Cari amici, giornalisti e operatori della comunicazione,
in questo tempo di pandemia, con la distanza imposta dal Dpcm, non è possibile incontrarci nelle sedi delle vostre redazioni, come è ormai consolidata tradizione, nella annuale ricorrenza della memoria liturgica di San Francesco di Sales (24 gennaio), vostro patrono. Ho pensato quindi di inviare questo breve messaggio per esprimere un sentito ringraziamento e per rivolgervi una parola di incoraggiamento.
Nel cambio epocale che stiamo vivendo, in questo tempo che ci obbliga alla distanza sociale a causa della pandemia, la comunicazione può rendere possibile la vicinanza necessaria per riconoscere ciò che è essenziale e comprendere davvero il senso delle cose. Non conosciamo la verità se non ne facciamo esperienza, se non incontriamo le persone, se non partecipiamo delle loro gioie e dei loro dolori. Il Covid-19 ha messo in evidenza che siamo tutti connessi e che nessuno può farcela da solo, “Siamo tutti sulla stessa barca”. Se si va avanti con la convinzione del “si salvi chi può”, ci troveremo “tutti contro tutti” e questo sarà peggio della pandemia. È necessaria allora l’umiltà che è la consapevolezza del nostro limite. Il dolore, l’incertezza, il timore e la consapevolezza dei propri limiti che la pandemia ha suscitato, fanno risuonare l’appello a ripensare i nostri stili di vita, le nostre relazioni, l’organizzazione delle nostre società e soprattutto il senso della nostra esistenza.
Oggi più che mai è necessaria la promozione della cultura della cura. Prendersi cura dell’altro richiede un processo educativo e informativo, e la bussola dei principi sociali costituisce, a tale scopo, uno strumento affidabile per vari contesti tra loro correlati. Il mettersi ad ascoltare l’altro, caratteristico di un incontro umano, è un paradigma di un atteggiamento accogliente, di chi supera il ripiegamento su se stesso e accoglie l’altro, gli presta attenzione, gli fa spazio nella propria cerchia. Quando l’attenzione si pone sui volti delle persone allora si cammina nella direzione giusta. Il vivere civile non si aggiusta solo perché ci sono i regolamenti o i procedimenti, ma perché ciascuno ci mette del suo guardando il volto dell’altro con umiltà, speranza e alleanza.
Vi ringrazio e incoraggio perché in questo tempo di pandemia, nonostante le difficoltà, siete rimasti ai vostri posti, ognuno con dedizione, in prima fila, per una comunicazione attenta, rispettosa, vicina alle persone. La vita ha potuto continuare perché la solidarietà si è rivelata più normale e abituale dell’egoismo, il senso del dovere si è rivelato più convincente del capriccio, la compassione si è rivelata più profondamente radicata dell’indifferenza.
San Francesco di Sales, vostro patrono, grande comunicatore, con la sua saggezza e sapienza aveva colto il meglio di come comunicare, ai toni polemici ed aspri aveva saputo trovare la via nuova del dialogo e della dolcezza seguendo la massima: «Se sbaglio, voglio farlo per troppa bontà piuttosto che per troppo rigore».
San Francesco di Sales, vi protegga e vi custodisca nel vostro delicato lavoro.
Assicurando la mia preghiera, tutti benedico.
+Angelo Spina, Arcivescovo di Ancona-Osimo