Solennità di tutti i Santi
(Ap 7,2-4.9-14; Sal 23/24, 1-6; 1Gv 3,1-3;Mt 5,1-12a)
CHIESA S. MARIA DI LORETO – ANCONA
Cari fratelli e sorelle la Parola di Dio che abbiamo ascoltato è come una cascata di luce che illumina la nostra mente, il nostro cuore e la nostra anima.
La prima lettura tratta dal libro dell’Apocalisse, di questo libro che è la rivelazione, la manifestazione di Dio, ci ha parlato di una visione grande, imponente e paradisiaca.
Ci ha parlato di uomini che sono una moltitudine immensa, questi uomini con le vesti candide che camminano verso il trono; sul trono c’è la magnificenza di Dio e dell’Agnello cioè di Gesù Cristo crocifisso, risorto e asceso al cielo.
E nel brano viene fuori una domanda: chi sono tutti questi che sono migliaia, cioè senza numero? Sono coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello, sono i martiri, sono coloro che hanno detto a Gesù: “Tu mi ami, Tu Gesù mi ami da morire ed io voglio rispondere a questo amore morendo per Te.”, e’ la testimonianza della fede!
Quando si ama non si tradisce e il non tradire e dare la vita è il segno di un amore infinito.
Questi uomini e queste donne non solo hanno avuto il dono della fede, ma sono stati disposti a morire non per un’idea buona, non per una forma di orgoglio, ma sono stati disposti a morire perché c’è una speranza e la speranza non è una parola, la speranza è una persona e questa persona è Gesù Cristo speranza viva, ciò significa che tu perdi la vita per me e la tua vita io non la faccio perdere, ma la porto oltre la vita, è un’altra vita, è una vita di Paradiso.
E questi uomini e queste donne siccome hanno amato con il fuoco dentro dell’amore, Dio ha detto: “Venite! Perché quel fuoco che voi avevate dentro, adesso si incendia nell’amore di Dio, nell’infinito, nella benedizione” è quello che noi, con una parola, chiamiamo il Paradiso.
Nella prima lettura (Ap 7,2-4.9-14) il Signore ci ha fatto comprendere il cammino: dove stiamo e dove dobbiamo andare, ma occorre passare attraverso la prova che è detta tribolazione.
La seconda lettura (1Gv 3,1-3) ha messo in evidenza che tutto questo non è solo un nostro sforzo, una nostra volontà, ma tutto questo è dato dall’amore di Dio, vedete quale grande amore ha avuto Dio Padre per noi? Perché ci ha fatti suoi figli, ci ha chiamati suoi figli e noi lo siamo veramente!
Ora se noi siamo figli, siamo amati da Lui per sempre!
In genere i figli che cosa ricevono dai genitori? I genitori, siccome sanno che se ne devono andare, che cosa fanno prima? Lasciano il testamento, perché in una casetta due metri per settanta centimetri non possono mettere dentro tutto, e allora dobbiamo lasciare tutto e quindi cosa significa “l’eredità quì”?
Significa che Dio ha preparato per noi il tesoro e che questa eredità è Dio stesso!
Il Vangelo (Mt 5,1-12a) ci ha fatto capire dove sta la felicità.
Ditemi un po’: dove la stiamo cercando? Dove sta la felicità? Ognuno di noi certamente la sta cercando, ma va a finire che non siamo felici, perché l’abbiamo cercata nel posto sbagliato e lì non c’è e allora Gesù ci dice la felicità in che consiste, è una parola: “beato”, cioè felice.
E Gesù vedeva le persone, come io vedo voi e voi vedete me, e le guardava negli occhi e diceva “beati voi, qui, adesso”, Gesù sta parlando a te “beato te, che stai qui adesso, se tu sei un povero, ricco …”.
Cioè: chi occupa il tuo cuore? Chi è il signore del tuo cuore?
Se sono le cose ti deluderanno, perché non te le puoi portare; se sono le persone, anche se care, non te le puoi portare. Chi è la ricchezza del tuo cuore?
Gesù dice: tu sei felice se vieni ti abito nel cuore, hai un tesoro e non ti manca nulla, e Gesù continua se fai questo, se fai spazio a Dio, se non riempi il tuo cuore di cianfrusaglie ma lo riempi del tesoro
E poi dice “beati quelli che sono afflitti”.
Che cos’è l’afflizione? L’afflizione si traduce con le lacrime agli occhi, con il pianto, con la mestizia che non significa che siamo dei volti musoni, ma significa quell’afflizione per dire: “Signore tu mi hai amato da morire ed io ho le lacrime agli occhi, piango perché non sono stato capace di rispondere così al tuo amore immenso e tu piangi lacrime, come quelle di Pietro che solcarono il volto del pescatore di Galilea quando incrociò lo sguardo di Gesù e lui lo aveva rinnegato e pianse ed il Vangelo sottolinea “amaramente”, ecco l’afflizione!
“Beato te se sei mite!”
Stasera siamo venuti qui il primo di novembre, in una serata piena di sole, con l’aria mite e noi siamo potuti venire sentendoci tranquilli, ma mite cosa significa?
