«Fissate lo sguardo sulla Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, perché è la famiglia-modello, in cui tutte le famiglie del mondo possono trovare il loro punto di riferimento e una sicura ispirazione». È questo l’invito che l’Arcivescovo Angelo Spina ha rivolto alle coppie di sposi presenti oggi nella parrocchia Sacra Famiglia di Osimo, in occasione della festa della Santa Famiglia di Nazareth. Durante la Santa Messa, l’Arcivescovo ha ricordato che «non esiste una famiglia perfetta» e che, per superare le difficoltà e le incomprensioni, «c’è bisogno dell’amore di Dio, della sua grazia, che il giorno del matrimonio ha fatto dei due una sola carne. È necessario il perdono e, come ricorda Papa Francesco, tre parole non devono mai mancare in una famiglia: permesso, grazie e scusa». Come ogni anno gli sposi sono stati invitati a rinnovare le promesse matrimoniali. Durante la celebrazione, hanno confermato il “sì” alla propria vocazione sponsale e familiare tantissime coppie, alcune sposate da cinque anni, altre insieme da 55 anni. Al termine della Santa Messa, insieme al parroco don Francesco Scalmati, l’Arcivescovo ha donato agli sposi un’immagine della Santa Famiglia.
Pubblichiamo di seguito l’omelia integrale dell’Arcivescovo Angelo Spina
Cari fratelli e sorelle, celebriamo oggi, in questa domenica dopo Natale, la Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria. Se la famiglia è all’origine della creazione, Dio creò l’uomo e la donna e disse loro: crescete e moltiplicatevi, la troviamo, poi, nel momento dell’incarnazione, Gesù che nasce per opera dello Spirito Santo da Maria, ha bisogno di una famiglia e Giuseppe fa da padre a Gesù e Maria lo ama con tenerezza di madre. Nella Bibbia troviamo tante storie di famiglie con la loro forza positiva ma anche con le loro crisi. Fin dalla prima pagina, dove entra in scena la famiglia di Adamo ed Eva, dopo il peccato originale, si sperimenta la crisi, con il carico di violenza, ma anche della forza della vita che continua. Tutta la Bibbia presenta il racconto dell’amore tra marito e moglie, genitori e figli, con tutte le sfaccettature. Nel Vangelo di oggi che abbiamo ascoltato c’è la storia di una crisi familiare, di un adolescente difficile, di due genitori che non riescono a capire che cosa ha in testa. I genitori vanno a Gerusalemme per la festa di Pasqua e al ritorno non ritrovano il figlio, sperimentano l’angoscia di averlo perso, corrono di nuovo a Gerusalemme e quando lo ritrovano nel tempio, in mezzo ai maestri, sua madre gli dice: «Figlio, perché ci hai fatto questo, tuo padre ed io angosciati ti cercavamo».
È il racconto di una famiglia che alterna giorni sereni tranquilli e altri drammatici, come accade in tutte le famiglie, specie con i figli adolescenti. Ma che sa fare buon uso delle crisi, attraverso un dialogo senza risentimenti e senza accuse. Figlio perché ci hai fatto questo? L’interesse di Maria non è rivolto al rimprovero, non accusa, non giudica, non si deprime perché il figlio l’ha fatta soffrire, ma cerca di capire, di comprendere, di accogliere una diversità difficile. «Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?» risponde Gesù alla madre. I figli non sono una proprietà dei genitori, appartengono al Signore, al mondo, alla loro vocazione, ai loro sogni. Un figlio non può, non deve strutturare la sua vita in funzione dei genitori. Un figlio non sempre si può capire nelle sue intenzioni, ma è sempre da abbracciare. Il Vangelo continua dicendo che Gesù scese a Nazaret con i suoi genitori, tornò a casa e stava loro sottomesso. C’è incomprensione, c’è un dolore che pesa sul cuore, eppure Gesù torna con chi non lo capisce. E cresce dentro quella famiglia santa e limitata. Sono santi, eppure non si capiscono tra loro. E noi ci meravigliamo di non capirci, qualche volta, nelle nostre case? Tutte diversamente imperfette, ma tutte capaci di far crescere. Gesù lascia i maestri della Legge, va con Giuseppe e Maria, maestri di vita: al tempio, Dio preferisce la casa, luogo del primo e più importante magistero, dove i figli imparano l’arte di essere felici: l’arte di amare. Perché i genitori non dimentichino mai che sono il primo libro che i figli leggono.
