L’Arcidiocesi di Ancona-Osimo ha un nuovo sacerdote. Don Giuseppe Luigi Rella è stato ordinato presbitero sabato 11 giugno nella Cattedrale di San Ciriaco, per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di S.E. Mons. Angelo Spina. Don Giuseppe ha deciso di lasciare tutto per seguire Gesù, perché, «nella tua volontà è la mia gioia; mai dimenticherò la tua parola» (Sal 119,16), come recita il versetto del Salmo 119 che ha scelto per la sua ordinazione presbiterale. Sette anni fa, all’età di 43 anni, ha infatti deciso di lasciare il lavoro, la famiglia e la sua città per entrare in seminario. Mentre lavorava a Milano in un’azienda produttrice di apparati per telecomunicazioni, ha conosciuto il movimento Gloriosa Trinità che è stato decisivo nel suo percorso di ricerca vocazionale e, ieri sera, davanti all’Arcivescovo, ai suoi genitori, alle sorelle, ai sacerdoti diocesani e a tutti coloro che lo hanno accompagnato in questi anni, ha detto il suo Sì per sempre al Signore.
Giuseppe ha maturato la sua vocazione in età adulta e, come ha detto il Rettore del Seminario don Claudio Marchetti, «attraverso il movimento Gloriosa Trinità, la comunità del Seminario, e i tanti volti incontrati nelle diverse comunità parrocchiali, si è sempre sentito accompagnare con tenerezza dal Signore e ha imparato gradualmente a fidarsi di Lui e ad affidargli il timone della sua vita. Giuseppe ha saputo dare buona testimonianza della sua fede e delle sue qualità umane, non solo in seminario, ma anche nelle diverse comunità parrocchiali che egli ha servito nel tempo del tirocinio pastorale (Santa Maria delle Grazie ad Ancona, San Giuseppe a Falconara, Sant’Andrea Apostolo a Castelferretti). Giuseppe desidera servire il Signore come strumento di misericordia nella sua Chiesa, restituendo gratuitamente quanto gratuitamente ha ricevuto».
Durante l’omelia, l’Arcivescovo lo ha invitato ad «imitare lo stile di Gesù, che è vicinanza, compassione e tenerezza». In particolare, Mons. Angelo Spina ha ricordato le “quattro vicinanze” del sacerdote, indicate da Papa Francesco. La prima è la vicinanza a Dio e l’Arcivescovo ha sottolineato che «un sacerdote è invitato innanzitutto a coltivare l’intimità con Dio. Da questa relazione potrà attingere tutte le forze necessarie per il suo ministero». La seconda vicinanza è al vescovo. «L’obbedienza non è un attributo disciplinare – ha spiegato – ma la caratteristica più forte dei legami che ci uniscono in comunione. Obbedire, in questo caso al vescovo, significa imparare ad ascoltare e ricordarsi che nessuno può dirsi detentore della volontà di Dio, e che essa va compresa solo attraverso il discernimento. Il vescovo, chiunque egli sia, rimane per ogni presbitero e per ogni Chiesa particolare un legame che aiuta a discernere la volontà di Dio». La terza vicinanza è quella tra i presbiteri e Mons. Angelo Spina ha ricordato l’importanza della fraternità, che «è scegliere deliberatamente di cercare di essere santi con gli altri e non in solitudine, santi con gli altri». La quarta vicinanza è al popolo di Dio e invita a «portare avanti lo stile del Signore, che è stile di vicinanza, di compassione e di tenerezza, perché capace di camminare non come un giudice ma come il Buon Samaritano, che riconosce le ferite del suo popolo».
L’Arcivescovo ha anche sottolineato che «la nostra vocazione è prima di tutto una risposta a Colui che ci ha amato per primo (cfr 1 Gv 4,19) e che ti ha fatto sentire la sua voce amica: “Tu lascia tutto e seguimi”. Caro Giuseppe, il Signore ti chiama a seguirlo e questo comporta delle rinunce, rinunce che non vanno fatte con atto volontaristico e forzato. L’Odissea di Omero ci ricorda che Ulisse, per resistere al canto ammaliante delle sirene, si fece legare dall’equipaggio della sua nave e ordinò ai suoi compagni di tapparsi le orecchie. Ma in un altro racconto della letteratura greca apprendiamo che Orfeo, il musico divino, vedendo il pericolo delle sirene, affinché i marinai non udissero le loro insidiose canzoni prese a suonare la sua lira e la melodia di Orfeo era così superiore che tutti accorsero per ascoltarla. Dio non toglie, Dio non impone, Dio dà di più e per questo è possibile, con la grazia di Dio, vivere poveri, casti e obbedienti. Il popolo di Dio si aspetta tanto dal sacerdote. Il prete è l’uomo del dono, del dono di sé, ogni giorno senza ferie, senza sosta. Perché la vita di un sacerdote non è una professione ma una donazione, non un mestiere, ma una vocazione, non è lavoro, ma missione».
Dopo l’omelia è iniziata la liturgia dell’ordinazione. Giuseppe, pronunciando le parole “Sì, lo voglio”, ha donato la sua vita a Cristo e alla Sua Chiesa. Quello che gli viene chiesto è espresso chiaramente nella preghiera di ordinazione presbiterale: annunciare la Parola di Dio, celebrare la Santa Eucarestia, pregare la Liturgia delle Ore a favore di tutti, implorare misericordia per il popolo a lui affidato, soprattutto con il sacramento della riconciliazione, essere segno di carità, essere nel presbiterio e vivere la comunione con tutti i sacerdoti unito al Vescovo. Inginocchiato davanti a Mons. Angelo Spina, Giuseppe ha poi promesso obbedienza all’Arcivescovo e ai suoi successori, mentre durante il canto delle Litanie si è prostrato a terra in segno di umiltà e di consegna totale della propria vita a Dio. Mons. Angelo Spina ha poi imposto le mani sul capo di Giuseppe, un gesto che è stato ripetuto da tutti i sacerdoti presenti, tra cui Don Andrea Swiecinski, fondatore del movimento Gloriosa Trinità.
Dopo la preghiera consacratoria, Giuseppe è stato rivestito dei paramenti sacerdotali. L’Arcivescovo ha unto con il Sacro Crisma le sue mani e gli ha consegnato il pane e il vino che servono per la celebrazione eucaristica. Giuseppe ha poi scambiato l’abbraccio di pace con il vescovo e con i sacerdoti, ad indicare il suo ingresso nel presbiterio. Al termine della celebrazione, toccante e commovente, Giuseppe ha ringraziato il Signore, la famiglia, i presenti e tutti coloro che lo hanno accompagnato in questi anni: «L’anima mia magnifica il Signore perché veramente grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente. Le grandi cose le fa in ciascuno di noi se ci fidiamo di Lui, se ci affidiamo a Lui e se ci lasciamo guidare docilmente da Lui. Io chiedo a Dio questa docilità alla Sua volontà perché, come ho anche scritto nel santino, la Sua volontà è la mia gioia. Io so che Lui mi ama e, visto che mi ama, vuole il mio bene e la mia gioia, e io mi fido di Lui. Grazie Signore Gesù».
Pubblichiamo l’omelia integrale di S. E. Mons. Angelo Spina: Omelia Ordinazione presbiterale di don Giuseppe Luigi Rella
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