Festa del Covo al santuario di Campocavallo

La festa del “Covo” a Campocavallo, a causa del Covid-19 quest’anno si è svolta in modo sobrio, privilegiando la dimensione spirituale e religiosa. Sono trascorsi oltre ottanta anni dalla sua prima edizione. Il 16 giugno 1892 in una piccola cappella su un quadro della Madonna comparvero gocce di acqua come fossero sudore e lacrime, il giorno successivo, dinanzi a molti fedeli, le pupille della Vergine si alzarono e si abbassarono, ci furono guarigioni e le persone ricevettero numerose grazie. Sul luogo venne costruito il maestoso santuario della beata Vergine Addolorata di Campocavallo. Con il passare degli anni venne realizzato il primo “Covo”, sinonimo di covone (fascio di spighe), una composizione artistica fatta con steli e spighe di grano. La festa è essenzialmente religiosa e il tutto viene preparato come segno di ringraziamento al Signore e alla Madonna, per il lavoro dei contadini e i prodotti dei campi. Quest’anno tutto si è svolto in chiesa con la celebrazione eucaristia presieduta dall’Arcivescovo Angelo, con il parroco P. Domenico, i Frati, le Suore, il Sindaco, la Confraternita, il presidente e componenti del Comitato del Covo e tantissimi fedeli. L’Arcivescovo ha ringraziato tutti e ha invitato a pregare per coloro che lavorano nei campi, ad essere sempre solidali soprattutto verso i più poveri. Ha detto: “Il pane, se uno lo trattiene solo per sé ammuffisce, se lo spezza e lo dona, si moltiplica. Guardiamo a Gesù che ha compassione di noi e ci nutre con la Santa Eucaristia, cibo di vita eterna”. Al termine della celebrazione, sul sagrato, dove erano stati collocati alcuni covi degli anni precedenti, l’Arcivescovo ha impartito la benedizione. A tutti è stato dato un interessante opuscolo illustrativo realizzato dal Comitato della Festa del Covo di Campocavallo di Osimo per conto della Regione Marche, ideato da Raimondo Orsetti, che ne ha curato i testi.

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