Di fronte all’evidenza dobbiamo riconoscere che non esiste una famiglia perfetta. Non abbiamo genitori perfetti, non c’è un marito perfetto, una moglie perfetta non ci sono figli perfetti. E’ cosa comune ascoltare le continue lamentele. Ci si delude a vicenda, l’un l’altro. Cosa fare in queste situazioni? C’è bisogno dell’amore di Dio, della sua grazia, che il giorno del matrimonio ha fatto dei due una sola carne. E’ necessario il perdono. Senza perdono la famiglia diventa un’arena di conflitti. Senza il perdono, la famiglia si ammala. Colui che non perdona non ha pace nell’anima o comunione con Dio. Purtroppo noi viviamo in un tempo in cui anziché mettere al centro l’altro e il bene della famiglia, mettiamo al centro il nostro “io”, egoista e superbo. Oggi siamo abituati a buttare via gli oggetti appena si guastano. In un tempo non molto lontano, quando un oggetto si rompeva non veniva buttato via, ma si faceva del tutto per ripararlo. Quante cose oggi nelle famiglie vanno in un certo senso riparate e non buttate via. La famiglia, pertanto, è il “sì” del Dio Amore. Solo a partire dall’amore la famiglia può manifestare, diffondere e ri-generare l’amore di Dio nel mondo. Senza l’amore non si può vivere come figli di Dio, come coniugi, genitori e fratelli. Desidero sottolineare quanto sia importante che le famiglie si chiedano spesso se vivono a partire dall’amore, per l’amore e nell’amore. Ciò, concretamente, significa darsi, perdonarsi, non spazientirsi, anticipare l’altro, rispettarsi.
A pochi giorni dal Natale, la liturgia ci invita a fissare lo sguardo sulla Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. È bello riflettere sul fatto che il Figlio di Dio ha voluto aver bisogno, come tutti i bambini, del calore di una famiglia. Proprio per questo, perché è la famiglia di Gesù, quella di Nazaret è la famiglia-modello, in cui tutte le famiglie del mondo possono trovare il loro sicuro punto di riferimento e una sicura ispirazione. Ad imitazione della Sacra Famiglia, siamo chiamati a riscoprire il valore educativo del nucleo familiare: esso richiede di essere fondato sull’amore che sempre rigenera i rapporti aprendo orizzonti di speranza. In famiglia si potrà sperimentare una comunione sincera quando essa è casa di preghiera. Quando gli affetti sono seri, profondi e puri. Quando il perdono prevale sulle discordie. Quando l’asprezza quotidiana del vivere viene addolcita dalla tenerezza reciproca e dalla serena adesione alla volontà di Dio. Papa Francesco più volte ha rimarcato: «È vero, in ogni famiglia ci sono dei problemi, e a volte anche si litiga. “Padre, ho litigato…” – siamo umani, siamo deboli, e tutti abbiamo a volte questo fatto che litighiamo in famiglia. Io vi dirò una cosa: se litighiamo in famiglia, che non finisca la giornata senza fare la pace. “Sì, ho litigato”, ma prima di finire la giornata, fai la pace. E sai perché? Perché la guerra fredda del giorno dopo è pericolosissima. Non aiuta. E poi, in famiglia ci sono tre parole, tre parole da custodire sempre: “permesso”, “grazie”, “scusa”.
“Permesso”, per non essere invadenti nella vita degli altri. “Permesso: posso fare qualcosa? Ti sembra che possa fare questo?”. “Permesso”. Sempre, non essere invadente. “Permesso”, la prima parola.
“Grazie”: tanti aiuti, tanti servizi che ci facciamo in famiglia. Ringraziare sempre. La gratitudine è il sangue dell’anima nobile. “Grazie”.
E poi, la più difficile da dire: “Scusa”. Perché noi sempre facciamo delle cose brutte e tante volte qualcuno si sente offeso di questo. “Scusami”, “scusami”. Impara a chiedere perdono e dona il perdono per quanto hai ricevuto. Colui che non perdona diventa fisicamente, emotivamente e spiritualmente malato. Ed è per questo che la famiglia ha bisogno di essere un luogo di vita e non di morte; Il territorio della cura e non della malattia; Lo scenario del perdono e non della colpa. Il perdono porta gioia dove il rancore produce tristezza. Non dimenticatevi le tre parole: “permesso”, “grazie”, “scusa”». Oggi preghiamo per tutte le famiglie perché in esse mai si spenga il fuoco dell’amore che Dio ha posto il giorno del matrimonio, per tutte le famiglie ferite perché mai venga a mancare la speranza, perché in ogni famiglia ci sia il rispetto reciproco, ci si prenda cura gli uni degli altri, dei figli, delle persone anziane di quelle ammalate. Il futuro passa attraverso la famiglia, senza famiglia non c’è futuro. La Famiglia di Nazaret, Gesù Giuseppe e Maria intercedano per tutte le famiglie perché in esse regni la pace e l’amore. Amen.
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