L’Arcivescovo ha presieduto la celebrazione dalla Domenica della Palme in cattedrale. Nel pomeriggio si è recato presso la Comunità latino americana per la benedizione delle palme e la celebrazione eucaristica, concelebrata da don Sergio, che presta servizio pastorale alla comunità e don Isidoro della parrocchia di S. Paolo. I fedeli hanno seguito la celebrazione nella loro lingua spagnola e hanno ringraziato l’arcivescovo per la presenza tra loro. Di seguito viene riportata una sintesi dell’omelia dell’arcivescovo.
La domenica delle Palme è detta anche di Passione. Le definizioni fanno riferimento a ciò che la liturgia ci fa vivere. Dapprima l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, accolto dalla folla festosa e osannante, in seguito la stessa folla che, manipolata, grida e invoca la sua crocifissione. Barabba viene preferito a Gesù, che viene consegnato per essere crocifisso.
Gesù che è passato in mezzo alla sua gente facendo il bene, curando i malati, scacciando i demoni, viene condannato alla morte di croce.
Gesù conclude la sua esistenza così come l’aveva sempre spesa nella libertà e per amore a Dio e agli uomini.
L’evangelista Marco all’inizio del suo vangelo aveva scritto che:<>(Mc 18,20), nell’ora della passione annota:<>. (Mc 14,50).
Gesù abbandonato dai suoi, si abbandona tutto al Padre. Gesù è l’unico maestro che insegna dalla cattedra della croce. Segno del suo sacrificio, della sua passione, del suo amore per ciascun uomo. Ecco perché Gesù entra trionfale in Gerusalemme, per approdare sulla croce del sacrificio, del dono totale di sé. E’ la forza della debolezza. E’ onnipotenza dell’amore divino immolato, per noi.
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