Ad 800 anni dalla partenza di san Francesco dal porto, gli scout Agesci di Ancona hanno organizzato domenica mattina, in piazza Roma, una tavola rotonda tra cristianesimo e islamismo dal titolo “1219-2019 in Cammino per il Dialogo e la Fratellanza”, patrocinata dal Comune. Sono intervenuti Sua Eccellenza Mons. Angelo Spina, arcivescovo della diocesi Ancona-Osimo, Mohamed Nour Dachan, presidente della Comunità islamica marchigiana e Nazzareno Quinzi, uno dei fondatori dell’Università della Pace in qualità di moderatore. Il giorno precedente, sabato, al porto antico, c’è stata invece una rievocazione della partenza di San Francesco dal porto che, nel 1219 si imbarcò e incontrò il Sultano d’Egitto.
San Francesco è il primo esempio di dialogo e fratellanza e gli scout hanno accolto il suo messaggio, invitando all’evento anche gli scout dell’ASMI (Associazione Scout Musulmani Italiana), convinti che nell’unica promessa scout, legata ai medesimi principi e valori, si possa realizzare un autentico cammino di fratellanza. «La pace sia con voi – ha detto l’arcivescovo Angelo Spina – oggi è una giornata bellissima per Ancona, porta d’Oriente. Da qui san Francesco 800 anni fa partì affrontando la paura del mare, arrivò a Damietta e incontrò il sultano. Quell’incontro storico portò alla pace, quindi Ancona è la porta d’Oriente, ma anche la città via della pace». «La pace sia con tutti voi – ha detto Mohamed Nour Dachan – se san Francesco oggi fosse qui sarebbe molto contento della vostra amicizia. Questa comunità umanitaria ci chiede di unirci insieme, non per interessi materiali o politici ma per i valori che le religioni professano».
Gli scout di Ancona hanno posto diverse domande all’arcivescovo e al presidente della Comunità islamica marchigiana, tra cui le differenze tra Quaresima e Ramadan, cosa vedono le due religioni nell’aldilà e cosa è possibile fare per una maggiore interazione tra le due religioni. «Noi dobbiamo dare il buon esempio – ha risposto Dachan – e vivere i valori che professano le religioni, trasmessi da Dio. Bisogna seminare: prima il seme va sotto terra, ma se è curato, poi la piantina nasce ed esce fuori dalla terra. Se noi togliamo l’io e pensiamo al noi, vediamo che prima o poi la gente viene verso di noi». «Quello che possiamo fare – ha detto l’arcivescovo – lo stiamo facendo in questa piazza, ovvero l’incontro. Dall’incontro nasce il dialogo e il confronto. Certamente ci sono delle diversità, ma abbiamo anche tante cose in comune e ci sono tante vie che stiamo percorrendo insieme. Ad esempio in un mondo secolarizzato, dobbiamo parlare di Dio e questo è un compito di annuncio reciproco. In questa terra che protesta perché viene aggredita, ci impegniamo insieme per difendere la nostra madre terra».
Alla domanda sui precetti più importanti delle due religioni e su quelli in comune, l’arcivescovo ha ricordato che un giorno a Gesù chiesero qual è il più grande comandamento e Lui rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Il secondo è simile al primo: “Amerai il tuo prossimo tuo come te stesso”. «La regola fondamentale è l’amore – ha spiegato l’arcivescovo – lasciarsi amare da Dio per amarlo e amare i fratelli, in modo da vivere la fraternità umana. I comandamenti non sono una imposizione, ma sono parole di amore per la nostra vita. Il fondamento della nostra fede è l’amore a Dio e ai fratelli». «I precetti più importanti sono l’amore e il rispetto – ha detto Dachan – l’amore per il genere umano, ma anche per gli animali e la natura perché Dio ha creato il mondo per essere al servizio dell’uomo. Se l’uomo distrugge qualcosa della natura, distrugge qualcosa che Dio gli ha dato. Vorrei tornare a 800 anni fa. Erano tempi di guerra ma il sultano ricevette san Francesco, un uomo di un’altra religione e i due parlarono tra di loro. Se non ci fosse stato il rispetto della fede dell’altro, voi pensate che durante la guerra questo incontro sarebbe avvenuto? La guerra o l’estremismo non ci devono dividere. La buona volontà di san Francesco e del sultano e il rispetto reciproco hanno fatto sì che, durante la guerra, due uomini religiosi si incontrassero».
Durante l’incontro, l’arcivescovo ha ricordato che «il Papa in questo momento è in Marocco, terra dove i cristiani sono meno dell’1%» e ha letto una parte del discorso del Pontefice: “Gratitudine che si trasforma in importante opportunità per promuovere il dialogo interreligioso e la conoscenza reciproca tra i fedeli delle nostre due religioni, mentre facciamo memoria – ottocento anni dopo – dello storico incontro tra San Francesco d’Assisi e il Sultano al-Malik al-Kamil. Quell’evento profetico dimostra che il coraggio dell’incontro e della mano tesa sono una via di pace e di armonia per l’umanità, là dove l’estremismo e l’odio sono fattori di divisione e di distruzione. Inoltre, auspico che la stima, il rispetto e la collaborazione tra di noi contribuiscano ad approfondire i nostri legami di amicizia sincera, per consentire alle nostre comunità di preparare un futuro migliore alle nuove generazioni”.
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