Il 21 maggio due famiglie anconetane – che da settembre dello scorso anno hanno accolto nelle proprie case Lamin e Anxhelo – l’Arcivescovo Mons. Angelo Spina e alcuni rappresentanti della Caritas diocesana, si sono ritrovati presso il nuovo Centro Pastorale di via del Castellano per condividere alcune riflessioni e un ringraziamento.
Una cerimonia semplice, in linea con le restrizioni imposte dalla pandemia, con la quale ufficializzare la fine del periodo previsto nell’ambito del progetto A.P.R.I.. Non sono mancate però le emozioni, prima fra tutte apprendere che i due ragazzi continueranno a vivere nelle rispettive famiglie, oltre il tempo previsto dal progetto (6 mesi) perché ormai sono diventati parte integrante della vita dei due nuclei familiari.
Durante l’incontro sono emerse alcune considerazioni da parte delle famiglie che ne hanno sottolineato il valore umano e cristiano. Il progetto A.P.R.I. non è soltanto accoglienza, ma è soprattutto un percorso di integrazione reciproca. Nella pratica dell’ospitalità aiuta la comunità a riscoprirsi feconda e aiuta cioè lo straniero a non sentirsi più come “separato” ma componente attivo di una comunità. Si è trattato di una straordinaria occasione di scambio di valori che ha arricchito ognuno. Trasforma e scopre nuovi orizzonti culturali, affettivi, spirituali.
Lamin e Anxhelo sono stati sostenuti nella loro ricerca di autonomia attraverso l’avvio al lavoro, la formazione, i consigli che solo un genitore attento può dare.
Molto bella la testimonianza resa dai genitori Beatrice e Fabrizio, Luca e Laura. “L ’amicizia, la gioia dello stare insieme, la ricchezza delle relazioni, la bellezza di condividere un pezzo di strada con Lamin e Anxhelo – hanno ribadito – ci hanno spinto a proseguire nel fare famiglia con loro per tutto il tempo che sarà necessario.” Il progetto A.P.R.I. è una vera sfida al cambiamento. Cambia la vita, il rapporto con i figli, tra di loro, con gli altri, come attraverso un viaggio.
“Ci ha fatto scoprire o ci ha convinto una volta di più – ha proseguito Beatrice – che la famiglia, ogni famiglia, è accogliente per vocazione. Non è un fatto straordinario che la famiglia sia un luogo aperto in cui tanti e soprattutto chi ne ha bisogno, possano trovare affetto, braccia aperte, risorse, prospettive di crescita.”
La famiglia è accogliente per “costituzione”, in forme e misure diverse certamente, ma forse questo è un momento storico in cui c’è particolarmente bisogno di rimettere al centro questo aspetto essenziale.
“Dobbiamo ribadire la nostra gratitudine a questo progetto – hanno detto i Luca e Laura – perché si è rivelato uno strumento educativo e missionario eccezionale: abbiamo sperimentato che mettere in pratica ciò in cui crediamo è quello che veramente parla a tutti e cambia il cuore nostro e di chi ci sta intorno.”
La presenza di Lamin e di Anxhelo ha aggiunto nuove risorse da spendere nelle relazioni familiari e personali. Perché ha consentito di coinvolgere altre persone, la comunità parrocchiale, i volontari e gli operatori della Caritas diocesana.
“Lo abbiamo visto quando i nostri figli e i nipoti hanno raccontato questa esperienza a scuola e in tutti i loro contesti giovanili. Nella cerchia più allargata dei nostri parenti, amici e conoscenti (i “lontani”) che si sono lasciati interrogare in maniera molto profonda da questa esperienza: semi che però già producono gemme di cambiamento e di fraternità. Per tanti le parole immigrato, integrazione, accoglienza adesso hanno significati completamente nuovi.”
Al termine dell’incontro Stefania Papa – referente del progetto A.P.R.I ha ricordato che continuerà fino a tutto il 2022. “Nonostante le difficoltà indotte dalla pandemia – ha proseguito – il progetto è stato apprezzato da numerose famiglie e comunità parrocchiali in tutta Italia consentendo di accogliere e integrare numerosi immigrati. L’auspicio è trovare nuovi nuclei familiari, ma anche comunità parrocchiali disponibili in questo straordinario percorso di carità. La Caritas diocesana, da parte sua, continuerà a garantire vicinanza, supporto e accompagnamento a quanti vorranno aderire al progetto.
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