Le Religiose dell’Arcidiocesi si sono ritrovate a Colleameno per un pomeriggio di spiritualità. La meditazione è stata tenuta dall’Arcivescovo sul Cantico del Magnificat. Di seguito viene riportato il testo:
Ambrogio quando commenta il Magnificat della Madonna, usa parole molto belle, molto ricche, anche cariche di entusiasmo ed ad un certo punto dice che questo entusiasmo sfocia nelle parole:”… sia in noi l’animo di Maria, sia in noi il cuore di Maria per parlare come Lei, per parlare con Lei, per cantare con Lei al Signore …” Ecco, noi oggi chiediamo questa grazia che possa essere in noi il cuore, l’animo di Maria per poter cantare con Lei e come Lei al Signore.
Entriamo in questo bellissimo Cantico ove vi è una parola che lo introduce, è l’evangelista che la pone ed attraverso la quale dice qualcosa di importante:”… allora Maria disse …”, c’è una premessa che fa da sfondo a questo Canto di esultanza e di gioia e la premessa è la conferma che la Madonna ha avuto attraverso le parole, il saluto della cugina Elisabetta, della promessa di Dio. Quella parola che aveva ascoltata durante il momento dell’Annunciazione è stata confermata dalla parola di Elisabetta e allora Maria disse, allora Maria cantò … Quante volte nel corso della vita abbiamo avuto la conferma di quella prima parola che abbiamo ascoltato nel giorno dell’annunciazione, poi siamo smemorati e ci dimentichiamo di queste conferme che caratterizzano il percorso della vita, che la rallegrano, che le danno tanta sicurezza e tanta gioia, però quando ci fermiamo e riguardiamo la nostra storia, ci accorgiamo di quante conferme quella parola iniziale ha avuto durante il percorso ed allora lì, ogni volta dovremmo cantare con l’animo e con il cuore di Maria la nostra gioia per la fedeltà dell’amore di Dio.
Noi siamo partiti dall’Annunciazione perché, siamo partiti dal ricordo anche della nostra chiamata, ci siamo soffermato su alcuni testi attraverso i quali abbiamo potuto rivedere un po’ il percorso della nostra vita, ritornare al cuore di questo percorso e del nostro rapporto con Dio. Oggi, attraverso il Magnificat, vediamo quasi che cosa sia il prolungamento di quella chiamata iniziale, che cosa deve sgorgare da quella chiamata dell’inizio. Oggi, durante la nostra preghiera personale, durante il nostro silenzio, andiamo a rintracciare le conferme che abbiamo ricevuto nella vita di quella prima parola di amore che Dio ci ha rivolto ed ogni qual volta ci incontriamo con quelle conferme, allora diciamo e cantiamo il nostro “Magnificat” di gratitudine e di esultanza. Facciamolo!
Il Cantico della Madonna si può suddividere in due parti con una breve conclusione che è un’annotazione dell’evangelista importante. Le due grandi parti sono quelle nelle quali prima Maria è tutta orientata verso il suo Signore, è come se noi la trovassimo con gli occhi fissi sul volto di Dio, gli occhi rapiti dal volto del suo Signore e l’altra parte, invece, trova Maria orientata sul mondo, sulla storia ed è come se la vedessimo con gli occhi rivolti al suo tempo, ma anche ad ogni tempo: alla vita della chiesa, alla storia del mondo fino all’ultimo giorno ed orientata su Dio.
Chi è Dio per Maria? E’ bello rispondere a questa domanda per trovare, attraverso Maria, attraverso i suoi occhi, il volto vero di Dio. Come Maria guarda la storia per riuscire anche noi a guardarla attraverso i suoi occhi? Mai l’umanità ha conosciuto occhi più limpidi e capaci di vedere sia il volto di Dio sia il Mistero della storia della vita umana: noi vogliamo entrare dentro questi occhi così belli per guardare Dio e vederlo come è, per guardare la storia e vederla come è nella sua verità. Non ci sono occhi migliori per guardare se non i suoi!
