2016/05/26: Voi stessi date loro da mangiare

Arcivescovo Edoardo Menichelli

Arcivescovo Edoardo Menichelli


ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA
FESTA DEL CORPO E DEL SANGUE DEL SIGNORE
(Gen 14,18-20;Sal. 110/1-4;1Cor 11,23-26; Lc 9,11b -17)
Chiesa del SS. SACRAMENTO
Carissimi, la vita di Cristo che noi crediamo e amiamo è tutto un mistero, la cui comprensione non passa per una lettura intellettuale o per sottili ragionamenti; occorre dirselo subito: passa per la fede.
Gesù non è un personaggio da studiare, su cui ragionare, da dover capire, Gesù, e tutta la sua vita, è un dono da accogliere,é un mistero.
Questa parola la diciamo non per sfuggire alla verità, ma per sottolineare solo la nostra incapacità di comprensione.
Mistero è la sua incarnazione quando la sua divinità si riveste della nostra fragile umanità; mistero è la sua morte quando la sua umanità, che partecipa della sublimità e della immortalità del suo essere Dio, gli fa sperimentare la finitezza della vita; mistero è la sua resurrezione quando egli, il Figlio di Dio, riprende la sua carne umana e dà a questa carne lo splendore della vita; mistero è la sua ascensione quando egli introduce nell’eternità e nella gloria la sua carne crocifissa a garanzia che in lui ogni uomo e ogni donna può avere accesso a stare per sempre, accanto alla Trinità; mistero è il suo stare con noi oggi e il suo darsi a noi oggi come cibo e bevanda di salvezza nella Santa Eucarestia.
Quando Gesù, come leggiamo nel Vangelo di Giovanni, annuncia che solo chi mangia e beve di lui vive, i dodici non capiscono, non credono e rimangono esterrefatti.
Gesù li invita ad andarsene Se volete andatevene anche voi come ha fatto la folla e come hanno fatto gli ebrei che ascoltavano.
Solo Pietro dirà, a nome di tutti, non ce ne andiamo tu solo hai e sei parola di vita eterna.
Carissimi, qui sta il nostro atteggiamento vero davanti alla S. Eucarestia noi possiamo anche andarcene ( molti se ne vanno perché non la capiscono, molti l’abbandonano anche dopo avere fatto la “Prima Comunione”) ma in realtà noi, lo spero per me e per voi che siete qui presenti, vogliamo restare, accogliere il dono suo, e viverne il significato.
Innanzi tutto accogliere il suo dono.
Gesù l’aveva detto “sono venuto a portarvi la vita” e la vita, carissimi, la si ha se uno mangia e beve, perché quando uno smette di mangiare e bere muore.
“Sono venuto a portarvi la vita di Dio” e la vita vera è Lui che è misericordia e perdono del Padre, e Lui, che è la vita, ci fa figli di Dio.
Voglio ora dirvi due cose, hanno tutte e due fonti credibili:
Uno era il Cardinale Angelini, esperto della pastorale dei sofferenti, lui spesso diceva: “A noi, tutti esangui, Lui ci fa una trasfusione del suo sangue.”, noi, carissimi, siamo tutti trasfusi dal sangue di Cristo.
C’è un’altra persona, padre Raniero Cantalamessa che davanti a S. Giovanni Paolo II, in un corso di esercizi spirituali, disse: “Egli con il suo sangue ci fa una dialisi spirituale”, lo so che queste parole ci preoccupano e ci domandiamo come fa a darci il suo sangue, ma il problema è che non dobbiamo rispondere a ‘come fa’, ma dobbiamo accogliere quello che fa; Padre Cantalamessa direbbe: “Gesù con il suo sangue purifica le scorie che infettano la nostra vita”
A noi carissimi, a noi pellegrini sulla terra, dà il pane che è il suo corpo, che sostiene il nostro cammino e dà il suo sangue; questo mangiare e bere di lui noi lo chiamiamo Comunione e questa parola è impegnativa, è parola sacra, esistenziale, perché essa significa essere uno, essere una cosa sola, essere nella sua vita, avere gli stessi suoi sentimenti, avere la stessa vita di Dio, essere santi come Lui perché santificati da Lui.
Una domanda mi faccio: perché non sono santo?
Come sono le nostre comunioni? Perché la facciamo? Che ci portiamo via da quel ricevere il corpo e la bevanda santa? Fratelli  e sorelle cari quando usciamo dalla chiesa, dopo aver partecipato alla S. Eucarestia: come siamo?
Il primo suggerimento che mi do e vi do: occorre accogliere e stare nella sua comunione.
