2016/05/04: La fede è un dono attraverso il quale Cristo diventa Colui che è accolto e seguito

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
Festa S. Patrono Ciriaco – Messa della sera
(Ap 12, 10 – 12°; Sal 125; Col 4,12-19; Lu 9, 23-26)
Nella celebrazione liturgica, per la prima volta nella festa di S. Ciriaco, è stato impartito il Battesimo a quattro gemelli di una famiglia anconitana.
Domenica 4 Maggio 2016
Carissimi i bambini hanno diritto di giocare, gli adulti hanno il dovere di non disturbarli, loro sono liberi di cantare, di strillare, di farci spazientire, noi abbiamo il dovere opposto: accoglierli, mettere in pratica le parole di Gesù: “Lasciate che i bambini vengano a me!”
Anche io, questa sera, vi faccio questo invito!
Vi faccio una domanda: con quale parola possiamo riassumere la grande solennità di oggi?
Oggi la nostra città di Ancona e la nostra Arcidiocesi fanno festa attorno al suo Santo patrono Ciriaco, sapete carissimi che voi siete venuti qui, perché oggi vivete un’altra festa quella che possiamo dire è la presentazione di questi quattro figli a Dio.
Qual’è la parola che ci aiuta a legare sia l’avvenimento della festa e l’avvenimento sacramentale del Battesimo?
Ce n’è una sola e vorrei che entrasse prima di tutto nel mio cuore e nel vostro cuore, la parola è: fede.
Perché Ciriaco e come lui tanti altri, ieri ed oggi in tante parti del mondo, si fanno uccidere?
Perché accettano il martirio? La risposta è una sola: per vivere nella fedeltà la fede in Gesù Cristo, non c’è nessun’altra risposta.
Perché voi avete portato questi quattro bambini, vi ha obbligato qualcuno?
Questi quattro bambini voi li avete portati perché spinti  dalla stessa parola: fede.
Allora occorre che insieme ‘spalmiamo’ questa parola nella vita: cosa significa credere? Cosa vuol dire io ho fede?!
Cominciamo a dire quello che non è.
La fede non è quando si afferma: “So tutto di Dio”, “Ho capito ogni cosa di Dio”, “Sono bravo come Dio” … queste frasi e questi pensieri non appartengono alla fede.
Oppure semplicisticamente crediamo che avere fede significa fare un pellegrinaggio, andare a trovare questo o quel santo, visitare quel Santuario mariano, ma nemmeno questo è la fede!
La fede, carissimi, è un dono attraverso il quale una persona, nel nostro caso è Gesù Cristo, diventa l’amato, il desiderato, colui che è accolto e seguito.
Posso capire che per S. Ciriaco il martirio è stato la “paga d’amore” a un atto d’amore, in quanto la fede è la sequela di una Persona, e questa Persona diventa programma della nostra vita; la fede è un accogliere Cristo e mettere Cristo come modello della vita.
Cosa succederà fra poco a questi vostri figli: Emily, Noemi, Maeva e Nicholas?
Che cosa cambieranno di quello che vediamo? Nulla!
Vorrei che voi due, mamma e papà, vi metteste in testa una cosa che vi deve insieme scandalizzare e gioire: succede che questi quattro vostri figli, stasera, sapranno il nome del Padre, perché loro acquistano la paternità di Dio, l’elemento bello del Battesimo è che diventano figli di Dio.
Vorrei che questo lo capiste bene, a casa vi portate certamente questi figli che sono venuti con un vostro atto di amore, ma da stasera dovete sapere che custodite quattro figli di Dio.
Dio ha dato loro la vita e dona loro anche l’ambiente di vita, questo bel creato (guardate che bel sole che splende stasera sopra di noi!), dona due genitori, questo dona Dio!
Che cosa dovete dare voi? Far conoscere, a questi quattro figlioli, la paternità di Dio, far conoscere Dio come Padre.
Dio non vi chiede altro.
