Un Duomo di San Ciriaco affollato per il terzo appuntamento della rassegna Scrigni Sacri che ha visto protagonista l’edificio religioso da una prospettiva inedita con la presentazione della pubblicazione “La Cattedrale di San Ciriaco. Ancona”, a cura di Diego Masala, Paola Pacchiarotti e Stefania Sebastiani (Visibilio Edizioni di Maurizio Bolognini).
Ad aprire la serata di venerdì 28 giugno l’intensa ed emozionante Ave Maria di Franz Schubert interpretata dal soprano Claudia Carletti, accompagnata dall’organista Serenella Secchiero.
Ad introdurre la serata la dott.ssa Paola Pacchiarotti, seguita dall’intervento del prof. Antonio Luccarini che ha sottolineato come il testo sia una guida preziosa che accompagna il visitatore nel tempo e nello spazio. La stessa Cattedrale – ha ribadito Luccarini – è un “libro di pietra che racconta la storia della città”. L’opera, che rispecchia la sacralità del luogo, narra un grandissimo passato da lontano e da vicino: dalla comunità e dai Santi che l’hanno vissuto al dettaglio architettonico e archeologico. Il volume si presenta, infatti, ricco di materiali a partire dal repertorio fotografico costituito da inediti e poco visibili dettagli architettonici della Cattedrale.
Si è così passati all’intervento della prof.ssa Stefania Sebastiani che ha riportato la sua visione di archeologa e studiosa appassionata attraverso un completo ed esaustivo approfondimento storico sull’evoluzione e sulle trasformazioni dell’edificio, dal tempio greco alla basilica paleocristiana fino ai nostri giorni.
Il prof. Diego Masala ha invece illustrato le numerose opere appartenenti alla Cattedrale e che oggi si trovano custodite nel Museo Diocesano. La serata si è conclusa con le parole dell’Arcivescovo, S. E. Mons. Angelo Spina, che ha ricordato che questa chiesa è così bella perché accoglie i suoi figli: è infatti una madre che guarda con occhio che ama. La Cattedrale è “luogo di preghiera, è casa di Dio, dove si entra per lasciarsi amare da Dio e per amare Dio e si esce per amare i fratelli”. Ecco quindi che la bellezza stessa è cifra del mistero e richiamo al trascendente.