Commemorazione dei defunti: Santa Messa nel cimitero di Osimo

In occasione della commemorazione dei defunti, tanti fedeli hanno partecipato alla Santa Messa presieduta da Mons. Angelo Spina all’interno del cimitero di Osimo, concelebrata dai parroci della città. Mercoledì 2 novembre molte persone hanno pregato sulle tombe dei propri cari, portando fiori e accendendo lumini per i parenti e gli amici scomparsi. È stata una giornata in ricordo dei defunti, durante la quale l’Arcivescovo ha parlato delle «lacrime che scendono dagli occhi, quando perdiamo le persone a noi care», ma ha anche ricordato che la morte «non è la fine, è un passaggio» e che è importante «credere nella vita eterna e nella risurrezione».

In particolare durante la celebrazione, a cui ha partecipato anche il sindaco Simone Pugnaloni, ha sottolineato che «ogni distacco provoca sofferenza» e che «il distacco più grande lo viviamo con la morte delle persone a noi care, come genitori, figli, nonni e amici. Quando muore qualcuno, piangiamo e le lacrime sono umane perché Dio che si è fatto uomo in Gesù cristo ha pianto. Quando Lazzaro morì, Gesù scoppiò in pianto. Nel Vangelo leggiamo anche che Maria di Magdala, dopo la morte e la sepoltura di Gesù, di buon mattino si recò al sepolcro e si mise a piangere perché vide la tomba vuota. Gesù le domandò: “Donna, perché piangi?”, quasi come a dire “Non piangere”. Questa è la parola che Gesù oggi rivolge anche a noi. Le lacrime fanno parte della vita, ma Gesù le dice che non deve guardare la vita all’indietro, con il giorno del calvario, della crocifissione, della morte e della sepoltura. Gesù le dice di guardare avanti, perché c’è un’alba nuova che è la risurrezione e dà un impegno a Maria: va’ dai miei discepoli e di’ loro che sono risorto. Questa è la nostra fede: dopo la morte il corpo viene sepolto, in attesa della risurrezione, e l’anima ritorna a Dio. Cristo è risorto e anche noi risorgeremo. Se non crediamo alla vita eterna e alla risurrezione la nostra fede è vuota e vana».

L’Arcivescovo ha spiegato anche che «Dio non ha creato l’uomo per la morte. Questa è entrata nel mondo a causa del peccato, ma Dio ci ha liberati dalla morte con la potente risurrezione di Gesù Cristo. La morte quindi non è la fine, è un passaggio. Quando moriamo non andiamo verso la fine, ma verso il fine della nostra esistenza. Ecco perché san Francesco d’Assisi la chiamava “sorella morte”». Mons. Angelo Spina si è poi soffermato su alcuni segni: i fiori e il cero acceso sulle tombe. «I fiori sono il segno della vita – ha detto – e indicano che la morte non ha l’ultima parola. Il cero acceso ricorda che Cristo risorto ha vinto le tenebre e che Lui è la luce vera che illumina ogni uomo». La celebrazione in suffragio dei defunti è terminata con la recita dell’Eterno riposo e con la benedizione delle tombe.

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