Quando ci soffermiamo sul Magnificat è un’altra annotazione di carattere generale su questo testo, ci accorgiamo che risulta una raccolta di testi della Scrittura cioè, Maria parla con Dio attraverso la Sua Parola, canta a Dio con la Parola di Dio, ha talmente assimilato la Scrittura, la Parola del Signore che quando parla, parla con la Parola di Dio. Noi non abbiamo tante parole di Maria, quando parla, parla con la Parola stessa di Dio. …
Come dovrebbe essere così anche per noi, come sarebbe bello fosse così! Talmente assorti dentro questa Parola, talmente assimilata e diventata nostra che, quando parliamo si sente l’eco di quella Parola che è dentro il cuore, come acqua che è stata tirata su da un pozzo profondo: tutto in noi dovrebbe rimandare a questa Parola. Quando usiamo altre parole, che non sono questa o le nostre parole non rimandano a questa, le nostre parole sono vane, inutili, non dicono nulla, non fanno breccia nel cuore degli uomini.
Che la nostra parola possa sempre essere un eco della Parola vivente, che la nostra vita possa essere così inserita ed immersa dentro il Signore che, ogni qual volta parliamo il Signore si possa rendere visibile attraverso la nostra parola e udibile attraverso la nostra parola.
Nel Magnificat, dicevamo all’inizio, troviamo un riferimento importante e, forse anche costante all’Annunciazione perché, in fondo il Magnificat è il canto che deriva da lì: Maria canta ciò per cui è stata chiamata, canta la bellezza della sua vita, canta la gioia per la vocazione che ha ricevuto, canta perché Dio si è fatto presente a Lei, l’ha chiamata a sé, le ha affidato un compito e lo canta, perché è contenta di tutto questo. La nostra vita dovrebbe essere un canto continuo per la gioia della vocazione che abbiamo ricevuto, la nostra esultanza si radica lì, nell’essere stati pensati, chiamati, inviati. Ritornare alla propria vocazione significa rinnovare i motivi della gioia, di una felicità che fa scoppiare il cuore come per Maria. La vita è un canto, perché all’inizio di questa nostra vita c’è una vicenda straordinariamente bella, l’amore di Dio che si è posato su di me, mi ha chiamato a sé e mi ha mandato. Questo Magnificat allora, che si situa cronologicamente in un momento particolare della Madonna, è il segno di tutta la sua vita che è stata un canto a Dio radicato su quegli inizi e così deve poter essere per noi, la vita intera un Magnificat radicato sugli inizi della nostra storia.
Approfondiamo qualche dettaglio di questo testo senza aver la pretesa di esaurirlo e di considerarlo in tutti i suoi aspetti, solo per accenni trovando, come sempre, la relazione con il nostro percorso di vita.
Magnificat è una parola bella perché, non soltanto dice la gioia, ma perché la Madonna con questa parola fa grande Dio. Magnificare significa rendere grande e gli occhi di Maria che sono puntati sul volto di Dio lo magnificano, lo rendono grande, cioè lo cantano grande.
L’atteggiamento di Maria appare subito antitetico a quello dell’uomo decaduto, che è nel peccato che rende piccolo Dio con le sue parole e con la sua vita. Con le sue parole perché non sa dire bene di Dio, non lo canta, non lo glorifica e con la vita perché, con la sua stessa vita triste e melanconica non lo canta, lo rende piccolo. … Quante volte abbiamo reso piccolo Dio con parole inadeguate, con una vita triste, malinconica! Gli occhi di Maria lo fanno grande perché, il cuore di Maria è bello ed allora “l’anima mia magnifica il Signore, l’anima mia dice bene di Dio, l’anima mia rende grande questo Dio, l’anima mia vuole testimoniare la bellezza di questo Signore che ho incontrato”. Potesse essere sempre così anche per noi, nelle parole e nella vita, parole e vita che magnificano, che rendono grande, che testimoniano il bello, che parlano della grandezza … Non è difficile scoprire in noi questa alternanza perché, quando la nostra vita è toccata dalla grazia allora parole e testimonianza magnificano, ma quando la nostra vita è toccata dal peccato, quando si perde nella mediocrità allora si rimpicciolisce tutto e parole e vita rimangono incapaci di magnificare: lo sappiamo per esperienza. Forse quando ci accorgiamo che parola e vita non magnificano più, non sono capace di magnificare, dobbiamo vedere in questo un campanello di allarme: forse il peccato si annida, forse la mediocrità sta diventando la nostra misura abituale.
