Nella solennità del Corpus Domini e nella ricorrenza dell’ottavo centenario della partenza di S. Francesco dal porto di Ancona per la Terra Santa, è stata celebrata la S. Messa in diretta su Rai1, dalla cattedrale di S. Ciriaco, presieduta dall’arcivescovo Angelo. Tanti i fedeli che vi hanno preso parte e le Autorità. Hanno concelebrato don Giuliano Nava e don Nazzareno, salesiano, presenti i Seminaristi, ha eseguito i canti la Cappella musicale di S. Ciriaco, ha guidato l’assemblea don Franco Marchetti, cerimoniere don Giuseppe Ricotti. Di seguito viene riportata l’omelia dell’arcivescovo:
“Cari fratelli e sorelle, la solennità del Corpus Domini, è per ciascuno di noi un invito ad esprimere il nostro «grazie» al Signore Gesù per il totale dono di sé, in corpo e sangue, come cibo e bevanda (Gv 6,51-58): Gesù nell’ultima cena prese il pane e disse: Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”, poi prese il calice del vino e disse: “Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”.
Queste parole di Gesù furono subito riprese e vissute dai primi cristiani, ecco perché nella seconda lettura ascoltata, per due volte l’apostolo Paolo, scrivendo alla comunità di Corinto, riporta questo comando di Gesù nel racconto dell’istituzione dell’Eucaristia. E’ la testimonianza più antica sulle parole di Cristo nell’Ultima Cena.
<<Fate questo in memoria di me>> (1 Cor 11,24.25). Cioè prendete il pane, rendete grazie e spezzatelo; prendete il calice, rendete grazie e distribuitelo. Gesù comanda di ripetere il gesto con cui ha istituito il memoriale della sua Pasqua, mediante il quale ci ha donato il suo Corpo e il suo Sangue. Il Vangelo ascoltato ci presenta una scena meravigliosa. Gesù parla alla folla del Regno di Dio. Guarisce quanti hanno bisogno di cure. Quando il giorno sta per declinare, gli apostoli chiedono a Gesù di mandare via la folla. Gesù non manda via, non ha mandato mai via nessuno. Agli apostoli dà un ordine: “Voi stessi date loro da mangiare”. Gli vengono presentati cinque pani e due pesci. Egli compie il miracolo, li moltiplica e la folla viene sfamata. Così Gesù fa capire che alla folla non basta solo la Parola di Dio, le cure, le guarigioni, essere sfamati, ma e’ necessaria l’Eucaristia, cioè il suo corpo e il suo sangue che danno la vita, quella vera, la vita eterna.
Nel vangelo ascoltato Gesù benedice i pani e poi li moltiplica, li spezza. Cosa può significare per noi oggi il verbo “spezzare”? Prima di tutto l’uomo è chiamato a spezzare se stesso, a inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, spezzare la propria figura in due davanti a Dio e riconoscerlo come Signore, unico e insostituibile. Ma spezzare significa anche condividere, ossia dividere-con. Con chi ha meno, con chi non sa, con chi non ha mezzi, con chi è disperato, abbandonato, sconfitto dalla vita. Un proverbio africano recita: “Nessun pezzo di pane è tanto piccolo da non poter essere spezzato in due”. Nessuno si deve sentire tanto povero da non poter donare nulla e nessuno si deve sentire tanto ricco da non chiedere aiuto a qualcuno.
“Spezzare il pane” è diventato l’icona, il segno di riconoscimento di Cristo e dei cristiani. Ricordiamo come ad Emmaus: lo riconobbero «nello spezzare il pane» (Lc 24,35). Ricordiamo la prima comunità di Gerusalemme: «Erano perseveranti […] nello spezzare il pane» (At 2,42). E’ l’Eucaristia, che diventa fin dall’inizio il centro e la forma della vita della Chiesa. Ma pensiamo anche a tutti i santi e le sante – famosi o anonimi – che hanno “spezzato” sé stessi, la propria vita, per “dare da mangiare” ai fratelli. Quante mamme, quanti papà, insieme con il pane quotidiano, tagliato sulla mensa di casa, hanno spezzato il loro cuore per far crescere i figli, e farli crescere bene! Quanti cristiani, come cittadini responsabili, hanno spezzato la propria vita per difendere la dignità di tutti, specialmente dei più poveri, emarginati e discriminati! Dove hanno trovano la forza per fare tutto questo? Proprio nell’Eucaristia: nella potenza d’amore del Signore risorto, che anche oggi spezza il pane per noi e ripete: «Fate questo in memoria di me».
Gesù, donandoci nell’Eucaristia il suo corpo spezzato e il suo sangue versato, vuole che la nostra fede si appoggi non su idee, ma su di Lui che può dare la vita eterna.
In questo giorno in cui, questa nostra Chiesa locale di Ancona-Osimo, ricorda gli ottocento anni della partenza di S. Francesco dal porto di Ancona per la Terra Santa, come pellegrino di pace, ascoltiamo dalle sue parole la bellezza di dire grazie:
“Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nella mano del sacerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo. O ammirabile altezza e degnazione stupenda! O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane! Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. Nulla, dunque, di voi trattenete per voi, affinché totalmente vi accolga colui che totalmente a voi si offre”.
Oggi a noi tocca accogliere Gesù nella santa Eucaristia con la fede, adorarlo e ringraziarlo dicendo: “Resta con noi, Signore, perché si fa sera”. Amen”.
Omelia Mons.Spina – Santa Messa diretta RAI1
Video trasmissione in diretta di RAI 1