Ma in questo invito di Gesù, c’è anche un gesto di amore, direi che c’è un gesto che rende visibile tutto ciò, noi sacerdoti lo ripetiamo e voi lo ascoltate. “Questo è il mio Corpo e il mio sangue …dato per voi”, sappiamo noi cosa significa il verbo ‘dare’?
Questo suo gesto è anche abbinato al suo comandamento, che abbiamo ascoltato poco fa nel Vangelo “Voi stessi date loro da mangiare”, ‘loro’, chi sono ‘loro’?
Anche qui vi prego liberatevi dalle contorsioni sociali e politiche che in questi giorni ci infastidiscono tanto sul “dare”.
‘Loro’ chi sono? Anche qui possiamo fare tanti ragionamenti, quelli che ripetono nei vari programmi televisivi “Sono venuti a prendere la roba nostra” e qualche giornalista ci gongola in questo, ci fa la sua trasmissione e i suoi pezzi giornalistici, ma non si rende conto che così intorpidisce la vita sociale e la rende iniqua.
Ripeto possiamo fare tanti ragionamenti, ma ‘loro’ sono quanti non hanno da mangiare, certamente questa cosa può dare fastidio, nel senso che non si sa mai qual’ è la misura per …,  però una cosa la so, ed è una delle cose ultime che il Vescovo vi dirà, in questo suo stare con voi ed è questa: per
capire e fare questo occorre aver sperimentato la fame, bisogna essere stati destinatari di un dono, un cibo senza il quale noi saremmo morti.
Lo racconterò fino alla noia: la mia famiglia era poverissima, il papà era come tanti altri papà sotto la guerra, con la mamma e con i due nonni mangiavamo l’erba del campo, dono di Dio, e mangiavamo quello che qualche contadino, più benestante, perché qualche gallina ce l’aveva, ci faceva dono di qualcosa.
La mia comunione con Cristo sarà vera e fruttuosa se io farò comunione di vita con i fratelli.
Questa carissimi è una società che ci ha distorto la testa, cercate di capirlo, perché ci ha fatto dirottare l’interesse d’amore subendo cose che scombinano fortemente il nostro animo.
Voglio confidarmi con voi, dicendovi una cosa di quando ero in seminario.
Non avendo più i genitori, venivano a trovarmi una nonna a turno, con altre mamme e nonne di altri seminaristi, provenivano dall’entroterra marchigiano fino a Fano dove era il Seminario, impiegavano una giornata per arrivare e per ritornare e la visita era brevissima, in una di queste visite la nonna mi lasciò 5000 lire.
Lasciandomele mi disse che mi dovevano servire fino al termine dell’anno.
Generalmente le visite avvenivano di sabato, perché era il giorno del mercato, giorno di riposo, presi quei soldi e me li misi in tasca.
Nel pomeriggio, per obbligo, si doveva uscire e andare a passeggio e quando si rientrava in seminario si ritornava in fila due a due.
Per la mia statura ero sempre l’ultimo assieme ad un mio compagno alto quanto me, all’ingresso del seminario c’era un povero che stava seduto e chiedeva l’elemosina; ero l’ultimo, mi tenevo stretti in tasca i soldi ricevuti dalla nonna, vedevo che la fila si accorciava e, tra me e me, dicevo “Adesso che faccio, glieli do o non glieli do?”, arrivato davanti a lui, decisi di darglieli.
Fu una sofferenza indicibile, non tanto perché non avevo più quei soldi, anche per quello, ma soprattutto perché il sabato successivo avrei dovuto dire alla nonna, casomai fosse ritornata, che i soldi li avevo dati ad un povero, e mia nonna mi avrebbe dato una bella sberla!
Tre giorni dopo mi chiamò il direttore del seminario che, normalmente, ci chiamava per dirci due cose: o perché era morto un parente oppure perché dovevi uscire dal seminario in quanto inadatto al sacerdozio.
Il direttore mi fece sedere e mi chiese notizie di un mio zio, subito chiesi se era morto, ma il direttore mi rispose che da mio zio era arrivato un vaglia telegrafico con ben 25000 lire!
Da quel giorno faccio sempre questo esperimento: più dai più hai!
Fate del bene per egoismo evangelico, perché quando passeremo a migliore vita il Signore non ci domanderà se abbiamo fatto la processione del Corpus Domini, ma ci dirà: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,  nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.” (Mt 25,35-36)
Buon Corpus Domini per me e per voi tutti!
 
†  Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’autore)