Tornare al gusto del pane, mettendo l’Eucaristia al centro della propria vita e della comunità. Come Cristo si fa “pane spezzato” e “sangue versato”, dare la vita per i fratelli in unione a quella del Redentore, perché non c’è un vero culto eucaristico senza compassione per i tanti poveri che anche oggi camminano accanto a noi. È questo il messaggio che Mons. Angelo Spina ha rivolto ai religiosi e alle religiose dell’Arcidiocesi durante la Santa Messa celebrata il 2 febbraio nella Concattedrale di Osimo, in occasione della Giornata mondiale della vita consacrata e della festa liturgica della Presentazione di Gesù al tempio. Dopo la benedizione e l’accensione delle candele, i sacerdoti in processione hanno raggiunto l’altare e, durante l’omelia, l’Arcivescovo ha invitato i religiosi e i consacrati a «inginocchiarsi davanti all’Eucaristia e ad adorare con stupore il Signore presente nel pane. Impariamo anche a piegarci con compassione e tenerezza dinanzi alle ferite di chi soffre, sollevando i poveri, asciugando le lacrime di chi soffre, facendoci pane di speranza e di gioia per tutti». Mons. Angelo Spina ha anche ricordato che «lo scorso anno abbiamo riaperto la chiesa di San Biagio ad Ancona, che ospita l’adorazione eucaristica, guardando a Gesù pane di vita eterna. Il 15 di dicembre, poi, è stata inaugurata la mensa diocesana per i poveri, cibo per il corpo. Nella nostra vita dobbiamo avere sempre il primato della Parola e l’ascolto, come stiamo facendo con il Cammino sinodale, ma deve essere chiara la centralità dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita del cristiano. L’Eucaristia sta per sua natura al centro della vita consacrata, personale e comunitaria».
Di seguito l’omelia dell’Arcivescovo
Celebriamo oggi la Giornata della vita consacrata, occasione propizia per ringraziare il Signore insieme a coloro che, da Lui chiamati alla pratica dei consigli evangelici, “ne fanno fedelmente professione, si consacrano in modo speciale al Signore, seguendo Cristo che, vergine e povero (cfr Mt 8,20; Lc 9,58), ha redento e santificato gli uomini e le donne con la sua obbedienza sino alla morte di croce (cfr Fil 2,8)”.
Nel Vangelo proclamato abbiamo ascoltato come Giuseppe e Maria con il bambino Gesù salgono al tempio di Gerusalemme. Il vecchio Simeone, che scruta la gente che sale al tempio, vede quel bambino portato in braccio dalla madre e lo riconosce come il Messia, colui di cui hanno parlato i profeti. Simeone esclama subito: «Signore, ora posso anche morire, i miei occhi hanno visto il compimento della Tua promessa di salvezza». Ma che cosa aveva visto? Una mamma e un umile artigiano accanto a lei, ma la fede vede in profondità, per questo Simeone aggiunge: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele, come segno di contraddizione e anche a te una spada trafiggerà l’anima». Sono parole di grande portata. Davanti a Gesù bisogna prendere una decisione. Quale? O con lui o contro di lui. Scegliendo l’amore, si sceglie Cristo; scegliendo l’egoismo, ci si mette contro di lui. Scegliendo la generosità e la compassione, si sceglie Cristo; scegliendo l’avarizia e l’indifferenza, ci si mette contro di lui. Oggi la luce di Cristo brilla davanti ai nostri occhi: lasciamoci illuminare, lasciamoci attrarre. Questo è il tempo della scelta, la Vergine Maria ci ottenga la grazia di saper dire “sì”, come ha fatto lei.
