20° ANNIVERSARIO DEDICAZIONE DELLA CAPPELLA DEL SEMINARIO REGIONALE

Domenica 7 marzo è stata celebrata l’Eucarestia, presieduta da Mons. Angelo Spina, per la ricorrenza della dedicazione della Cappella del Seminario Regionale. Durante la celebrazione è stata fatta una particolare preghiera per i seminaristi che si sono presentati davanti al vescovo: quelli che faranno l’ammissione agli ordini, quelli che riceveranno il lettorato, l’accolitato, il diaconato e il presbiterato. Nel saluto di introduzione alla celebrazione il Rettore don Claudio Marchetti ha detto:<<Vogliamo condividere la gioia per un Padre che non si stanca mai di chiamare alcuni dei suoi figli giovani e meno giovani, per servire le Chiese locali di questa nostra terra delle Marche. Siamo certi che in questa cappella, cuore di questa Comunità, si impara a vivere la gioia del Signore che è la nostra forza. Da qui ogni giorno si riparte per vivere un nuovo giorno con la consapevolezza che, come stamane il Papa Francesco ha ricordato alla Chiesa di Bagdad: la prima e l’ultima parola è di Dio che ha vinto il peccato e la morte. Eccellenza, grazie a lei questa sera sentiamo la vicinanza di tutti i nostri vescovi, ma ci sentiamo in comunione con tutti i vescovi che venti anni fa erano presenti il giorno della dedicazione…E ora, un cuor solo e un’anima sola e con gioia, eleviamo il nostro ringraziamento al tre volte Santo e preghiamo gli uni per gli altri in particolare per i passaggi che i seminaristi sono chiamati a fare in questo anno>>.

L’arcivescovo Angelo ha salutato i seminaristi a nome di tutti i Vescovi della Regione, ha ringraziato al comunità educante e fatto gli auguri ai seminaristi che in questo anno si preparano a ricevere i ministeri. Nell’omelia ha detto:<< Il Vangelo ci presenta un Gesù inedito, che non ci aspetteremmo. Egli si reca al tempio come aveva fatto tante altre volte per la preghiera; è prossima la pasqua ebraica. Trovò gente che vendeva buoi, pecore, colombe, e là seduti i cambiamonete. Quella gente aveva scambiato per un mercato quel luogo deputato alla preghiera e all’incontro con Dio. Allora Gesù prende delle cordicelle e scaccia tutti fuori dal tempio, ammonendo: «Portate via tutte queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato». Parole dure, accompagnate anche dal gesto di rovesciare i banchi dei cambiavalute. Perché Gesù compie questa azione? Perché vuole ricordare che il tempio è la dimora di Dio. Quello che Gesù fa suscita subito una domanda da parte dei Giudei: «Quale segno ci mostri per compiere queste cose?» (Gv 2,16). Gesù allora rivela, toglie il velo, e dice: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2,19). Le parole di Gesù sono profetiche. Afferma chiaramente che lui è il tempio di Dio. La dimora di Dio non si trova più nel tempio, ma il corpo di Gesù è la vera dimora di Dio. Lui verrà messo a morte, ma il terzo giorno risorgerà. E’ proprio in forza della sua morte e risurrezione che il nostro cuore, a volte intasato da tante mercanzie, ricolmo di tanti idoli, di cattivi compromessi, profanato da tanti peccati, può essere liberato da ciò che lo sporca e porta via la bellezza. Gesù non sopporta che il nostro cuore diventi una bancarella da mercato, ma vuole che sia il luogo dove Dio abita>>.

Al termine della celebrazione, rigorosamente con la mascherina, tutti hanno posato per una foto di gruppo.

 

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