Cari amici, giornalisti e operatori della comunicazione,
in occasione della memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e degli operatori della comunicazione sociale giunga a voi questo messaggio per ringraziarvi e incoraggiarvi del vostro servizio non sempre facile. Il Santo Padre Francesco per la 57esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ha scelto questo tema: Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15) (Operare secondo la verità nella carità). Il tema si collega idealmente a quello del 2022, “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, e vuole inserirsi in particolare nel cammino che condurrà tutta la Chiesa alla celebrazione del Sinodo di ottobre 2023. Parlare con il cuore significa “rendere ragione della speranza che è in noi” (cfr 1Pt 3,14-17) e farlo con mitezza, utilizzando il dono della comunicazione come un ponte e non come un muro. In un tempo contraddistinto – anche nella vita ecclesiale – da polarizzazioni e dibattiti esasperati che esacerbano gli animi, siamo invitati ad andare controcorrente.
Non dobbiamo temere di affermare la verità, a volte scomoda, che trova il suo fondamento nel Vangelo ma non dobbiamo disgiungere questo annuncio da uno stile di misericordia, di sincera partecipazione alle gioie e alle sofferenze dell’uomo del nostro tempo, come ci insegna in modo sublime la pagina evangelica che narra il dialogo tra il misterioso Viandante e i discepoli di Emmaus. Oggi, nel drammatico contesto di conflitto globale che stiamo vivendo, è quanto mai necessario l’affermarsi di una comunicazione non ostile. Una comunicazione aperta al dialogo con l’altro, che favorisca un “disarmo integrale”, che si adoperi a smontare “la psicosi bellica” che si annida nei nostri cuori, come profeticamente esortava San Giovanni XXIII, 60 anni fa nella Pacem in Terris. È uno sforzo che è richiesto a tutti, ma in particolare agli operatori della comunicazione chiamati a svolgere la propria professione come una missione per costruire un futuro più giusto, più fraterno, più umano.
Ricordava Papa Francesco il 13 novembre 2021: «Al giornalismo si arriva non tanto scegliendo un mestiere, quanto lanciandosi in una missione, un po’ come il medico, che studia e lavora perché nel mondo il male sia curato». La missione è quella di «spiegare il mondo, di renderlo meno oscuro, di far sì che chi vi abita ne abbia meno paura e guardi gli altri con maggiore consapevolezza, e anche con più fiducia». Ed è una missione non facile perché «è complicato pensare, meditare, approfondire, fermarsi per raccogliere le idee e per studiare i contesti e i precedenti di una notizia». Tre verbi, secondo Papa Francesco possono caratterizzare il «buon giornalismo»: ascoltare, approfondire, raccontare. «Ascoltare» perché «il buon giornalismo ha bisogno di tempo. Non tutto può essere raccontato attraverso le email, il telefono, o uno schermo». «Approfondire» che è «il contributo più grande». E «raccontare» ciò che accade, «la realtà che è un grande antidoto contro tante “malattie”», perché «significa non mettere se stessi in primo piano, né tantomeno ergersi a giudici, ma lasciarsi colpire e talvolta ferire dalle storie che incontriamo».
San Francesco di Sales, vostro patrono, grande comunicatore, con la sua saggezza e sapienza aveva colto il meglio di come comunicare, ai toni polemici e aspri aveva saputo trovare la via nuova del dialogo e della dolcezza seguendo la massima: «Se sbaglio, voglio farlo per troppa bontà piuttosto che per troppo rigore».
É interessante a questo proposito leggere la Lettera apostolica di Papa Francesco “Totus amoris est” (Tutto appartiene all’amore), scritta nel IV centenario della morte di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
San Francesco di Sales, vi protegga e vi custodisca nel vostro delicato lavoro.
Assicurando la mia preghiera, tutti benedico.
+Angelo Spina
Arcivescovo Metropolita di Ancona-Osimo