2017/09/24 – Il nostro vanto sia quello di stare nella comune storia dell’umanità camminandovi con la parola del Vangelo

Arcivescovo Edoardo Menichelli


XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Saluto di S. Em. Edoardo Cardinale Menichelli alla comunità diocesana
(Is 55,6-9; Sal 144;Fil 1, 20c-24.27a;Mt 20,1-16)
CATTEDRALE S. CIRIACO – ANCONA
Domenica 24 Settembre 2017
Grazie a tutti voi per essere qui ad aiutarmi a pregare in questa Eucarestia di gratitudine, grazie ai confratelli vescovi con i quali ho condiviso un tempo di corresponsabilità per questa nostra regione ecclesiastica delle Marche, grazie ai sacerdoti e ai diaconi, grazie a tutti voi.
Il calendario liturgico di questa nostra Arcidiocesi stabilisce che oggi 24 Settembre si celebri la festa della dedicazione della nostra Cattedrale la cui storia risale ad un millennio consacrata il 24 settembre del 1753 dal vescovo Nicolò ha subito gravi danni nel secolo scorso e fu riaperta dal vescovo Carlo Maccari nel 1977.
Sono lieto che il mio congedo da voi a conclusione del mio ministero episcopale cada in questa festa, ciò mi fa grazia di pregare raccogliendo tutta una storia di fede che la Cattedrale custodisce e sempre riconsegna nella successione del servizio apostolico.
In questo caso saluto l’Arcivescovo Angelo che Papa Francesco ha scelto come nuovo pastore a cui va, lo sa, la mia preghiera e la mia amicizia. Celebrando questa Eucarestia rendo grazie a Dio per la grazia che mi ha donato di essere come dice S. Agostino,”Per voi Vescovo e come voi discepolo di Cristo Signore” in questi tredici anni.
Ho imparato a conoscervi, ho cercato di accompagnarvi misurandomi con la mia povertà, anche rincuorato dalle vostre preghiere e soprattutto dalla misericordia e dalla benevolenza di Dio.
Sento sì il bisogno della vostra misericordia così come sento il bisogno di ringraziarvi per la bontà, per i continui segni di benevolenza che sempre e ovunque ho percepito come un accompagnamento che mi ha dato coraggio e che sempre mi ha sostenuto nella fedeltà a Dio e a tutti voi.
Con un pizzico di vanità faccio mie le parole di Paolo ai Filippesi: perché l’amore di Vescovo verso la sua gente non è un bagaglio che si deposita, ma una storia che abita nel cuore ed é per questo che con S. Paolo che vi dico, per quanto mi riguarda, sono convinto che resterò e continuerò ad essere di aiuto a voi tutti per il progresso e la gioia della vostra fede.
Vorrei proprio incoraggiarvi in questo avendo davanti a me l’impellente necessità del tempo che viviamo tempo e umanità che invocano la Chiesa credente e missionaria capace di offrire ragione, come dice S. Pietro, della speranza che si predica.
La storia contemporanea tra noi rivela ferite e grandi miserie dell’ umanità della quale la Chiesa è sempre Madre e sempre amica, è sempre Parola nuova ed unguento di misericordia.
Credo indispensabile dirvi, carissimi, per questa stagione storica che la Chiesa vive, essa in questo tempo non deve avere paura di starci dentro, è l’unico modo perché essa, la Chiesa, sia speranza e resurrezione.
La Chiesa non può mai snaturare o confondere la sua identità cristica, ma non può nemmeno ripetere formule e riti che non toccano la carne crocifissa della umanità.
Nella visione di una laicità ispirata e ricca di Vangelo, la Chiesa può raccontare il mistero di Cristo Signore, che come il Vangelo ci ha detto: “Chiama chi vuole, quando vuole e come vuole”, ora chiama me alle cinque del pomeriggio per quell’ultimo tragitto prima di andare da lui e prendere il denaro che ha promesso ad ogni lavoratore della sua vigna.
Nessun tempo, carissimi, e nessuna umanità è nemica o fuori del Vangelo, la Chiesa deve costruire questa amicizia nella quale tanto riceve, diceva il beato Paolo VI, e per la quale tanto fa Papa Francesco.
Qui trova spazio la mia gratitudine per voi sacerdoti, per i diaconi, gli uomini e le donne di vita consacrata,i catechisti, gli operatori Caritas, quelli del volontariato, per la testimonianza che avete offerto a me di generoso servizio.