Significa non essere aspro, non essere duro. Io penso alle nostre relazioni famigliari quando alziamo la voce, quando cambiamo il tono di voce, quando battiamo i pugni, quando usiamo parole sbagliate, ma in quel momento sono mite?
Quando il mare è calmo si naviga bene, quando è tumultuoso ti viene il mal di mare e tu a casa come sei?
Non dire io non sono come quello, ma come sei tu, ecco perché non sei felice, perché non sei mite.
Poi Gesù dice: “beati i misericordiosi”.
Chi è misericordioso? Colui che vede la miseria dell’altro e anziché puntare il dito (perché così noi siamo abituati a fare, puntando il dito e giudicando senza appello non rendendoci conto che mentre puntiamo le due dita, come due canne di una pistola, le altre tre sono puntate verso di noi …
Il perdono, il saper chiedere scusa, il saper guardare alla miseria dell’altro e il saper andare oltre con la fiducia, io penso alle tante piccole realtà: tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, fra i vicini di casa, fra persone che condividono un condominio, un collega che opera vicino nel posto di lavoro, non è mica una cosa facile …! Ma questo fa felice!
“Beati coloro che hanno il cuore puro”, che significa purezza di cuore, cioè quando il cuore non è doppio, perché il cuore doppio è un cuore falso, che dice una cosa e ti tradisce alle spalle.
Il cuore puro significa: Signore tu sei il Signore della mia vita, non ti tradisco, voglio essere sincero con te, con le persone …
“Beati gli operatori di pace” qui non si tratta di essere pacifici dentro, cioè dove tutto è bello, tutto è calmo perché stai in pace con Dio, in pace con te, quì si tratta di fare un’opera di pace con gli altri. Ma noi siamo portatori per mettere pace tra le persone? Oppure a volte sentiamo: ma quello mi ha fatto questo e tu vendicati! Fai vedere chi sei! Così stai mettendo pace oppure stai mettendo zizzania, stai alimentando guerra e violenza …?
Tutte queste beatitudini non siamo noi, tutte queste beatitudini è una Persona, è Gesù Cristo stesso, perché lui come uomo si è spogliato per fare posto a Dio, ed ha contemplato ed ha pregato il “Padre mio” dice, é lui quello che ha pianto, ha pianto su Gerusalemme perché ha visto che quella città, pur avendo ricevuto i profeti e tanti santi, è rimasta con il cuore contro e lontano da Dio.
Gesù che è stato mite, “imparate da me che sono mite ed umile di cuore”, sulla croce ci ha fatto vedere il volto della misericordia di Dio, è lui il puro ed umile di cuore, mai ambiguo, mai falso, ma sincero, è stato lui che ci ha portato il dono della pace, il dono di Dio ce l’ha portato lui.
E lui è stato perseguitato pur essendo innocente, non ha fatto niente di male, lo hanno processato, e lo hanno crocifisso, lui il Santo. E siccome lui è il Santo, è il Signore della nostra vita noi cosa siamo chiamati a fare? A guardare a lui e come discepoli a seguirlo.
Dove ci porta? Alla vita perché lui è il Signore della vita.
Stasera vi vedo numerosi qui, avremmo dovuto celebrare all’interno del nostro cimitero, ma ancora non è in condizioni di accoglierci a causa di un’insicurezza che presenta, ma, come singoli, andremo al cimitero, lì abbiamo i nostri affetti più cari, le persone che tanto ci hanno amato: mamma e papà, la moglie, il marito, una sorella, un fratello, un amico e noi che facciamo?
Siamo andati solo per piangere di fronte ad una lapide? Ad accendere un cero o a portare un fiore?
Noi stiamo qui, perché questi nostri cari fratelli, che hanno fatto il cammino della fede come cristiani e come credenti, dormono il sonno della pace e noi con la nostra preghiera li possiamo aiutare se, nella loro vita, ci sono ancora da purificare quelle scorie che il peccato ha lasciato.
Le conseguenze del peccato che noi con una parola chiamiamo le pene e diciamo: “Signore usa loro misericordia”, allora la festa di tutti i Santi collegata a domani 2 novembre, commemorazione dei defunti, cosa ci dice?
Non ci intristisce, c’è dentro la lacerazione del cuore, c’è dentro l’affetto, c’è dentro quel pensiero commosso, ma soprattutto c’è la grande fede, la grande speranza che la vita non è finita, c’è la vita eterna ed infatti cosa diremo fra poco nel Credo? “Credo la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.”
Che grande dono la fede!
I Santi ci hanno ricordato oggi: “Non fermarti, guarda all’eternità, guarda a ciò che Dio ti ha donato, guarda il Signore Gesù e cammina, perché tu non sei fatto per il mondo, tu sei fatto e amato per il cielo, per il Paradiso e per la gloria. Rallegratevi ed esultate su questa parola!
Amen!
† Angelo Arcivescovo
(Il testo dell’omelia è stato trascritto direttamente dalla registrazione, senza revisioni da parte dell’ autore)
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