Carissimi sacerdoti, religiosi e diaconi,
rivolgo un caro saluto a tutti e a ciascuno in particolare. L’emergenza del coronavirus, quest’anno, non ci permette di celebrare insieme la santa Messa crismale nella nostra cattedrale. Una sofferenza che tutti portiamo nel cuore e che offriamo al Signore, facendo la Sua volontà. Innanzitutto voglio rivolgervi una parola di gratitudine per questo periodo così difficile che ci ha visti costretti a celebrare la S. Messa in privato, senza popolo, sospendere alcune celebrazioni liturgiche e le attività, ma siete stati lì accanto al gregge a voi affidato con la preghiera, il sostegno spirituale, il sacrificio, attenti a tutti, dando parole di conforto e vicinanza, anche aiuti materiali, “pastori con l’odore delle pecore” e di questo vi ringrazio a partire dai più anziani ai più giovani. Le comunità parrocchiali hanno sentito questa vostra vicinanza e questo amore al Signore e alla Sua Chiesa, anche attraverso modalità creative, diciamo “social”, che avete saputo mettere in campo con sapienza.
Grazie, anche, perché avete accolto le indicazioni che vi ho comunicato di volta in volta.
Un giovedì santo senza presbiterio per un vescovo è una ferita incolmabile, e questa per me la prima volta. Ricordo che nel 2009, dopo il terremoto del 6 aprile dovemmo celebrare fuori della cattedrale, ma comunque celebrammo la S. Messa crismale. Il coronavirus ci costringe a rinviare questa celebrazione sperando di poterla fare in prossimità della Pentecoste.
Che forza evocativa ha l’olio del giovedì santo. Tutti noi in forza del battesimo siamo stati unti e uniti a Cristo, cristificati, unti il giorno della confermazione. Ma noi sacerdoti abbiamo ricevuto un’altra unzione sulle mani il giorno della consacrazione sacerdotale. Afferrati da Cristo ci siamo messi nelle sue mani, mani che salvano, proteggono e benedicono. Il nostro sacerdozio viene da lontano, da una chiamata e da una consacrazione, in poche parole da un dono che Dio ha fatto alla nostra vita e alla Chiesa. L’Apostolo Paolo convinto di questo scriveva a Timoteo quelle parole sono rivolte anche a noi, oggi, pastori a servizio del popolo di Dio: «Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani» (2 Tm 1,6). Siamo sacerdoti perché abbiamo ricevuto un dono di Dio. Non abbiamo firmato un accordo, non abbiamo ricevuto un contratto di lavoro in mano, ma mani sul capo, per essere a nostra volta mani alzate che intercedono presso il Signore e mani protese verso i fratelli. Abbiamo ricevuto un dono per essere doni. Un dono non si compra, non si scambia, non si vende: si riceve e si regala. Ci ricorda Papa Francesco:<< Se ce ne appropriamo, se mettiamo noi al centro e non lasciamo al centro il dono, da Pastori diventiamo funzionari: facciamo del dono una funzione e sparisce la gratuità, e così finiamo per servire noi stessi e servirci della Chiesa. La nostra vita, invece, per il dono ricevuto, è per servire. Lo ricorda il Vangelo, che parla di «servi inutili».
Cari fratelli, in questi giorni guardiamo insieme a Gesù Crocifisso, al suo cuore squarciato per noi. Iniziamo da lì, perché da lì è scaturito il dono che ci ha generato; da lì è stato effuso lo Spirito che rinnova (cfr Gv 19,30). Da lì sentiamoci chiamati, tutti e ciascuno, a dare la vita.
Il dono del sacerdozio dono viviamolo nella fraternità sacerdotale, nonostante i limiti di ciascuno e di tutti perché è da questo che ci riconosceranno se avremo amore gli uni per gli altri. Ravviviamo oggi e rinnoviamo le nostre promesse sacerdotali nella santa Eucaristia che celebriamo. E diciamo al Signore Gesù: “Tu sai tutto, tu sai che ti amo”. Con le mani alzate eleviamo la preghiera al buon Dio che ci liberi dal coronavirus. La vergine Maria che ha saputo custodire i doni di Dio meditandoli nel suo cuore, insieme ai nostri santi Patroni Ciriaco e Leopardo ci custodiscano e ci proteggano per essere segni del suo amore. A tutti auguro buon giovedì santo, buon triduo pasquale, buona e santa Pasqua, Vi abbraccio e benedico nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Buona Pasqua.
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