Ma anche la testimonianza di saper accogliere l’invito biblico che Gesù diceva a Pietro e ai suoi discepoli “non temere” ma qui e vorrei essere capito, nello stile della laicità evangelica e credente trova spazio un altro pezzo della mia gratitudine: la famiglia e quanti si sono fatti collaboratori a favore di essa.
Chiesa di Ancona – Osimo ama la famiglia! Custodisci la famiglia, evangelizza la famiglia, cura la famiglia, salva la famiglia che oggi spesso è segata da desideri che sono diventati diritti e che non corrispondono minimamente per nessuno: né alla ragione umana, né tantomeno al piano di Dio.
Cara Chiesa di Ancona – Osimo è la famiglia che ti fa crescere, essa è la tua presenza vicina alle case, essa è la tua speranza.
Ringrazio per la intelaiatura pastorale al riguardo e per la bella esperienza delle coppie giovani con le quali ho condiviso un tratto di strada; il Sinodo dei Vescovi ha invitato a misurarsi non sul lamento, ma sulla terapia accogliente e misericordiosa verso i disagi e le ferite umane e spirituali della famiglia.
Se posso affidarvi un desiderio pastorale: vi sollecito ad avere uno sguardo amorevole verso le nuove generazioni che patiscono non solo le ripetute difficoltà socio – occupazionali, ma che soprattutto patiscono una escludente solitudine che non fa amare la vita.
Nel ricordo vivo ed intenso del Congresso Eucaristico Nazionale celebrato qui nel 2011 e reso storico per questa città e diocesi per la presenza del mite e amabile Papa Benedetto, ma anche consapevole di non avere incarnato in prima persona e in pienezza quanto sto per dirvi, vorrei augurarvi di essere domani con il Vescovo Angelo una Chiesa eucaristica.
Una Chiesa capace non solo di celebrare con fede il mistero pasquale, ma anche di farsi carico dell’Eucarestia con dentro i malati, i poveri, gli esclusi e quella tenerezza di bambini che soffrono e davanti ai quali al “Bignamini”, al “Filo d’Oro”, al “Salesi” spesso mi sono inginocchiato piangendo e anche svenendo.
L’Eucarestia sia la forza per la Verità da annunciare e sia medicina per le nostre povertà le stesse che sempre la Chiesa sperimenta nel suo tempo terreno.
Come dice S. Agostino: “non si abbia paura di scoperchiare il tetto” per deporre davanti al Signore l’anima paralitica che ci portiamo addosso, sarà Lui a fare anche della nostra povertà una Eucarestia di lode e di salvezza.
Carissimi siate lieti della fede che di tempo in tempo, di generazione in generazione è passata, ora a voi: la vostra fede sia luce per Ancona, e per tutte le altre comunità sociali seminate nel territorio diocesano.
I cristiani, io e voi, non sono chiamati ad alzare vessilli di gloria, piuttosto, come si legge nella Lettera a Diogneto del III secolo, il nostro vanto sia quello di stare nella comune storia dell’umanità camminandovi con la parola del Vangelo alla quale occorre essere fedeli per essere veri e credibili.
Ora io vorrei salutare la società civile tutta intera, coloro che la reggono augurando sempre a tutti di essere costruttori del bene comune.
Ringrazio quanti, a questo riguardo, ho incontrato e collaborato in questi anni perché la cosa pubblica potesse essere sempre il punto d’incontro di competenze e di responsabilità diverse, ma tutte a servizio della dignità di ogni persona e del bene di tutti.
E’ bello per un Vescovo parlare a tutti con parresìa, che significa schiettezza, e trovare in tutti ascolto e benevolenza, di questo io ho goduto e ringrazio tutte le istituzioni.
La carità politica è convergente compito di quanti hanno in affido la costruzione della città terrena.
Ora vi lascio chiedendovi due cose: la misericordia per la mia povertà e per i miei difetti, li chiamerei i miei deficit, la preghiera perché trovi pace e viva con serenità i giorni ultimi del tempo umano.
Rubando a Papa Francesco una frase vi chiedo: per favore pregate anche per me!
Cristo Signore, che è tutta la mia fede, mi renda degno della vocazione che mi ha donato, passo dalla Madonna Regina di tutti i Santi alla Madonna dei Lumi, ancora e sempre “Sub lumine Matris” con il vostro affetto e la mia gratitudine.
† Edoardo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’ autore)