura speranza dell’umanità, di essere veramente dei figli di Dio e vorrei che facessero così con l’aiuto e la testimonianza, vorrei dire con l’accompagnamento della carità dei padri e delle madri e dei padrini e delle madrine.
Mi rivolgo a voi cari papà e care mamme: sappiate che questa sera avete perso la titolarità della paternità e della maternità, perché stasera padre e madre dei vostri figli è Dio, che è padre e madre e che affida a voi questo accompagnamento.
Dio si è fidato di voi e vi ha invitato ad essere con Lui con-creatori (ecco la carne del Figlio, ecco la persona umana), attraverso la vostra collaborazione Dio con questa sua grazia e la vostra libertà acquista dei figli, esercita la sua paternità vera, li redime, li fa simili a Gesù Cristo e chiede a voi non più di essere con-creatori, ma di essere con-paternità e con-maternità con la sua.
Rallegratevi del dono che Dio vi ha fatto, e crescete nella responsabilità dell’impegno che Dio vi affida.
So di dirvi una cosa forse troppo eccessiva, ma cercate di comprenderla.
Quando Dio fa un dono, e a voi ha fatto il dono del figlio, chiede anche conto di come questo dono è custodito.
Mi piace pensare e desidero affidarvi, come padre della vostra vita spirituale, questo compito: fate in modo che questi i vostri figli crescano nella loro completa identità, come figli di Dio e crescendo così cresceranno come fratelli.
Questa completezza della crescita, questa pienezza d’identità di questi vostri figli, sarà completa quando essi, con il vostro aiuto e con la vostra testimonianza e con quella dei padrini, riusciranno a mettere in armonia quello che possiamo chiamare il pensiero del vivere terreno e il pensiero dell’incontro con il padre.
Quando cioè tutta la loro persona, corpo, anima e spirito, saranno così armonici nell’unità della persona che essi diventeranno un canto di gloria per il Signore e per voi.
A tutti gli adulti che partecipano a questa celebrazione pasquale dico che noi tutti abbiamo ricevuto il Battesimo, fra poco noi professeremo la nostra fede, rinnoveremo le promesse battesimali, vorrei che fossimo consapevoli che in noi c’è il germe della resurrezione e che dobbiamo farlo vedere!
Rubo un pensiero da una persona pessimista come Nietzsche, che dice così: “I cristiani dicono di essere dei salvati, ma non ne hanno mai la faccia!”
Dobbiamo buttar via la tristezza, la musoneria, la non fraternità!
Questo dobbiamo essere capaci di recuperare e questo lo faremo se anche la Pasqua, da adulti, la capiremo in questo essere sede di novità, se capiremo la Pasqua come un fattore spirituale e se dalla Pasqua emergerà, per tutti noi, una sorta di ristrutturazione della coscienza.
In questo senso, vorrei che celebrassimo la Pasqua da adulti, e vorrei che tutti noi fossimo la Pasqua vera per l’umanità in cui viviamo.
Amen!
† Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore).