In preparazione alla Pasqua, martedì 23 marzo l’Arcivescovo Angelo Spina ha presieduto la Santa Messa per il Precetto Pasquale Interforze nella Cattedrale di San Ciriaco, alla presenza di numerose Autorità militari e civili. La Messa è stata concelebrata da padre Giancarlo Locatelli, cappellano della Marina Militare di Ancona, e da don Nicola Masci, cappellano della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e dell’Esercito di Ancona. Durante l’omelia l’Arcivescovo ha ringraziato tutte le forze armate e le forze dell’ordine per il lavoro svolto durante questa pandemia. «Vi ringrazio per il coraggio – ha detto Mons. Angelo Spina – e per il vostro servizio di vigilanza, accoglienza e attenzione verso le persone, perché mai come adesso ci siamo scoperti così deboli e fragili. C’è bisogno di aiuto, vicinanza, consolazione e attenzione. Ringrazio ciascuno di voi per il vostro servizio prezioso che, con professionalità e abnegazione, date all’intera società. È un faro di luce per il mondo. Papa Francesco ci ha detto: “Siamo tutti sulla stessa barca. Nessuno si salva da solo”. In questi giorni di preparazione alla Pasqua, riscopriamoci figli di Dio che è Padre e tra di noi fratelli e sorelle».
L’Arcivescovo ha fatto anche una riflessione sulla celebrazione della Pasqua e ha invitato i presenti a «guardare il crocifisso. L’ora della croce è l’ora in cui Gesù sperimenta la sofferenza più drammatica dell’uomo: la solitudine, l’isolamento, l’incomprensione, il rifiuto, il tradimento, la morte. Gesù sperimenta in sé tutte le possibilità di sofferenza dell’uomo. È su quella croce che il Padre viene a dirci che ci ama. Non lo fa con le parole, ma con la carne del Figlio suo. È dalla luce della croce che riprendiamo la nostra speranza, è da qui che riprendiamo il nostro cammino. È nell’amore del Figlio che troviamo la forza di ricominciare il viaggio, di accettare di lasciarci convertire, di rinascere dall’alto. Dalla croce Gesù abbraccia le nostre imperfezioni, trasforma le nostre fragilità. Noi non dobbiamo scoraggiarci quando vediamo i nostri limiti, i nostri peccati, le nostre debolezze: Dio è lì vicino, Gesù è in croce per guarirci. Questo è l’amore di Dio. Guardare il crocifisso e dire dentro di noi: “Dio mi ama”. Non dimentichiamo mai questo: «Dio è più grande delle nostre debolezze, delle nostre infedeltà, dei nostri peccati».
Lasciamoci prendere dal Signore per mano, guardiamo il crocifisso e andiamo avanti perché Gesù trasforma il dolore in amore, l’odio in perdono, la vendetta in misericordia, mostrando una meta alta. È lui l’amante della vita che vuole che tutte le vite siano salve e dona tutto se stesso in sacrificio per noi. La morte con tutta la sua potenza davanti a lui si è dovuta arrendere perché lui ha vinto la morte, è risorto, è vivo, è il vivente. In lui le nostre sorgenti sono ritrovate, perché sorgenti del cielo. Possiamo nascere a una vita più alta e più grande, e guardare l’esistenza da una prospettiva nuova, da un pertugio aperto nel cielo, per vedere cosa è effimero e cosa invece è eterno. La Pasqua allora porta un profumo nuovo, non tanto quello di primavera, ma di una umanità nuova, risorta in Cristo. La vita allora si profuma di speranza, di fiducia, di generosità. Non possiamo dare in questo momento della nostra storia che questa buona notizia: Cristo ha vinto la morte. Si è «profumo» di Cristo nella misura in cui si ha il coraggio di seguire la sua stessa sorte senza preoccuparsi di se stessi e delle proprie cose, ma prendendosi cura del prossimo e guardando alle cose del Regno». Al termine della Messa, l’Ammiraglio Enrico Credendino, Comandante delle Scuole della Marina Militare, ha ringraziato l’Arcivescovo ed è stata letta la “Preghiera per la Patria”.
L’omelia integrale dell’Arcivescovo: Il profumo della Pasqua
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