Incontro regionale del clero sul Messale Romano con Mons. Vittorio Viola

Mons. Vittorio Viola

“Il Messale fonte di vita spirituale” è stato il tema della relazione di Mons. Vittorio Viola, vescovo di Tortona e membro della commissione episcopale per la liturgia, durante il terzo ritiro regionale del clero sulla terza edizione del Messale Romano, che si è tenuto online mercoledì 10 marzo. Il primo ritiro regionale (18 febbraio) aveva avuto come relatore Mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente della Commissione episcopale per la liturgia, mentre il secondo ritiro (3 marzo) il prof. don Giovanni Frausini, docente di Liturgia.

Mons. Vittorio Viola ha riflettuto su quattro parole (liturgia, partecipazione, spiritualità e Messale Romano) e ha sottolineato che, «per nutrire la nostra spiritualità presbiterale, è necessario fare del Messale Romano il libro della preghiera personale. Non è un libro da utilizzare solo durante la celebrazione». Per quanto riguarda la liturgia, ha richiamato i seguenti due testi:

“Non hanno, perciò, una esatta nozione della sacra liturgia coloro i quali la ritengono come una parte soltanto esterna e sensibile del culto divino o come un cerimoniale decorativo; né sbagliano meno coloro, i quali la considerano come una mera somma di leggi e di precetti con i quali la Gerarchia ecclesiastica ordina il compimento dei riti” (Mediator Dei).

“Giustamente perciò la liturgia è considerata come l’esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell’uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado” (Sacrosanctum Concilium 7).

Mons. Viola ha anche sottolineato la necessità di promuovere l’educazione liturgica e la partecipazione attiva. Riflettendo sulla parola “partecipazione” ha presentato il seguente testo:

“È ardente desiderio della madre Chiesa che tutti i fedeli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato» (1 Pt 2,9; cfr 2,4-5), ha diritto e dovere in forza del battesimo. A tale piena e attiva partecipazione di tutto il popolo va dedicata una specialissima cura nel quadro della riforma e della promozione della liturgia. Essa infatti è la prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano, e perciò i pastori d’anime in tutta la loro attività pastorale devono sforzarsi di ottenerla attraverso un’adeguata formazione. Ma poiché non si può sperare di ottenere questo risultato, se gli stessi pastori d’anime non saranno impregnati, loro per primi, dello spirito e della forza della liturgia e se non ne diventeranno maestri, è assolutamente necessario dare il primo posto alla formazione liturgica del clero” (Sacrosanctum Concilium 14).

Per quanto riguarda la spiritualità, il relatore ha letto: “Desideravo da tempo, o veri e amati figli della Chiesa, di parlarvi di questi misteri spirituali e celesti. Ma ben sapendo che l’occhio ha più credibilità dell’orecchio, ho atteso la presente circostanza. Vi guiderò trovandovi più disponibili alle cose da dire per questa serata, nel prato del paradiso più luminoso e odoroso. Siete nelle condizioni migliori e più sensibili ai misteri divini, per il battesimo divino e vivificante. Dunque, bisogna ormai imbandire la tavola degli insegnamenti di perfezione. Ve li daremo con molta cura perché voi possiate percepire ciò che è avvenuto per voi in questa sera del battesimo” (Cirillo di Gerusalemme, Catechesi mistagogica 1,1).

Infine Mons. Vittorio Viola ha letto due passi del messaggio della Cei, scritto in occasione della pubblicazione della terza edizione del Messale Romano.

“Il libro del Messale non è solo uno strumento per la celebrazione, ma è, prima di tutto, un testimone privilegiato di come la Chiesa abbia obbedito al comandamento – che è pegno, dono e supplica d’amore – di spezzare il pane in memoria del Signore”.

“La separazione tra le dimensioni costitutive della persona – razionalità, affettività, corporeità – è uno dei motivi che porta all’affermarsi di modelli educativi riduttivi, incapaci di sostenere la sfida di una formazione integrale: questa «richiede l’armonia e la reciproca fecondazione tra sfera razionale e mondo affettivo, intelligenza e sensibilità, mente, cuore e spirito. La persona viene così orientata verso il senso globale di se stessa e della realtà, nonché verso l’esperienza liberante della continua ricerca della verità, dell’adesione al bene e della contemplazione della bellezza» (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n. 13). È quanto accade nella partecipazione all’Eucaristia: il coinvolgimento dei fedeli nell’azione celebrativa riguarda la persona nella sua totalità e rende possibile, con la vita sacramentale, quel cammino di maturazione per il quale «arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4,13)”.

 

Video