Pomeriggio tutto castellano per Mons. Angelo Spina che, lunedì 26 dicembre, ha partecipato al concerto di Natale e ha presieduto la celebrazione eucaristica nella ricorrenza liturgica di Santo Stefano, patrono della parrocchia Collegiata di Castelfidardo. Generalmente, come da tradizione, il concerto di Natale si svolge nella Collegiata, ma quest’anno per la complessità delle esecuzioni che hanno richiesto la presenza di quattro pianoforti, si è svolto nel Civico Auditorium “San Francesco”. L’impegno e la qualità di una fucina di talenti, quale la scuola civica di musica P. Soprani, si sono tradotti in un prodotto di alto livello, supportato da Amministrazione Comunale, Rossini Pianoforti e dalla parrocchia Collegiata. I protagonisti del “Concerto per quattro pianoforti e orchestra di Bach-Vivaldi” sono stati l’Orchestra Civica Soprani in formazione cameristica, diretta dal Maestro Emiliano Giaccaglia, i solisti dell’Accademia Lirica “Mario Binci” e dell’Accademia pianistica “Unisono”.
Dopo aver ringraziato per l’invito e aver salutato il sindaco Roberto Ascani, il parroco don Bruno Bottaluscio, i giovani talenti e i pianisti, Mons. Angelo Spina ha sottolineato che «la musica è arte, bellezza, armonia, è proprio la via della pace. E noi di questi tempi abbiamo tanto bisogno di pace e di elevarci verso la bellezza e verso l’armonia. Chi ha dentro la pace, l’armonia e l’amore di Dio, è una persona pacifica che sta in pace con Dio e con se stesso. Chi è pacifico diventa pacificatore, dovunque va non crea contrasti e scontri, ma porta armonia ed è costruttore di pace. Inoltre chi è pacifico e pacificatore, diventa anche pacifista, cioè è una persona sempre attiva per la pace, portatrice sempre di cose buone. In questo mondo ci sono molte ombre, ma anche tante belle luci e questa sera una stella musicale si è accesa in questa città di Castelfidardo: la città della fisarmonica, la città della musica. Grazie a tutti per questa bella musica e soprattutto ai giovani che sanno donarci belle note per la via della pace».
Dopo il concerto, l’Arcivescovo ha presieduto la Santa Messa nella parrocchia Collegiata, concelebrata dal parroco don Bruno e, durante l’omelia, ha parlato di Santo Stefano, primo martire, la cui festa si celebra il giorno dopo il Natale. «Oggi la Chiesa ci fa celebrare la memoria del primo santo cristiano martire Stefano – ha detto Mons. Angelo Spina – non celebriamo la sua nascita terrena, ma con la sua morte la nascita in cielo. Sappiamo bene chi è Stefano dalle Scritture. Gli Apostoli all’inizio si dedicarono alla preghiera, alla predicazione e ad aiutare i poveri nella comunità. Ma l’impegno per i poveri era tanto e allora gli Apostoli un giorno presero la decisione di dedicarsi alla preghiera e alla predicazione e scelsero all’interno della comunità alcuni uomini maturi che si sarebbero poi dedicati al servizio delle vedove, degli orfani e dei poveri. Scelsero sette uomini e tra questi anche Stefano. Ecco un primo dato: chi è Stefano? Una persona buona e matura, che aveva le quattro virtù cardinali: prudenza, fortezza, giustizia e temperanza. Stefano era un uomo maturo, equilibrato, diremmo noi oggi: una bella persona.
L’Arcivescovo ha anche spiegato che Stefano venne scelto per essere ordinato diacono. «La parola diacono – ha spiegato – significa colui che si mette al servizio del Signore Gesù, della Sua parola e delle persone povere. Stefano è un credente che fa sentire ad alta voce l’amore che ha per il Signore. Questo crea rancore, tanto che viene accusato pur non essendoci niente di male nella sua vita. La cattiveria umana si sprigiona accusandolo di aver bestemmiato e di altre nefandezze, viene processato e condannato alla lapidazione». Prendendo spunto dal dipinto del pittore fiammingo Ernest Van Schayck, posto nell’abside della Collegiata che rappresenta la lapidazione di Santo Stefano, l’Arcivescovo ha spiegato che “nel momento in cui viene lapidato, Stefano vede i cieli aperti, con Gesù Cristo seduto alla destra del Padre e gli angeli. Quando un uomo ha fede, quando una donna ha fede, vede oltre. Non vede solo l’aldiquà, ma vede l’aldilà. Non vede ciò che è superficiale, ma ciò che è essenziale e mentre Stefano viene massacrato, cioè ucciso a colpi di massi, a colpi di pietre, guarda il Cielo e recita una preghiera, quella che Gesù recita sulla croce: “Padre perdona loro che mi stanno uccidendo”. Noi troviamo quattro aspetti importanti in Stefano. Il primo: è un uomo per bene. Il secondo: è un credente che si mette al servizio dei poveri e degli altri, non pensa solo a se stesso, ma spende la sua vita per gli altri. Il terzo: crede nel Vangelo e dà la vita per il Vangelo e per il Signore. Il quarto: perdona. Santo Stefano ci insegna a perdonare sempre, anche quando non è facile».
Concludendo, Mons. Angelo Spina ha invitato i fedeli a seguire l’esempio di Santo Stefano e ad essere «credenti che annunciano il Vangelo, vivono la carità e perdonano». Alla fine della Santa Messa il parroco Don Bruno ha ringraziato l’Arcivescovo e gli ha consegnato più di un quintale di generi di prima necessità, raccolti dai cittadini di Castelfidardo, per la nuova mensa della Caritas diocesana, recentemente aperta ad Ancona (via Berti), nella chiesa di Santo Stefano. Per questa opera don Bruno ha ringraziato Mons. Angelo Spina che si è speso oltre ogni dire per la sua realizzazione.
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