Buon Natale! Con questo semplice augurio desidero salutarvi tutti in occasione del Natale. Ogni anno questo augurio diventa anche una domanda: Quale è il cuore, il senso di questa festa? Natale ritorna. Ritorna con la sua luce, annunciato da milioni di piccole luci che sembrano voler ornare le nostre città e le nostre case. Da alcuni anni, interrogativi inediti hanno iniziato ad aleggiare sul Natale e sul modo di celebrarlo. Da un lato si accentua sempre più la dimensione commerciale, consumistica, dall’altro si carica di una valenza antropologica. I valori della quotidianità, l’amicizia, l’amore sono ormai legati a questo giorno al punto che là dove vi è contrapposizione tra credenti e non credenti, la festa rimane tale per tutti. I credenti si dicono “Buon Natale”, i non credenti “Buone Feste”, ma il clima della gioia, dell’intimità è da tutti condivisa. Il Natale è una buona occasione per riaccendere una speranza che riguarda l’umanità intera.
Se ripercorriamo la storia del Natale, tutto inizia quando a Roma era imperatore Cesare Augusto e a Betlemme la Vergine Maria diede alla luce un Bambino di nome Gesù, Dio salva. É il mistero dell’incarnazione, di Dio che si fa uomo e viene ad abitare in mezzo a noi, è l’Emmanuele cioè il Dio con noi. La memoria della nascita di Gesù a Betlemme di Giudea risale poi al IV secolo. Una data scelta perché in quel giorno il mondo romano celebrava e festeggiava il “sole invitto”, il sole che in quel giorno terminava il suo progressivo declinare all’orizzonte e ricominciava a salire alto nel cielo, aumentando così la durata della luce offerta alla terra. In quel giorno che era una festa pagana “il sole invitto” i cristiani collocarono la celebrazione della Natività di Gesù, il Messia, il “Sole di giustizia”, la “Luce vera che illumina ogni uomo”. La venuta del Messia era già stata annunciata dai profeti come “venuta, apparizione della luce”, come “luce che risplende per quelli che stanno nelle tenebre”. Nel passaggio dalla festa pagana del “sole invitto” al Natale, festa del giorno dell’incarnazione di Dio, il giorno in cui è avvenuto uno scambio “Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse Dio”, è stato necessario un lungo processo di inculturazione.
Nel secondo millennio, soprattutto in occidente, la meditazione del Natale si è progressivamente concentrata sul “Bambino Gesù”, sulla sua umanità, sul mistero della povertà, dell’umiltà, della debolezza di Dio. Francesco di Assisi nel 1223 seppe interpretare bene questo aspetto, creando il presepe di Greccio, il primo nella storia. Circa due settimane prima della festa della Natività, Francesco chiamò a sé Giovanni, un uomo della contrada di Greccio e gli disse: «Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello. Appena l’ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l’occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo. E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! Per l’occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme». (Fonti Francescane 468-469).
Oggi il Natale è diventato una festa dei negozi, il luccichio abbagliante nasconde il mistero dell’umiltà di Dio, che ci invita all’umiltà e alla semplicità. Il Natale è un mistero di amore. Dio si fa uomo, diventa un volto da amare affinché ogni volto sia amato. Nel Bambino di Betlemme Dio assume un volto affinché ogni persona sia per noi un volto. Quando l’altro è un volto che ignoro, io ignoro il Natale. Il Papa emerito Benedetto XVI ci ricordava: “Lasciamoci rendere semplici da quel Dio che si manifesta al cuore diventato semplice. E preghiamo in quest’ora anzitutto anche per tutti coloro che devono vivere il Natale in povertà, nel dolore, nella condizione di migranti, affinché appaia loro un raggio della bontà di Dio; affinché tocchi loro e noi quella bontà che Dio, con la nascita del suo Figlio nella stalla, ha voluto portare nel mondo”.
Papa Francesco poi ci ricorda che “Dio mai dà un dono a chi non è capace di riceverlo. Se ci offre il dono del Natale è perché noi tutti abbiamo la capacità di comprenderlo, di riceverlo”. A Greccio il primo dicembre scorso ha voluto sottolineare che rievocare la rappresentazione della nascita di Gesù, fin dalle sue origini, significa “manifestare la tenerezza di Dio“, caratteristica intrinseca in questa tradizione, che mostra come Egli “si abbassa alla nostra piccolezza”, così da poterlo incontrare “e servirlo con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi”. Nascendo nel presepe – afferma il Santo Padre – Dio stesso inizia l’unica vera rivoluzione che dà speranza e dignità ai diseredati, agli emarginati: la rivoluzione dell’amore, la rivoluzione della tenerezza”. E per raggiungere Cristo non c’è bisogno della vicinanza, come per i fabbri e i fornai della quotidianità. Come i Magi, “si può partire anche da molto lontano”. Ecco il vero Natale cristiano: noi ricordiamo la tua nascita a Betlemme, Signore, attendiamo la tua venuta nella gloria, accogliamo la tua nascita in noi oggi. Un mistico del XVII secolo, Angelo Silesio poteva affermare: «Nascesse mille volte Gesù a Betlemme, se non nasce in te, tutto è inutile». Il Natale ci viene dato come dono grande, non lasciamocelo rubare. Auguri! Buon Natale.
+Angelo Spina Arcivescovo