E’ stata partecipata da tante persone e con intensità la Veglia Pasquale, presieduta dall’Arcivescovo, nella Cattedrale di Ancona. Sei adulti di nazionalità diverse, dopo un lungo cammino di catecumenato, hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima ed eucaristia. Momenti toccanti, ricchi di fede e di preghiera. Il giorno di Pasqua alle 9.30 l’Arcivescovo ha celebrato la S. Messa presso la residenza per anziani Recanatesi ad Osimo, subito dopo nella concattedrale di Osimo e a sera nella cattedrale di Ancona.
Di seguito viene riportata una sintesi dell’omelia tenuta dall’Arcivescovo:
Leggiamo nel Vangelo di Giovanni: “Il primo giorno della settimana Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quando ancora era buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro:<>(Gv 20,1-2).
Maria Maddalena il giorno dopo il sabato, nel buio della notte, si reca al sepolcro dove era stato sepolto Gesù. Possiamo immaginare quello che portava nel cuore! I suoi passi lenti e stanchi, il passo tipico di chi va al cimitero, passo debilitato, passo rallentato a causa della mancanza di una persona cara. Passo segnato dalle lacrime che scendono sul viso, con un cuore lacerato dal dolore e con una domanda senza risposta: come può essere tutto finito così? Come può essere che l’Amore sia morto? Questa donna che ha accompagnato Gesù fino alla croce, fino alla tomba, ora ritorna al sepolcro con il cuore spezzato, incapace di rassegnarsi e di accettare l’amara realtà che tutto sia finito così. E’ una amara sconfitta: il Maestro è stato giustiziato, è morto. E dalla morte non si torna. Lei cammina su una strada, quella della sconfitta, la strada verso il sepolcro da cui i morti non tornano vivi.
Nel volto di Maria Maddalena possiamo ritrovare i volti di tante persone e anche i nostri. Come lei possiamo, nel cammino della vita, trovarci in situazioni simili dove ci chiudiamo nella rassegnazione e nel silenzio di una tomba che tutto nasconde e l’amara costatazione che tutto viene sepolto e tutto finisce.
Di fronte alla costatazione del sepolcro vuoto, il cammino di Maria Maddalena, a ritroso, non è più lento ma è un correre. Corre da Pietro e Giovanni a dire che il corpo di Gesù è stato portato via.
Pietro e Giovanni alle parole di Maria, corrono. Non è più il passo lento, ma veloce, con affanno per andare a vedere. L’evangelista Giovanni entrando costata che i teli sono posati là con il sudario e annota “e vide e credette”. Vide il telo afflosciato, svuotato, senza il corpo di Gesù e attraverso quei segni credette che Gesù era risorto.
La luce dell’alba e del giorno ormai hanno vinto le tenebre. Il Signore Gesù è risorto, è vivo e vuole risorgere in tanti volti inumiditi dalle lacrime, che hanno seppellito la speranza, i sogni, la dignità.
Il palpitare del Risorto ci si offre come dono, come regalo, come orizzonte. Il palpitare del Risorto è ciò che ci è stato donato e che ci è chiesto di donare a nostra volta come forza trasformatrice, come fermento di nuova umanità. Con la Risurrezione Cristo non ha solamente ribaltato la pietra del sepolcro, ma vuole anche far saltare tutte le barriere che ci chiudono nei nostri sterili pessimismi. Ciò che cambiò il passo di Maria Maddalena è la fede nel Cristo Risorto.
<> (Col 1,18).
E’ questo il messaggio della Pasqua: davanti a quella tomba aperta e vuota, scopriamo che Dio non aveva abbandonato Gesù, Gesù non aveva fallito, i discepoli non erano stati traditi, al contrario Dio mai era stato così vicino a lui come su quella croce. Gesù non era stato sconfitto dalla morte, ma era uscito “vincitore”, “trionfante”. I discepoli capiscono che in quella morte e con quella morte, Gesù lungi dall’essere vinto dalla morte, paradossalmente l’aveva sconfitta e non solo per sé ma per tutta l’umanità e che quel crocifisso era per questo il risorto, il vivente, il vittorioso, il trionfante.
Ecco perché per noi la pasqua è il passaggio dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita. Isacco il Siro aveva colto così bene il senso della Pasqua da affermare:<>.
Buona e santa Pasqua!
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