In occasione dell’anno speciale dedicato a San Giuseppe, indetto da Papa Francesco, venerdì 19 novembre l’Arcivescovo Angelo Spina ha incontrato le famiglie di Camerano nella parrocchia Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. All’incontro erano presenti il parroco don Aldo Pieroni, don Lorenzo Rossini e circa 25 coppie consacrate dell’Istituto Santa Famiglia, fondato dal Beato Giacomo Alberione. Un Istituto di vita secolare consacrata, dove i coniugi cristiani vivono un cammino di perfezione evangelica nel mondo ispirandosi alla Santa Famiglia di Nazareth, modello, luce e sorgente di grazia.
Dopo il saluto iniziale di don Aldo Pieroni, Mons. Angelo Spina ha ripercorso la vita di San Giuseppe e ha sottolineato che, in tutti gli imprevisti della sua vita, «è stato sempre un uomo giusto, pieno di fede, che ha amato tanto Maria e Gesù e si è preso cura di loro. Dopo l’Annunciazione, Giuseppe anziché denunciare Maria, pensa di andarsene. Lui ci insegna cosa è l’amore che non è mai possessivo, non è violento e non imprigiona. Il vero amore lascia liberi. A casa nostra, siamo uomini giusti? Imprigioniamo l’amore o lo lasciamo libero?». Dopo il sogno dell’angelo, «Giuseppe fa l’atto di fede più bello e sposa Maria, rispettandola come donna e persona». Un’altra caratteristica del padre putativo di Gesù è il «silenzio. Giuseppe nei Vangeli non parla mai, ascolta. È l’uomo del sì a Dio nel nascondimento e nel silenzio. Come è la mia fede oggi? A casa parlo solo o sono disposto ad ascoltare?».
Tra gli imprevisti nella vita di Giuseppe, ci sono il censimento di Cesare Augusto, il fatto che non trovano un posto dove far nascere Gesù, le minacce di Erode, ma in tutte queste difficoltà, «Maria e Giuseppe non si sono mai arresi e sono andati avanti dicendo sempre il loro sì a Dio. Oggi viviamo in un tempo di pandemia, c’è chi ha una malattia o vive altre difficoltà, ma Dio ci accompagna sempre, anche in queste situazioni difficili. Lui è presente e non ci abbandona mai. Anche nelle tragedie, Dio non è assente. Voi credete che Dio c’è, anche quando la vita è storta?».
Facendo riferimento al ruolo dei padri verso le mogli e al rapporto con i figli, l’Arcivescovo ha anche sottolineato che «Giuseppe si è sempre preso cura di Maria e ha saputo custodire il bambin Gesù. Ha saputo custodire la vita. Maria e Giuseppe hanno anche insegnato a Gesù a pregare. Voi insegnate ai vostri figli a pregare e li invitate a ringraziare Dio per i suoi doni al termine della giornata? Come stiamo educando le nuove generazioni alla fede?». Quando Gesù ha 12 anni, durante il viaggio di ritorno da Gerusalemme a Nazareth, «Maria e Giuseppe angosciati si mettono alla ricerca di Gesù. Quanti figli oggi sono persi nella droga, nella ludopatia o in tante altre dipendenze, e dobbiamo avere un amore vivo, presente e sempre attento. A volte però perdiamo anche noi Gesù, cioè lo smarriamo perché non lo cerchiamo più. Da quanto tempo non preghi? Non ti preoccupi che hai smarrito Dio?».
L’Arcivescovo ha infine ricordato le parole “Non temere” che l’angelo disse a Giuseppe e ha invitato i genitori a credere che «Dio è sempre vicino e ci accompagna in tutti i momenti della vita, anche quelli difficili. Giuseppe ci dimostra che, in tutti gli imprevisti della vita, è rimasto un uomo di fede e ha amato con un amore che nutre e non possiede. È rimasto in silenzio e ha saputo custodire la vita». Al termine dell’incontro, alcuni genitori hanno posto delle domande all’Arcivescovo e lo hanno ringraziato perché li ha aiutati a conoscere meglio San Giuseppe. C’è chi è rimasto colpito del grande amore con cui Giuseppe ha amato Maria e Gesù, chi del suo silenzio e della sua fede, chi si è interrogato sul proprio ruolo di padre e ha capito che è importante crescere bene i propri figli, donando loro tempo, ascoltandoli, educandoli alla fede e insegnando loro a pregare.
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