L’anno che ci ha preceduto è stato un anno in cui abbiamo posto l’accento sul pane, guardando al Congresso eucaristico nazionale a Matera. Abbiamo riaperto la chiesa di S. Biagio ad Ancona dove viene tenuta l’adorazione eucaristica, guardando a Gesù pane di vita eterna. Il 15 di dicembre, poi, è stata inaugurata la mensa diocesana per i poveri, cibo per il corpo. Nella nostra vita dobbiamo avere sempre il primato della Parola e l’ascolto, come stiamo facendo con il Cammino sinodale, ma deve essere chiara la centralità dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita del cristiano. Esorto tutti voi fratelli e sorelle e in modo particolare tutti i religiosi e le religiose ad “instaurare con Cristo una comunione sempre più profonda mediante la partecipazione quotidiana al Sacramento che lo rende presente, al sacrificio che attualizza il dono d’amore del Golgota, al convito che alimenta e sostiene il Popolo di Dio pellegrinante. “L’Eucaristia sta per sua natura al centro della vita consacrata, personale e comunitaria” (VC n. 95).
Gesù si dona come Pane “spezzato” e Sangue “versato” perché tutti possano “avere vita e averla in abbondanza” (cfr Gv 10,10). Egli offre se stesso per la salvezza dell’intera umanità. Prendere parte al suo banchetto sacrificale non comporta solo ripetere il gesto da Lui compiuto, ma bere al suo stesso calice e partecipare alla sua stessa immolazione. Come Cristo si fa “pane spezzato” e “sangue versato”, così ogni cristiano – e ancor più ogni consacrato ed ogni consacrata – è chiamato a dare la vita per i fratelli, in unione a quella del Redentore. Inginocchiamoci davanti all’Eucaristia e adoriamo con stupore il Signore presente nel pane e impariamo anche a piegarci con compassione e tenerezza dinanzi alle ferite di chi soffre, sollevando i poveri, asciugando le lacrime di chi soffre, facendoci pane di speranza e di gioia per tutti. Perché non c’è un vero culto eucaristico senza compassione per i tanti poveri che anche oggi camminano accanto a noi.
Torniamo al gusto del pane da spezzare, al gusto dell’Eucaristia da celebrare e da adorare, perché mentre siamo affamati di amore e di speranza, o siamo spezzati dai travagli e dalle sofferenze della vita, Gesù si fa cibo che ci sfama e ci guarisce. Torniamo al gusto del pane, perché mentre nel mondo continuano a consumarsi ingiustizie, violenze e discriminazioni, Gesù ci dona il Pane della condivisione e ci manda ogni giorno come apostoli di fraternità, di giustizia e di pace. Tocchiamo ogni giorno con mano come domina la religione dell’avere. Com’è triste anche oggi questa realtà, quando confondiamo quello che siamo con quello che abbiamo, quando giudichiamo le persone dalla ricchezza che hanno, dai titoli che esibiscono, dai ruoli che ricoprono o dalla marca del vestito che indossano. È la religione dell’avere e dell’apparire, che spesso domina la scena di questo mondo, ma alla fine lascia a mani vuote sempre. Quando invece adoriamo il Signore Gesù presente nell’Eucaristia, riceviamo uno sguardo nuovo anche sulla nostra vita: io non sono le cose che possiedo e i successi che riesco a ottenere; il valore della mia vita non dipende da quanto riesco a esibire né diminuisce quando vado incontro ai fallimenti e agli insuccessi. Io sono un figlio amato, ognuno di noi è un figlio amato; sono benedetto da Dio.
Sacramento dell’unità con Cristo, l’Eucaristia è contemporaneamente sacramento dell’unità ecclesiale e dell’unità della comunità dei consacrati. In definitiva essa appare fonte della spiritualità del singolo e dell’Istituto. Quanti incendi si spengono nelle comunità religiose quando l’Eucaristia è posta al centro della propria vita e della comunità.Dall’Eucaristia le persone consacrate apprendono una maggiore libertà nell’esercizio dell’apostolato, una irradiazione più consapevole, una solidarietà che si esprime con lo stare dalla parte della gente, assumendone i problemi per rispondere con una forte attenzione ai segni dei tempi e alle loro esigenze. Presentiamoci a Gesù, offriamo tutta la nostra vita, accogliamo lui luce per illuminare le genti e avremo la vera gioia. Amen.
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