“Dio è amore” è la frase che hanno deposto ai piedi del presepe gli studenti della scuola Maestre Pie Venerini, all’inizio della Santa Messa prenatalizia, presieduta giovedì 23 dicembre dall’Arcivescovo Angelo Spina nella chiesa di San Domenico. Un piccolo gesto per ricordare che il Natale rivela l’amore di Dio per l’umanità e invita ognuno ad amare e a prendersi cura degli altri. Sulle note del canto “Lodate Dio”, ogni alunno ha così portato una lettera ai piedi dell’altare e, davanti al presepe, è comparsa la scritta “Dio è amore”. Ogni classe si è preparata al Natale anche preparando una preghiera che è stata scritta su un cuore, letta sull’altare durante la preghiera dei fedeli e poi deposta ai piedi del presepe. E, dato che il Natale, invita a riscoprire anche il valore del dono, tre genitori hanno portato davanti all’altare tre cesti da donare ai poveri, nel momento dell’offertorio.
In preparazione al Natale, dunque, questa mattina l’Arcivescovo ha incontrato gli studenti, i genitori, i docenti e le suore della scuola Maestre Pie Venerini che hanno preparato tutto con cura, dai canti alle preghiere. «Chi è Gesù? – ha chiesto l’Arcivescovo ai ragazzi – Voi avete scritto “Dio è amore” e avete scritto bene. Se non andiamo da Gesù, non impariamo ad amare, né a vivere come fratelli e sorelle. L’amore non fa mai male a nessuno, dona il bene e si preoccupa degli altri. Vediamo se noi siamo nell’amore o in ciò che non è amore. In questo anno difficile a causa della pandemia, purtroppo sono stati spesi più soldi per costruire le armi che per aiutare le persone. Anche nei vostri cuori possono esserci delle armi, ad esempio quando non volete bene a qualcuno o quando provate risentimento e rancore. Dunque, cosa potete fare? Togliere l’egoismo e la superbia, accogliere Gesù e imparare ad amare».
L’Arcivescovo ha anche ricordato un aneddoto della sua infanzia. «Quando ero piccolo e facevo il presepe – ha raccontato – c’era un personaggio, un pastore che, a differenza degli altri, non portava nessun dono a Gesù. Era in atteggiamento curvo e reverenziale, con una mano sul petto. Decisi così di metterlo in un posto lontano dalla scena, dove era meno visibile. Mio nonno si accorse e mi suggerì invece di metterlo vicino a Gesù, spiegandomi che era il personaggio che aveva capito bene quale atteggiamento bisognava avere di fronte al Bambino Gesù. Stava lì, “incantato”, in contemplazione, pieno di stupore davanti a Gesù. Gli altri personaggi portavano le cose, lui portava se stesso per accogliere il dono del Bambino e così poter donare amore gli altri. Accogliamo dunque Gesù nel nostro cuore. Lui nasce per dirci ancora una volta che ci ama e per invitarci ad amare gli altri come Lui ci ha insegnato».
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