Anche quest’anno tanti pellegrini hanno raggiunto la Basilica di San Giuseppe da Copertino di Osimo per affidarsi al santo, in particolare gli studenti che hanno iniziato da pochi giorni la scuola. Per le numerose difficoltà incontrate nello studio, che superò con totale fiducia nell’aiuto della Vergine Maria, i giovani lo invocano infatti come protettore e chiedono a lui l’intercessione per ricevere forza e coraggio nelle loro fatiche. Il pellegrinaggio alla sua tomba nel Santuario di Osimo è una festa e un dono per tutti gli studenti che spesso lasciano le copie della loro tesi ai suoi piedi per ringraziarlo.
Anche in questi giorni di preparazione alla festa del santo che si celebra il 18 settembre, tante persone hanno raggiunto la Basilica per chiedere la sua protezione e intercessione. La comunità di Osimo si è infatti preparata alla festa con una novena (dall’8 al 16 settembre), predicata da padre Rolando Ceccarini (OFMConv.), culminata il 17 e il 18 settembre con la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Angelo Spina. Durante l’omelia l’Arcivescovo ha sottolineato che il santo ha vissuto «in modo eroico le virtù teologali: la fede, la speranza e la carità. La fede non è un sentimento, ma è accogliere Dio che si dona a ciascuno di noi. Per poterlo accogliere, bisogna dire “sì” a Dio e ascoltare la sua Parola. La fede è un dono, ma è necessaria anche la nostra risposta. Domandiamoci: come stiamo rispondendo a Dio? Il sì della fede comporta che mi fido, mi affido e confido. Signore, dove vuoi, quando vuoi e come vuoi. San Giuseppe da Copertino, durante la sua vita, ha tenuto la fiamma della fede sempre accesa e viva, nonostante i venti che volevano spegnerla».
San Giuseppe da Copertino visse infatti tante difficoltà. Si definiva “fratel Asino” perché fu cacciato dal convento e passò con molta fatica gli esami per diventare sacerdote. La sua fama di santità, ma soprattutto le sue frequenti estasi – spesso accompagnate da voli, durante i quali egli rimaneva a volte sollevato da terra per lungo tempo – attiravano attorno a lui folle di devoti, ma per questo fu accusato di messianismo. Deferito al tribunale dell’Inquisizione, fu poi riconosciuto innocente. Ma, per prudenza, i Superiori lo costrinsero a vivere di volta in volta in conventi isolati, ad Assisi, Pesaro e Fossombrone. Restituito finalmente al suo Ordine, trascorse gli ultimi anni a Osimo, nelle Marche, dove egli morì il 18 settembre 1663, e dove si conserva il suo corpo insieme a numerosi ricordi. «Nonostante queste difficoltà – ha continuato l’Arcivescovo – San Giuseppe non si è ripiegato su se stesso e sulle sue preoccupazioni, ma è andato avanti con speranza. Nella nostra vita cristiana, abbiamo ancora questa forza della speranza? Lui ha avuto una speranza forte perché non era riposta in qualcosa che doveva cambiare, ma in Gesù Cristo che non ci abbandona mai».
Inoltre il santo ha vissuto la carità. In tutte le vicende della sua vita, anche le più faticose, «è stato sempre uno specchio che ha riflesso l’immensa carità di Dio, soprattutto verso i poveri. A coloro che erano lontani da Dio, ha annunciato l’amore, la bellezza e la misericordia di Dio, attraverso il sacramento della confessione, la predicazione e soprattutto la preghiera. Carità significa accogli Dio, riflettilo nella tua vita e prega per coloro che si sono allontanati da Lui perché questa è la carità spirituale di cui c’è bisogno. La preghiera può tutto e San Giuseppe si è interessato anche della povertà materiale, con la carità che è concretezza, prendersi cura dell’altro oggi, non domani. Noi stiamo vivendo la fede, la speranza e la carità? I santi sono coloro che vivono la vita quotidiana con la luce della fede, la forza della speranza e l’ardore della carità».
Dopo la Santa Messa, si è svolta la processione, con canti e preghiere. Le Confraternite hanno trasportato la statua e la reliquia del santo lungo le vie del centro e, dopo aver raggiunto il chiostro della Basilica, l’Arcivescovo ha recitato la preghiera di affidamento a San Giuseppe da Copertino, ha benedetto la città e ha bruciato con una candela le preghiere scritte dai fedeli.
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