I bambini del catechismo e i frati francescani dell’Immacolata hanno accolto gioiosamente Mons. Angelo Spina che, lunedì 7 novembre, ha iniziato la visita pastorale nella parrocchia Beata Vergine Addolorata di Campocavallo. Appena l’Arcivescovo è sceso dall’auto, i ragazzi gli hanno mostrato lo striscione con la scritta “Benvenuto Padre Vescovo” e, dopo un applauso, hanno cantato in coro una canzone. Un bambino, a nome di tutta la comunità parrocchiale, lo ha ringraziato per la sua presenza e altri gli hanno consegnato un mazzo di rose bianche che Mons. Angelo Spina ha deposto davanti all’immagine prodigiosa della Beata Vergine Addolorata custodita nel santuario. Una oleografia che ritrae la Vergine mentre tiene tra le braccia il corpo di Gesù, appena deposto dalla croce. La Madonna ha lo sguardo rivolto al cielo in atto, non di rassegnato dolore, ma di completa uniformità della sua volontà a quella di Dio. L’immagine è prodigiosa perché il 16 giugno 1892, giorno del Corpus Domini, i fedeli si accorsero che era piena di goccioline, come se trasudasse lacrime. Il giorno seguente, 17 giugno, la Vergine mosse gli occhi. Il prodigio continuò per dieci anni consecutivi, ma subito iniziarono i pellegrinaggi a Campocavallo di fedeli provenienti da tutta Italia e dall’estero e tanti ricevettero guarigioni, grazie e conversioni per l’intercessione dell’Addolorata di Campocavallo.
Dopo il tradizionale rito di accoglienza, con il bacio del Crocifisso, l’aspersione dei fedeli con l’acqua benedetta e l’adorazione silenziosa davanti al Santissimo Sacramento, il parroco padre Domenico Maria Spadafina ha salutato l’Arcivescovo che, a sua volta, ha ringraziato i bambini e la comunità per la calorosa accoglienza e ha parlato della Madonna, a cui è dedicata la chiesa. «Maria è la vera credente – ha detto – ha creduto ed è stata la discepola di Gesù. Quando l’Arcangelo Gabriele è andato da lei, ha creduto alle sue parole e ha detto sì a Dio. Non si è mai messa al primo posto, ha vissuto in semplicità e ha seguito Gesù. Durante le nozze di Cana, quando venne a mancare il vino, disse infatti ai servi: “Fate quello che Gesù vi dirà” perché è Lui il Salvatore. Chiediamole dunque di accompagnarci in questa visita pastorale e di aiutarci a dire il nostro sì a Dio e ad essere suoi discepoli che accolgono la Sua parola e la mettono in pratica. L’amore a Dio ci porta ad amare i fratelli e, quindi, a mettere in pratica il comandamento nuovo “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”». È poi iniziata la celebrazione della Santa Messa, durante la quale i bambini attenti, le famiglie e i tanti fedeli della parrocchia hanno ascoltato la prima catechesi dell’Arcivescovo sul Credo.
Dopo la celebrazione eucaristica c’è stato l’incontro con i catechisti che guidano e accompagnano 85 bambini ai sacramenti. Il parroco padre Domenico ha presentato la comunità «molto viva» e ha parlato delle attività organizzate e delle difficoltà affrontate a causa della pandemia. In particolare ha chiesto ai catechisti di «non fermarsi all’ora di catechismo, ma di organizzare anche altre attività per coinvolgere i bambini, come la novena di Natale che è stata molto partecipata». Convinto della necessità di guidare bene i bambini e di creare un rapporto personale con loro, ha sottolineato l’importanza della formazione e ha chiesto all’Arcivescovo di creare, a tal fine, «un’equipe diocesana che possa incontrare i catechisti delle varie parrocchie dell’Arcidiocesi». Dopo aver ascoltato anche i catechisti che hanno spiegato come stanno accompagnando i ragazzi, Mons. Angelo Spina ha sottolineato che «stiamo vivendo un tempo di cambiamenti. In Evangelii Gaudium, il Papa ci ha detto che questo è il tempo dell’evangelizzazione, da vivere con lo stile del cammino sinodale. Il catechismo non deve essere più considerato solo una preparazione ai sacramenti. Non deve essere un momento di istruzione in cui si insegnano principi e regole, ma deve parlare alla vita dei ragazzi. Dobbiamo fargli cogliere quanto Dio li ama, solo così potranno amarlo e seguirlo. Oggi i bambini hanno un vuoto familiare perché spesso i genitori sono separati e si sono risposati o sono pieni di lavoro e hanno tante distrazioni. I ragazzi del catechismo devono quindi sentirsi accolti e amati. La catechesi è anche lo stare insieme: dopo un momento di gioco, si può donar loro una pillola di Vangelo, magari raccontando anche una storia. La nostra diocesi ha deciso di incamminarsi sulla strada del rinnovamento per tutto ciò che riguarda la catechesi e l’annuncio del Vangelo e ha elaborato un documento, uno strumento di lavoro. È necessario individuare i metodi giusti per generare e accompagnare ogni persona ad un incontro autentico con Gesù». Al termine dell’incontro, l’Arcivescovo ha donato ad ognuno il suo libro “Felici di credere. Noi crediamo” in cui spiega il Credo.
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