Vi sono alcuni nomi che la Madonna attribuisce a Dio e sono quattro: Signore, Salvatore, Onnipotente, Santo. E’ bello entrare dentro questi nomi perché, se abbiamo detto che Maria con i suoi occhi limpidi vede come nessuno, vuol dire che questi nomi sono l’espressione di questa visione, ci dicono che cosa Maria vede in questo volto e vedono soprattutto il Signore cioè, Colui che è il tutto per lei, al di fuori del quale non c’è nulla. In questo nome che noi ascoltiamo, presente sulle labbra di Maria, ritroviamo anche per noi la relazione con Dio come una relazione che è totalizzante, che mi deve prendere tutto. Maria lo chiama Signore perché la sua vita è tutta in Lui e sente e avverte che quel Dio è il Dio che vuole tutto, che prende tutto, ma perché da tutto e non c’è altra parola che non riesca a dire questa modalità di relazione se non TUTTO ed il Signore dice questo. Nel momento in cui gli occhi della Madonna vedono il volto di Dio e lo chiamano Signore, vedono il volto di Dio e lo chiamano Salvatore perché, questo Dio che da tutto, che è tutto, che prende tutto, che è coinvolgente fino ai dettagli della vita, è quello stesso Dio che è tutto Misericordia, che è tutto Perdono, che è tutto Amore, che riveste con la sua misericordia, che salva con la Sua compassione: Maria sta vivendo il mistero impressionante della presenza di Dio nel suo grembo ed è a partire da questa sua esperienza che comprende la condiscendenza impensabile di Dio. Quel Dio che nasce in lei, che nasce in lei è quel Signore che dà tutto, che vuole tutto e che arriva così in basso per testimoniare la Sua Misericordia, il Suo Perdono, il Suo Amore per noi.
Maria si sente coinvolta interamente ed abbracciata interamente, si sente trascinata in alto da questo Signore, si sente accarezzata dolcissimamente da questo Signore e forse è proprio qui l’esperienza che noi dobbiamo fare che non sempre facciamo perché, capiamo fino in fondo la delicatezza, la dolcezza di Dio quando prima ne abbiamo capito la trascendenza. Lo scopriamo Salvatore in tutta la sua bellezza quando lo scopriamo Signore in tutta la Sua grandezza, noi capiamo il mistero dell’incarnazione ed allora versiamo lacrime di commozione soltanto nella misura in cui abbiamo contemplato che, quel bambino è lo stesso Onnipotente di fronte al quale non possiamo rimanere in piedi. Non è impoverendo il volto di Dio che entro dentro il Mistero della sua condiscendenza della Sua piccolezza, è rimanendo a contemplarne la trascendenza che mi schiaccia che poi amo, capisco, mi commuove. Che questa trascendenza si faccia piccola come un neonato, come un bambino e la Madonna coglie questo, unisce il mio Signore e incredibilmente il mio Salvatore, Colui che è tutto è Colui che si fa nulla per me: ecco gli occhi limpidi di Maria che scoprono la realtà, la verità del Mistero di Dio in sé e per lei nella sua vita. Guardiamo attraverso questi occhi!
Onnipotente e Santo sono gli altri due attributi che la madonna pronuncia in relazione al Mistero di Dio per esperienza personale sempre, perché nell’Annunciazione Maria ha tutto e tutto quello che ha vissuto e sentito nell’Annunciazione, un poco alla volta verrà compreso, capito, si svilupperà fino al giorno della Resurrezione, alla Pentecoste. Lei ha vissuto che Dio è Onnipotente perché a Lui niente è impossibile, neppure questo miracolo di Dio che si fa uomo, bambino in lei e nel suo grembo.
