Veglia missionaria diocesana: “Tessitori di fraternità”

È stata incentrata sul tema della fraternità la veglia missionaria diocesana, vissuta venerdì 23 ottobre ad Ancona, nella parrocchia S. Pio X di Collemarino. Divisa in tre parti (la chiamata, la tempesta e la salvezza), ha invitato i presenti a mettersi in ascolto di due personaggi biblici: Giona e Paolo. Entrambi hanno vissuto l’esperienza della tempesta, anche se in due modi diversi, e dopo aver accolto la Parola di Dio, l’Ufficio missionario diocesano ha provato a dare voce ai loro pensieri, in un dialogo immaginario che ha voluto coinvolgere e interrogare la vita di ognuno, chiamandolo alla riflessione personale. Due, poi, le testimonianze missionarie di chi, oggi, sta cercando di essere tessitore di fraternità: Maria Rita, medico all’ospedale Geriatrico di Ancona, e la video-testimonianza di Mons. Adolfo Zon Pereira, vescovo dell’Alto Solimoes in Amazzonia, diocesi che da circa un anno è gemellata con l’Arcidiocesi di Ancona-Osimo.

Durante la veglia è stato compiuto anche il gesto del nodo. Il primo nodo è stato affidato a due famiglie dell’Arcidiocesi che partecipano al progetto APRI (accogliere, proteggere, promuovere e integrare), promosso dalla Caritas che prevede l’accoglienza direttamente in famiglia, per un periodo di 6 mesi, di rifugiati-richiedenti protezione internazionale e degli immigrati più vulnerabili. Insieme a queste famiglie che hanno dato una risposta concreta alla richiesta di accorciare la distanza che separa dai fratelli più fragili, i presenti sono stati invitati a fare il primo nodo nel filo consegnato ad ognuno all’inizio della veglia, in modo da iniziare a tessere la fraternità nelle nostre comunità. Il secondo gesto del nodo è stato compiuto alla comunità latinoamericana, da tempo presente nella nostra Arcidiocesi, con la quale è stata intessuta una reciprocità di relazione. Infine il terzo nodo è stato affidato alla parrocchia S. Pio X, rappresentata dal gruppo scout di Ancona6.

«Lo scorso anno – ha detto Mons. Angelo Spina, arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo – siamo stati invitati a riflettere sul tema «Battezzati e Inviati», da cui come logica conseguenza ne è scaturito il tema di quest’anno: “Tessitori di fraternità” riprendendo le parole del profeta Isaia “Eccomi, manda me!». Chi manderò?”, chiede Dio. “Eccomi, manda me” è la risposta di Isaia e vuole essere la risposta di tutti coloro che hanno preso coscienza del loro essere “battezzati e inviati”. In particolare, la vocazione missionaria si caratterizza nel portare a tutti gli uomini l’esperienza dell’amore di Dio per tutta l’umanità: «Dio rivela che il suo amore è per ognuno e per tutti (cfr Gv 19,26-27)». Ogni battezzato è chiamato a far conoscere la bontà, la misericordia e l’amore di Dio per tutti gli uomini, prima di tutto attraverso un atteggiamento di accoglienza e uno stile di vita basato sulla“fraternità”.

L’adesione a Gesù Cristo e al suo Vangelo non è appena una questione dottrinale e intellettuale ma implica scelte di vita concrete, un impegno che ci porta in prima persona a dare la vita per il Vangelo attraverso gesti concreti quotidiani. È questo il missionario! La Chiesa veramente missionaria non è quella che porta la liturgia nella vita, ma la vita nella liturgia. Nel nostro contesto della Chiesa italiana desideriamo tradurre questa vocazione missionaria in un appello a tutti i credenti per diventare “Tessitori di fraternità”. La parola “tessitore” rimanda a chi prepara con cura meticolosa un’azione complessa, lunga e difficile. Mettere insieme trama e ordito. Mettere insieme i fili, i colori, le forme per un risultato che sorprende per opera e bellezza. L’altra parola “Fraternità” ci è stata così ben spiegata nella recente enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco.

Dopo questa pandemia, ne usciremo peggio (più egoisti e disumani) o meglio, tessitori di fraternità. “Se ci prendiamo cura dei beni che il Creatore ci dona, se mettiamo in comune ciò che possediamo in modo che a nessuno manchi, allora davvero potremo ispirare speranza per rigenerare un mondo più sano e più equo” (Papa Francesco). Nel tal caso nascerà “una umanità globale accompagnata da una solidarietà senza frontiere” (card. Tagle). Proprio la tempesta ci fa scegliere: rimanere sulla stessa barca e remare uniti (tra noi e con Gesù), solidali con chi più è a rischio. Tessitori di fraternità, appunto. Oppure, abbandonare la barca, andando ciascuno per conto suo, in lotta con gli altri. Sta a noi scegliere quale futuro, mondo e Chiesa vogliamo costruire. Che il Mese Missionario sia ancora una volta tempo di preghiera, di riflessione, di confronto, di ascolto della realtà che ci circonda e di risposta concreta alla chiamata di Dio. Ognuno nel suo cuore, con umiltà e generosità ripeta: «Eccomi, Signore, manda me. Voglio essere tessitore di fraternità».

La riflessione integrale dell’Arcivescovo Angelo Spina: Veglia missionaria – riflessione dell’Arcivescovo

 

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