Il Natale si avvicina e il Museo Diocesano di Ancona “Mons. Cesare Recanatini” si prepara ad accoglierlo con un percorso guidato sull’iconografia della Natività, dal sarcofago di Gorgonio del IV secolo all’arazzo di Rubens del XVII secolo e con la proiezione e l’illustrazione dei più bei dipinti della storia dell’arte sul tema. Domenica 5 dicembre i visitatori si sono immersi nell’atmosfera natalizia grazie agli operatori del Museo che li hanno guidati attraverso le più significative rappresentazioni del Natale. La storica dell’arte Laura Fadda ha spiegato che sul coperchio del sarcofago di Tito Flavio Gorgonio (sec. IV, marmo) compare «una delle prime scene della natività con Maria, il Bambino nella mangiatoia, una tettoia stilizzata, un pastore, il bue e l’asinello, e i tre Magi vestiti all’orientale. Non compare invece la figura di San Giuseppe che sarà rappresentata solo dopo il 431, data del Concilio di Efeso, con il quale si affermerà il dogma della maternità divina di Maria».
Il percorso è continuato con la Vergine Odigitria, Madonna con Bambino in trono (sec. XIII, pietra incisa con tracce policrome) che «indica la Via, la Verità e la Vita, cioè Gesù, raffigurato con un aspetto da adulto, colto in atteggiamento benedicente, con il rotolo della legge in mano» e con la Vergine Glicophilousa, Madonna con Bambino (sec. XII-XIII, pietra), «dove Gesù abbraccia la madre per consolarla, dato che lei già conosce il futuro del proprio figlio». Da un frammento di rosone raffigurante l’agnello (sec. XII-XIII, pietra), si è arrivati ad una croce processionale del XV secolo, alla Madonna col Bambino e Sant’Anna Vergine Odighitria (sec. XVI, tempera su tavola), alla Madonna col Bambino Vergine Glicophilousa (sec. XVI, dipinto a tempera su tavola) e a Mater Sapientiae di Francesco Trevisani (sec. XVIII, olio su tela). L’itinerario è terminato nell’ultima sala del Museo, con l’arazzo di Rubens “Natività (adorazione dei pastori)” del XVII secolo, in lana, seta e fili d’oro e d’argento, commissionato all’inizio del XVII secolo insieme agli altri tre arazzi custoditi nel Museo dalla Confraternita del Santissimo Sacramento di Ancona alla manifattura RAES di Bruxelles.
Mons. Angelo Spina ha spiegato che «lo sguardo viene subito colpito dalla luce che proviene dal Bambino. Maria e Giuseppe presentano ai pastori il figlio di Dio, il Signore e il Salvatore, e una donna ha in mano un uovo, simbolo della vita, ad indicare che Gesù Cristo che nasce e muore è colui che risorge e dà la vita. Il Bambino è rappresentato anche da un’immagine forte, da un agnello legato, che simboleggia Gesù che si immola e dà la vita. Lui dà tutto se stesso all’umanità e non trova comprensione, viene rinnegato da Pietro e il rinnegamento è simboleggiato dal gallo che si trova ai piedi della donna. I fasci di grano nella mangiatoia indicano invece che Cristo è il pane della vita. Lui nasce a Betlem che significa appunto “Casa del pane”. La bellezza di questo dipinto apre il nostro cuore al Natale e a Dio che si è fatto uomo ed è venuto per donarci pace e gioia. Anche noi, come i pastori, possiamo accogliere il Salvatore».
Il percorso è terminato con la proiezione e la spiegazione dei più bei dipinti della storia dell’arte sull’Annunciazione e la Natività, dall’arcosolio della catacomba di Priscilla (III sec. Roma) che è la prima testimonianza iconica della Natività alle icone in stile bizantino, fino all'”Adorazione del Bambino” di Lorenzo Lotto e all'”Adorazione dei pastori” del Correggio. “Natale al museo” tornerà anche domenica 12 dicembre, alle ore 16 (ingresso ad offerta libera e prenotazione al 3208773610).
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