L’Angelo glielo aveva detto: “nulla è impossibile a Dio, davvero è l’Onnipotente, ora lo capisci!” Maria lo dice a noi attraverso questo canto come se dicesse di ascoltare la sua voce perché, lei ha fatto esperienza della verità di questa parola e ci dice di portarla con noi, di non dubitare mai perché a Dio nulla è impossibile e nella nostra vita ce lo dobbiamo ricordare. Maria domanda “come avverrà questo?” “nulla è impossibile a Dio!”
Anche per noi questa domanda si pone: “come la mia vita potrà cambiare, come la storia di questa comunità potrà procedere, come?”, “nulla è impossibile a Dio”. Ritroviamo l’onnipotenza di Dio nella nostra vita! Maria si è affidata e l’ha sperimentata e noi forse non la sperimentiamo perché non ci affidiamo a questa Onnipotenza. Domandiamo “come?”, ci sentiamo dire “nulla è impossibile” e allora andiamo “eccomi!”, affidandoci a questa potenza d’amore.
La santità dice: “l’irrevocabile rigetto del peccato e del male” … nulla di ciò che è peccato può stare davanti a Dio e anche qui la Madonna lo ha sperimentato, lei sta davanti a Dio perché è l’Immacolata, la “piena di Grazia”, le è stato detto dall’Angelo: “il Signore è con te, tu sei piena di grazia!” ed è per questo che Dio può farsi bambino nel suo grembo, per questo può diventare tabernacolo del Dio vivente!
Dio Santo, la irriducibilità tra Dio ed il peccato, tra Dio ed il male … come dobbiamo avvertirla questa insanabile contraddizione? Dio si rende presente lì dove non esiste il peccato, la dove il peccato ed il male si radicano e vivono, Dio non può stare, non può rimanere!
Ecco gli occhi limpidi di Maria che cosa ci dicono del Mistero di Dio il Signore, il Salvatore, l’Onnipotente, il Santo. Come è bello ricordarci di questi nomi, come è bello ritrovarli con lo sguardo della Madonna e come è bello allora, pensare che dobbiamo sempre tornare lì per ritrovare l’autentico volto di Dio.
“Tutte le generazioni mi chiameranno beata”… Perché la Madonna è convinta di questo? Perché la sua vita è abitata da Dio in un modo unico ed allora la sua vita è così bella, è così spazio di Dio in mezzo al mondo, è così casa del Signore lungo la storia, è così terra toccata dal cielo che tutti la diranno “Beata”. Questo è anche il motivo della nostra beatitudine nella misura in cui, in piccolo, riviviamo la sua esperienza come casa di Dio, dimora del Signore, terra toccata dal cielo.
In sette azioni successive è descritta l’Opera di Dio, un’Opera che rovescia tutto, le situazioni esistenti vengono capovolte totalmente. E’ come se negli occhi di Maria che, da Dio, adesso si rivolgono alla storia, tutto si capovolgesse: ecco gli occhi limpidi di Maria che vanno nel cuore, nel centro delle vicende umane e le vedono nella loro verità, non più secondo l’apparenza, ma secondo la verità. Dobbiamo entrare dentro questi occhi limpidi per sapere anche noi andare al di là delle apparenze e guardare alla storia nostra, del mondo secondo verità, non secondo come appare. E’ come se la Madonna guardasse alle vicende umane da un altro punto di vista, che è il punto di vista di Dio, che è il punto di vista del Mistero dell’incarnazione che lei ha dentro di se. In effetti il Mistero dell’Incarnazione rovescia tutto perché, Dio si fa bambino, Colui che è grande diventa piccolo, la vittoria passa attraverso ad una sconfitta, è tutto ribaltato e a partire da questo ribaltamento che la Madonna vede nel volto di Dio fatto bambino in lei che ella guarda la storia e tutto è rovesciato.
