Incontro in sinagoga: confronto tra il Pereq Shirà e il Cantico delle Creature

Nello spirito del dialogo ebraico-cristiano, domenica 17 novembre nella Sinagoga sefardita di via Astagno 10 ad Ancona, è stata presentata l’edizione italiana di un antico scritto mistico ebraico “Pereq Shirà”. All’incontro è stato invitato Mons. Angelo Spina, arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo, che per la prima volta ha visitato la sinagoga di Ancona e ha fatto un confronto tra il Pereq Shirà e il Cantico delle Creature di san Francesco, nella ricorrenza degli 800 anni dalla partenza del santo dal porto di Ancona per l’Oriente. L’Arcivescovo è stato accolto da Manuela Russi, presidente della Comunità ebraica di Ancona, e da Vittorio Robiati Bendaud, coordinatore del Tribunale rabbinico del Centro nord Italia, e la sua presenza nella sinagoga è stata un’ ulteriore occasione di incontro e di dialogo interconfessionale. «Abbiamo desiderato tanto questo incontro – ha detto Manuela Russi – nella dimensione speciale del dialogo ebraico-cristiano che è una conquista preziosa e abbiamo il dovere morale e religioso, da entrambi le parti, di mantenerlo e alimentarlo. Benvenuto di cuore Mons. Angelo Spina. Ancona ha una lunga tradizione di dialogo ebraico-cristiana e, con la sua nomina, questa tradizione si è rinnovata e sicuramente proseguirà ancora a lungo».

Il Pereq Shirà, Capitolo del Canto o Cantico della Creazione, è uno dei testi più antichi e importanti, anche se poco conosciuto, della tradizione ebraica. È una raccolta di lodi al Creatore in cui gli elementi naturali, il mondo vegetale e animale, sono i protagonisti. La visione antropocentrica viene ribaltata e in ciò dimora il carattere rivoluzionario del testo, ancora straordinariamente attuale: il rapporto equilibrato tra esseri umani e tra umanità e ambiente quale unica forma di progresso sostenibile e di spiritualità. L’arcivescovo ha ricordato che «lo scorso sei marzo Antonia Arslan, su invito della Comunità ebraica è stata ospite al Ridotto del Teatro delle Muse di Ancona per una conversazione sulla eredità ebraica e su quella armena. All’incontro era presente anche Vittorio Robiati Bendaud che mi propose di programmare in futuro una conferenza sul Pereq Shirà, una breve composizione anonima in forma di raccolta di lodi solenni, che assumono il carattere di brevi e concisi “inni” al Creatore per bocca delle sue creature. Accolsi subito la proposta. Gentilmente mi inviò la pubblicazione e questa sera sono qui per mettere a confronto quest’opera con il Cantico delle Creature di San Francesco di Assisi, nella ricorrenza degli ottocento anni dalla partenza dal porto di Ancona per l’Oriente».

«Nel Pereq Shirà – ha continuato l’arcivescovo – ogni verso è un canto di lode al Creatore eseguito dai vari elementi naturali, dalle piante e dagli animali. Gli ottantaquattro elementi della natura presenti nel testo intonano un canto all’unisono che proclama l’unità e l’unicità di Dio. Quest’opera dà un grande insegnamento. Quale è il ruolo dell’essere umano nella natura? L’essere umano è un ospite che ha il dovere di custodire e di proteggere ciò che è stato creato a suo vantaggio. Il lavoro dell’essere umano è quello di custodire e di coltivare sia il “campo” materiale, che l’invisibile “campo” spirituale. Questi campi sono stati affidati agli uomini, non imposti: esercitando il libero arbitrio possiamo scegliere se ascoltare o no, costruire o distruggere, progredire o regredire».

Mons. Spina ha poi confrontato questo testo con il Cantico delle Creature, scritto nel 1225 da san Francesco di Assisi presso la chiesetta di San Damiano, considerato uno tra i primissimi componenti poetici in italiano volgare. «Nel Cantico – ha spiegato – Francesco elogia le creature non tanto in sé, quanto perché sono immagine di Dio e simboli della realtà trascendente. L’immagine del mondo che ne risulta è serena e armoniosa, grazie alla fratellanza di tutte le creature che vengono personificate, considerate tutte con la medesima importanza. Il Cantico delle creature è una lode a Dio, al suo operato, alla vita stessa. La natura, che viene qui descritta con amore e gratitudine, riflette l’immagine del Creatore. Un forte senso di fratellanza è percepibile tra l’uomo e tutti gli elementi e le creature dell’universo. In un atteggiamento di umiltà e riconoscenza, Francesco d’Assisi rende grazie al Signore per il creato tutto, senza tralasciare le creature viventi, gli elementi naturali e i fenomeni meteorologici. Il Cantico, in un mondo dove continuamente vengono costruiti steccati, rappresenta senz’altro la strada per costruire ponti. Una via per abbattere le barriere e accogliere l’altro come “fratello” e “sorella”. Questo Cantico ci invita a non vedere l’altro come estraneo da noi, ma come fratello, cioè come colui che ha origine dallo stesso grembo. Apre alla fratellanza universale. Un canto che propone una ecologia integrale, quella ambientale e quella umana, insieme. L’ incontro di amicizia di questa sera, con Pereq Shirà e con il Cantico delle Creature, ci aiuti a vivere l’amicizia e la fratellanza nella pace».

Vittorio Robiati Bendaud ha approfondito il Pereq Shirà e ha spiegato che «è un libro antico, di cui si ha memoria già nel Medioevo, che in Italia circolava sicuramente precedentemente alla composizione meravigliosa del Cantico delle Creature. È un inno molto caro alla tradizione ebraica, quindi mistico, di natura cabalistica, dove tutte le creature tributano lode a Dio. È un Cantico che si recitava normalmente durante la preghiera comunitaria. Nel libro ci sono 84 voci che lodano Dio in sei giorni. Se noi pensiamo alla natura cogliamo Dio nella sua immensità, nella sua forza, perché contempliamo il Creatore. Entrambi i testi, il Pereq Shirà e il Cantico delle Creature, ci fanno riflettere sul nostro rapporto con il Creato». Al termine dell’incontro, l’arcivescovo ha regalato a Vittorio Robiati Bendaud e a Manuela Russi il libroItinerari francescani nelle Marche, terra dei Fioretti”, scritto dal Ministro provinciale dei frati minori delle Marche padre Ferdinando Campana, e ha ricevuto in dono un certificato che recita: “Sette alberi sono stati piantati sulle colline di Gerusalemme in onore di S.E. Mons. Angelo Spina, arcivescovo metropolita della Diocesi di Ancona e Osimo. Con Amicizia, la Comunità ebraica di Ancona”.

Di seguito l’intervento integrale dell’arcivescovo Angelo Spina, in occasione della visita nella sinagoga di Ancona

Relazione all’Incontro con la Comunità Ebraica – 17 novembre 2019

 

Fotogallery