Sono state circa 5mila le persone ascoltate nella nostra Arcidiocesi, grazie al cammino sinodale che è iniziato il 17 ottobre 2021 con la solenne celebrazione nella Cattedrale di Ancona, presieduta da Mons. Angelo Spina. Centotrenta sono stati i coordinatori e quasi 80 le schede inviate all’equipe diocesana, frutto delle sintesi fatte nelle singole unità sinodali. C’è soddisfazione, nella Chiesa di Ancona-Osimo, per il cammino sinodale svolto fino ad oggi, testimoniata anche dai numeri provvisori (continuano ad arrivare schede) riguardo il coinvolgimento-partecipazione a questa nuova esperienza, così come ha spiegato Lucia Panzini, referente diocesana, durante la solenne celebrazione liturgica presinodale, presieduta dall’Arcivescovo, che si è svolta domenica 10 aprile nella Cattedrale di San Ciriaco.
Durante la celebrazione, in cui sono stati vissuti momenti di preghiera e di ascolto della Parola di Dio, l’equipe sinodale diocesana ha presentato la prima bozza della sintesi finale, che è stata scritta dopo aver elaborato le circa 80 schede inviate dai coordinatori. La consultazione sinodale nella nostra diocesi si è infatti attuata attraverso la costituzione di gruppi sinodali, nei quali è stata vissuta un’esperienza di ascolto reciproco. Tantissime sono le persone che hanno partecipato. Questa prima fase di ascolto ha infatti coinvolto non solo le parrocchie, gli uffici pastorali e i movimenti, ma anche il mondo del lavoro e i cosiddetti “lontani” dalla Chiesa. L’obiettivo che si era posto l’equipe era proprio quello di ascoltare tutti, non lasciando fuori nessuno. Un gruppo sinodale è stato così vissuto in carcere, ma ne sono stati organizzati tantissimi nella diocesi, che hanno coinvolto bambini, giovani, fidanzati, giornalisti, medici, universitari, insegnanti e l’associazione sportiva dilettantistica giovane Ancona calcio.
Durante la celebrazione, è stata ascoltata una testimonianza sul gruppo sinodale vissuto nel carcere di Montacuto. Durante l’intervento, il moderatore ha raccontato che i carcerati hanno ringraziato i volontari della Caritas per «il supporto materiale e psicologico e per l’ascolto e l’assistenza durante e dopo la carcerazione», ma hanno anche chiesto «una maggiore presenza del sacerdote in carcere». Dopo gli interventi, Lucia Panzini ha letto la prima bozza della sintesi, spiegando tutte le tappe del cammino sinodale nella nostra Arcidiocesi e ciò che è emerso dall’ascolto. Fino al 27 marzo è stato vissuto l’ascolto nei gruppi sinodali, dopodiché i coordinatori hanno redatto le sintesi, elaborando le centinaia di schede inviate dai moderatori che hanno guidato i gruppi. Entro il 3 aprile i coordinatori hanno inviato le schede all’equipe sinodale che in questi giorni è stata impegnata a leggerle e a preparare la prima bozza della sintesi finale che è stata appunto presentata ieri sera nella Cattedrale di San Ciriaco.
Lucia Panzini ha spiegato che dalle schede è emerso «l’apprezzamento dell’iniziativa di far lavorare piccoli gruppi di persone intorno alle domande di senso sul come essere Chiesa oggi. Tutti sembravano aspettare un’occasione come questa e ogni gruppo ha manifestato gratitudine profonda per aver ricevuto l’input. Senza reticenze si stanno delineando i bisogni più forti, esplicitati dalle risposte provenienti da tante realtà del nostro territorio, come il bisogno di rapporti interpersonali “caldi” da vivere dentro la Chiesa, per sentirsi a casa, senza falsa retorica, e il bisogno, allo stesso tempo, di sentirsi Comunità anche con chi è o si sente o è visto come “fuori dalla Chiesa”. È forte il desiderio di “uscire” dalla chiusura che spesso viene sentita come caratteristica di una Chiesa poco accogliente. Tra i desideri ricorrenti: poter affrontare come cristiani, negli ambienti in cui viviamo, le tematiche inquietanti della contemporaneità liquida, come famiglie di fatto, identità sessuale, divorzio, aborto, fine-vita…Da più parti si rileva che “l’ascolto” spesso si ferma al loro cospetto. Tra i desideri, anche poter essere luogo attraente e di crescita per i giovani, identificati da molti come i più grandi “creditori di ascolto” nella Chiesa; poter essere protagonisti di un dialogo progettuale negli organismi della vita ecclesiale, primi tra tutti i Consigli Pastorali, non sempre regolari. Fioriscono anche le proposte di rinnovamento, che riguardano soprattutto i linguaggi e quindi la comunicazione, oggi così importante. È stato così chiesto di rinnovare il linguaggio della liturgia, senza alterarne ovviamente i contenuti, ma anzi trovando le modalità per renderla partecipativa e incarnata, qui e ora; di rinnovare la catechesi, facendone un percorso di crescita permanente, che ci accompagni soprattutto quando l’età adulta ci propone i passaggi più complessi; di rinnovare lo stile comunicativo tra laici e sacerdoti, per ascoltarsi e comprendersi a livello profondo e per poter comunicare una identità di chiesa dialogante vissuta».
Dopo aver letto la sintesi, sono stati consegnati dei fogli dove ognuno ha potuto indicare le proprie impressioni. L’equipe terrà conto di quanto scritto per elaborare la sintesi definitiva, che dovrà essere sottoscritta e approvata dall’Arcivescovo prima di essere inviata alla Cei. Durante la celebrazione è stato anche letto il racconto del Vangelo di Luca dei discepoli di Emmaus, come icona biblica del cammino sinodale. Mons. Angelo Spina ha sottolineato che «mentre i due discepoli camminano, discutendo e litigando, arriva Gesù che cammina con loro e ascolta le loro lamentele e delusioni. Ecco allora il cammino sinodale, fatto di ascolto. Quanto è bello questo cammino di Dio con noi. Dopo che li ha ascoltati, Gesù spiega le Scritture e li porta ad un ascolto non verso l’altro, ma verso l’Alto e riaccende nei loro cuori il calore della fede e della speranza. Affinché ci sia un cammino sinodale, c’è bisogno della Parola di Dio che accende nei cuori amore, speranza e luce. Nel Vangelo leggiamo anche che nasce dal loro cuore una preghiera ed ecco l’immagine della Chiesa che prega in cammino. Poi i discepoli chiedono a Gesù di rimanere con loro e Lui accetta l’invito. Si mettono a mensa, la tavola è accoglienza, condivisione e luogo dell’incontro e della gioia. Gesù prende il pane e lo spezza e questo gesto apre gli occhi del loro cuore e lo riconoscono. A quel punto Gesù sparisce dalla loro vista e loro tornano a Gerusalemme e raccontano che Cristo è risorto. Ecco l’annuncio della buona notizia. Primato della Parola di Dio e centralità dell’eucarestia sono importanti per portare agli altri la buona notizia». Al termine della celebrazione, prima del canto del Magnificat, l’Arcivescovo ha ringraziato i referenti diocesani, l’equipe, i coordinatori, i moderatori, le persone che hanno partecipato ai gruppi sinodali, i sacerdoti, i religiosi, i diaconi e i seminaristi. La Chiesa è viva, perciò evviva la Chiesa».
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