I prossimi 20 e 21 settembre i cittadini marchigiani saranno chiamati alle urne per l’elezione del nuovo Consiglio regionale e del nuovo Presidente della Regione.
Noi Vescovi delle Marche, in qualità di pastori che vivono tra la gente condividendone la vita, le sofferenze, i bisogni e le speranze, sentiamo il dovere di prendere la parola su questo importante passaggio della vita politica e democratica della nostra Regione. Con ciò non intendiamo assolutamente dare indicazioni pro o contro i vari schieramenti politici o partitici scesi in campo, ma semplicemente condividere con tutta la comunità alcune riflessioni orientate a promuovere il bene comune del nostro territorio.
Innanzitutto ci sentiamo di esprimere viva gratitudine all’amministrazione uscente per l’impegno profuso nell’affrontare situazioni oggettivamente difficili ed inedite in cui la nostra Regione si è venuta a trovare. Nel contempo formuliamo gli auguri di proficuo lavoro ai futuri amministratori, sottolineando che come pastori solleciti, cosa che sempre è avvenuta, ci rendiamo disponibili ad una fattiva collaborazione con chiunque assumerà la guida della Regione.
Non ci sembra superfluo ribadire che la politica va vissuta come esperienza di servizio alla società intera. La parola servizio sta ad indicare un atteggiamento interiore generato da forte convinzione e seguito da fatti concreti. In questa prospettiva lanciamo un forte appello affinché la politica sia vissuta e valutata come arte nobile con la specifica vocazione di edificare una società basata sulla libertà, la giustizia e la fraternità.
Inoltre a chiunque assumerà la guida della nostra Regione ci permettiamo di chiedere un supplemento di impegno, di responsabilità e di generosità, anche a motivo di due emergenze che hanno colpito il nostro territorio e lo hanno duramente provato: il terremoto ed il coronavirus. Realtà queste con cui è necessario fare i conti e che toccano direttamente la vita delle persone, bene inscalfibile che va sempre e comunque difeso, promosso e accompagnato dal suo inizio al suo tramonto naturale.
In questa prospettiva ci sembra doveroso segnalare alla comunità ed alla politica alcune priorità che riteniamo irrinunciabili, pur coscienti che altre tematiche meriterebbero la dovuta attenzione.
A nessuno sfugge che le Marche hanno bisogno di una ricostruzione che prima di essere materiale, è spirituale e morale. Nel dopo terremoto la gente ha bisogno di ritrovare la fiducia e la speranza, anche attraverso una diversa relazione con la politica e con le istituzioni chiamate ad operare concretamente.
Al riguardo chiediamo che i processi di ricostruzione materiale che riguardano anche le chiese e le strutture pastorali, siano alleggeriti, snelliti e velocizzati. Avvertiamo sempre più la necessità di una sburocratizzazione perché le nostre comunità tornino a vivere.
Inoltre segnaliamo un’altra “ricostruzione” urgente: quella della famiglia, prima e vera cellula generativa della società. Si sente il bisogno di una politica che metta al centro della vita sociale la famiglia con scelte precise. Non possiamo dimenticare che la nostra Regione soffre pesantemente il duplice fenomeno della elevata anzianità e della denatalità, a cui si aggiunge un preoccupante esodo di giovani che sono costretti a creare famiglia altrove. Stiamo vivendo un notevole impoverimento del nostro territorio che condiziona fin da ora il suo futuro.
Non possiamo poi non porre l’attenzione al mondo del lavoro fortemente segnato da un alto tasso di disoccupazione in continuo aumento. Stiamo assistendo ad una crescita delle vecchie e nuove povertà. Occorre prendere atto di ciò ed intervenire creando le condizioni adatte per poter risolvere il mortificante e preoccupante fenomeno della mancanza di lavoro.
L’impresa marchigiana, come anche l’agricoltura e l’artigianato, che nel passato ha costituito un modello di sviluppo varcando i confini regionali e nazionali, è in crisi con tutte le conseguenze che ne derivano. Nelle nuove condizioni storiche che stiamo vivendo, appare opportuno per la nostra Regione elaborare un progetto di sviluppo sostenibile ed integrale con nuovi posti di lavoro e che faccia leva su quel capitale umano tipicamente marchigiano fatto di tanta onestà, laboriosità e creatività.