In queste sette azioni Maria guarda dietro perché guarda le vicende del suo popolo, ma Maria guarda anche avanti e guarda ciò che sarà, guarda il presente, guarda tutto e con uno sguardo abbraccia tutto e questo sguardo rovescia tutto. E’ lo sguardo della fede! I santi dicevano che la fede è un occhio nuovo che è donato a noi per guardare la storia e la vita. Dei primi cristiani si diceva che avevano l’occhio penetrante: ecco la fede, l’occhio penetrante che non rimane alla superficie, ma entra dentro e vede la realtà, una realtà che davanti a Dio si rovescia incredibilmente.
Sarebbe bello ripercorrere i sette rovesciamenti che Maria opera nel suo cantico per applicarli a noi e per applicarli fuori di noi! Che cosa è grande davanti a Dio e che cosa è piccolo davanti a Dio? Chi è che è vincente davanti a Dio? Chi è che è sconfitto davanti a Dio? Chi è ricco davanti a Dio e chi è che è povero davanti a Dio? Chi è che è davvero affamato davanti a Dio e chi è sazio davanti a Dio? Come cambia il nostro modo di ragionare, di giudicare, di vedere! Il pensare di Cristo è un pensare che rovescia tutto.
Quando verifichiamo la nostra vita, uno degli aspetti che forse non consideriamo molto quando ci prepariamo alla Confessione è dirci quante volte abbiamo pensato secondo il mondo e non secondo Dio, abbiamo guardato senza fede, non siamo andati al di là dell’apparenza, ci siamo accontentati della superficie e non siamo scesi nel cuore della nostra vita, della vita degli altri, delle vicende del mondo per vedere con gli occhi di Dio tutto questo.
Abbiamo guardato tutto, abbiamo giudicato tutto con gli occhi di tutti, con gli occhi umani del mondo dunque, non abbiamo vissuto di fede. I sette rovesciamenti di Maria sono il linguaggio della fede!
Nel Cantico di Maria abbiamo dunque, uno sguardo nuovo su Dio che noi vogliamo attingere, abbiamo uno sguardo nuovo sulla vita, sulla storia ed anche questo sguardo noi vogliamo attingere!
Noi oggi andiamo alla scuola di Maria per imparare questo sguardo nuovo, per riuscire a guardare attraverso i suoi occhi limpidi! S. Ambrogio parla della sobria ebbrezza dello Spirito e noi possiamo dire che, lo sguardo di Maria che è tutto animato dallo Spirito, è uno sguardo ebbro quando si rivolge a Dio perché è esultante, gioioso, straripante della sua felicità ed è uno sguardo sobrio sulla storia perché lo capovolge, sobria ebbrezza. E’ lo Spirito che le dona questa visione diversa e nuova perché, le mette il Signore dentro ed attraverso il Signore dentro di lei, tutto è nuovo. L’ebbrezza dello sguardo su Dio, la sobrietà dello sguardo sul mondo!
Dicevamo che il Magnificat si conclude con un’annotazione dell’evangelista, un’annotazione che richiama altri brani biblici: dice che Maria rimase con Elisabetta la cugina per circa tre mesi e poi tornò a casa sua. Chi è che sostò per tre mesi prima di tornare nella sua casa Gerusalemme? L’Arca dell’Alleanza! Maria è la nuova Arca dell’Alleanza che sosta tre mesi presso la cugina per poi far ritorno nella sua casa a Nazareth. Luca con una parola ci fa capire che la nuova Arca dell’alleanza, il nuovo Tabernacolo della Gloria è Maria e nello stesso tempo ci fa capire che questo è soltanto l’inizio, l’inizio di una storia: il Magnificat è il canto che compendia tutta la vita di Maria, è il canto degli inizi che si svilupperà, che si svolgerà lungo tutta la storia di Maria. Chiediamo la grazia, nella nostra preghiera, che il Magnificat possa essere anche la trama della nostra vita, la trama della nostra storia, lo svolgimento bello che segue alla nostra chiamata, ritrovata, rinnovata in tutta la sua bellezza.
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