Il prossimo cinque giugno si svolgeranno le consultazioni popolari per il rinnovo delle amministrazioni comunali. Nella nostra diocesi sono interessati al rinnovo dei rispettivi consigli comunali Castelfidardo e Camerano.
In occasione di ogni elezione si è sottolineato il momento difficile. Diversi i motivi, nel tempo: per il terrorismo, per la situazione economica, per la corruzione, per l’incalzare del malaffare mafioso, per la situazione internazionale, per la crisi della politica, ecc.
Molti sostengono che non esiste più la Politica con la P maiuscola dalla quale deriva tutto il resto. Hanno un po’ ragione nel senso che, ricorrendo ad una frase fatta e ad un luogo comune, la sua derivazione dal greco “πόλις” polis significa città: la politica è il governo della città. E il governo della città partiva dal confronto tra i cittadini nell’agorà, la piazza principale della città.
Se vogliamo ritornare a dare dignità e prestigio alla politica dobbiamo ripartire dall’agorà, dalla piazza dove si viveva la partecipazione.
Se dobbiamo ripartire dalla piazza bisogna che i consiglieri comunali siano capaci di ascoltare e di tradurre in azione politico-amministrativa la proposta della maggioranza dei cittadini.
Così doveva essere, così deve essere, così dovrà essere.
Sul passato, anche abbastanza remoto, potremmo dire che si è verificato un mix tra l’accoglimento delle proposte della gente e le intuizioni degli amministratori. Sul recente passato e sul presente abbiamo forti perplessità su ambedue le opzioni. Per il futuro sarà condizione “sine qua non” perché la crisi dell’agorà non è solo una crisi che tocca la politica, ma molte organizzazioni e movimenti sociali, professionali e sindacali e non ultimo le aziende governate democraticamente con consigli di amministrazione.
Questo è l’intoppo della democrazia che stiamo sottovalutando. Si è bloccato il circuito virtuoso che portava i cervelli migliori a migrare dai movimenti, il cosiddetto prepolitico, alla politica nei partiti.
Ora ci si può trovare in diverse condizioni: di fronte a gente esperta, ma che ha fatto il suo tempo; di fronte a gente che conosce poco la politica e non conosce la macchina amministrativa, ma vuole tentare di mettersi a disposizione; di fronte a gente arrabbiata che contesta tutto e tutti, un po’ come il vecchio Bartali: “l’è tutto sbagliato l’è tutto da rifare”; di fronte a gente che obbedisce ai comandi come i “i pupi siciliani” nel teatrino delle marionette.
Da scartare senza mezzi termini gli arrabbiati e i pupi, poi, una volta passate le elezioni, bussare alle porte di associazioni e movimenti, di partiti politici e di liste civiche per mettersi a disposizione per lavorare con uomini e donne che non hanno perso la speranza e che cercano di migliorare le condizioni del tempo che stiamo vivendo.
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