E’ anche con questa prospettiva che va affrontato il problema dello spopolamento dell’entroterra dovuto al sisma e che sta depauperando un originale patrimonio di valori etici, culturali, storici ed artistici.
Ci sembra poi doveroso evidenziare un’altra priorità: quella della formazione scolastica e universitaria. Le Marche al riguardo hanno una grande ed apprezzata tradizione. Il compito odierno della politica è quello di provvedere ad un continuo rinnovamento ed implemento. In questo contesto evidenziamo anche la necessità di sostenere le scuole paritarie che offrono un prezioso servizio pubblico. La crescita del sapere e delle competenze e la possibilità di accedere ad esse, rappresenta il migliore investimento per dare futuro alla nostra terra.
Vogliamo poi sollecitare una ripresa forte ed insieme sostenibile del welfare, prendendo le mosse dal patrimonio di solidarietà di cui il popolo marchigiano è ricco. E’ necessario che la politica rinnovi un adeguato investimento al riguardo e che ripensi il modello di welfare della nostra Regione. Occorre non solo potenziare la capacità di intervento degli enti pubblici ma anche orientare le risorse in direzione della valorizzazione della società civile, sostenendo iniziative di volontariato, di imprese sociali no profit di cui il territorio, anche in forza della vivace tradizione cristiana, è particolarmente ricco.
Una particolare segnalazione merita il mondo della sanità. A nessuno sfugge la necessità ed anche l’urgenza di un progetto di razionalizzazione teso ad ottimizzare prestazione e costi dei servizi resi alla popolazione. Non si può dimenticare tuttavia che le Marche sono un territorio plurale, disseminato di piccole comunità di cui il sistema sanitario deve tener conto per una efficace prossimità. Una precisa attenzione tesa a conciliare le due esigenze contribuisce ad evitare lo spopolamento di tante e vivaci comunità.
A tutto ciò va aggiunto anche un impegno teso a creare o a completare la rete delle infrastrutture. La nostra Regione risente di un isolamento che da tempo la sta condizionando a livello produttivo, commerciale, culturale e turistico. A proposito di turismo va constatato che la nostra Regione dispone di un originale e formidabile patrimonio naturale, storico ed artistico che chiede di essere sempre più valorizzato.
L’augurio con cui vogliamo concludere questa nota è quello che la politica trovi un rinnovato dinamismo per rispondere alle sfide del nostro territorio e che sia in grado di dare un promettente futuro alla nostra Regione. In tale contesto auguriamo anche che il prossimo appuntamento elettorale possa essere fortemente partecipato, poiché siamo convinti che ogni cittadino è chiamato, secondo le proprie responsabilità, a costruire il futuro della comunità.
In questo spirito di responsabilità e di impegno, ricordiamo che le Marche sono state chiamate il prossimo 4 ottobre di questo anno 2020, a offrire l’olio per alimentare la lampada che arde davanti alla tomba di san Francesco d’Assisi, patrono d’Italia ed esempio di vera umanità in cui tutta la Nazione si riconosce. L’olio della lampada alimenti in noi quella luce interiore di cui tutti abbiamo bisogno per essere costruttori di quella casa comune e di quella cultura della fraternità a cui Papa Francesco ci sta ripetutamente invitando.
Affidiamo il popolo marchigiano, di cui il Signore Gesù ci ha chiamato ad essere Pastori, alla Santissima Vergine di Loreto, patrona della nostra Regione, nel cui Santuario si sta celebrando il Giubileo Lauretano prorogato dal Papa fino al 10 dicembre 2021. Possa la Madre di Nostro Signore e Madre nostra, guidare e proteggere il popolo marchigiano nel suo cammino, preservandone sempre la fede, la speranza e la carità.
I Vescovi delle Marche
Loreto, 10 settembre 2020