Venerdì 25 ottobre è stato presentato, presso la sala conferenze del Museo Diocesano di Osimo, il volume “Secolo XIII…una vita spirituale che continua ancona. Linee di storia e di arte del complesso chiesa-monastero di San Niccolò ad Osimo”. Il libro, scritto dallo storico osimano Massimo Morroni, ripercorre la vita spirituale, artistica ed architettonica del complesso monumentale, di cui si ha testimonianza già dalla fine del XII secolo: l’edificio religioso venne fondato dai monaci benedettini (che vi abitarono fino ai primi decenni del XV secolo), poi nel 1536 arrivarono le suore clarisse, che tuttora vi risiedono. In occasione della presentazione del volume sono state aperte due cappelle all’interno del monastero: la cappella del Crocefisso, molto amata dagli osimani, che conserva un affresco (raffigurante proprio la crocifissione di Gesù) miracoloso, e la cappella di San Biagio, che consiste in un baldacchino voltato a crociera completamente affrescato da Pietro di Domenico da Montepulciano, databile tra il 1418 e il 1420. Come riporta Marcantonio Talleoni nel suo scritto “Notizie intorno al sangue miracoloso scaturito nel secolo XIV da un crocifisso dipinto nel muro nell’antica chiesa di San Niccolò di Osimo”, tra il 1317 e il 1319 il 13 dicembre (giorno in cui la chiesa romana commemora Santa Lucia Vergine e Martire) un soldato dei fratelli Lippaccio e Andrea Guzzolini (ghibellini osimani) colpì con un’arma l’affresco con il crocifisso, che miracolosamente iniziò a spargere sangue, raccolto con un corporale (tessuto di lino inamidato) che ancora oggi si conserva parte nel convento e parte in un reliquiario nel museo diocesano.
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