La vostra casa deve diventare una specie di piccolo santuario, abituatevi giorno dopo giorno a conoscere il Padre, ad amarlo, questo vi chiedo.
Voi otto fra madrine e padrini vi siete domandati che cosa dovete fare?
Dimenticate la parola “fare”, ma fatevi una domanda precisa: “Come devo essere nei loro confronti?”
I miei padrini di Battesimo e di Cresima non mi hanno detto mai nulla e desidero che voi non facciate come loro.
L’oggetto del Battesimo è spirituale: sia la paternità di Dio che la fede.
Allora per farvi comprendere il vostro compito, ve lo faccio capire con un esempio che spero sia chiaro.
Il faro e la fiaccola hanno una caratteristica in comune: fanno luce.
Hanno però una diversità che li contraddistingue: il faro ha una luce fissa e grande, ma se esco dal suo cono di luce, resto nel buio; la fiaccola si tiene in mano e dove stiamo c’è la luce, e c’è la luce perché vi è chi la porta.
Quindi nei confronti di questi quattro figlioli, che voi accogliete nella vostra dimensione umana e spirituale, voi dovete esercitare questa presenza di luce.
Sapete infatti che, per voi, oggi nasce una paternità e una maternità collaterale, ma nasce anche una responsabilità relativa al dono che loro ricevono; vi prego fatevi un esame di coscienza per conoscere in voi stessi se siete credenti (perché essere credenti non significa mettersi una croce al petto …)
Se io sono credente, se ho un rapporto d’amore con Gesù Cristo e metto in pratica la sua parola, se quella parola è passata nella mia vita io sono suo discepolo, sono credente e questo vi chiedo di seguire.
Per dirla ancora con più chiarezza: non pensate di essere a posto per avere fatto una foto e un regalo, la fatica del padrino e della madrina, come per tutti, inizia dopo la liturgia.
Cari fratelli e sorelle tutti che siete in questa Cattedrale, la domanda è: “Ma noi che siamo qui, abbiamo responsabilità nei confronti di questi quattro figlioli?”
La risposta è sì, perché una comunità tutta intera o diventa un nuovo grembo spirituale delle nuove generazioni, altrimenti non può più dire minimamente una parola (che i ragazzi sono fatti così o sono troppo diversi da noi …), ma occorre invece domandarsi se noi adulti diamo il buon esempio.
Ci si può lamentare quando do tutto di me e l’altro non capisce, ma i ragazzi sono pronti ad ascoltare.
Tutta la comunità deve diventare un grembo educativo, nel caso specifico, è chiaro che il Vescovo dica a tutti voi che la comunità sia un grembo educante sul versante della vita.
Occorre far vedere tutti insieme, che loro trovano una famiglia vera, una comunità che li accoglie, e questo bisogna farlo ogni giorno, perché siamo ancora dentro una storia che ama più la morte che la vita.
Sicuramente i vostri genitori, i vostri suoceri si saranno chiesti: come faranno adesso con quattro figli?
Rispondete: abbiamo preparato quattro persone che pagheranno la pensione anche a voi!
Questa è la speranza che dobbiamo seminare nella società, questa è la responsabilità dei cristiani, il nostro è diventato un popolo che ha paura della vita, con questa direttiva dove andremo a finire?
Come hanno fatto i nostri nonni e i nostri bisnonni?
La mia maestra aveva diciotto figli, ha lavorato e li ha cresciuti; la vita si difende da sola, la vita, da sola, è un tema positivo, da sola è un annuncio.
Affido queste mie parole alla vostra responsabilità, alla vostra coscienza e affido questi inviti che ho fatto prima di tutto a me stesso, ai sacerdoti che sono qui, ai diaconi, ai seminaristi e a tutti voi, perché credo che S. Ciriaco sarà molto contento, perché per la prima volta nella festa di S. Ciriaco lui può dire che ha quattro figli in più da proteggere e affidiamoci a S. Ciriaco e alla Madonna.
Amen!

†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore)