L’Arcidiocesi di Ancona-Osimo, l’Arcivescovo Angelo Spina e il clero diocesano si uniscono al dolore della parrocchia del Sacro Cuore e dell’Ordine dei Servi di Maria, per la scomparsa di padre Aurelio Maria Giangolini, morto l’11 marzo presso l’ospedale di Torrette di Ancona. Avrebbe compiuto 85 anni il 19 marzo. I funerali saranno celebrati da Mons. Angelo Spina giovedì 16 marzo, alle ore 15, nella parrocchia di via Maratta. La camera ardente è allestita presso l’ospedale di Torrette.
Aurelio Giangolini era nato il 19 marzo del 1938 a Monteciccardo (Pesaro). A 12 anni, nel 1950, entrò nel collegio-convento di Montefano dei Servi di Maria. Vi rimase per tre anni, il tempo delle scuole medie, poi andò a Ronzano (Bologna) per frequentare il primo ginnasio e a Reggio Emilia per il secondo. Qui nel 1956 iniziò l’anno di noviziato e nel 1957 emise la prima professione religiosa. Nel 1958 continuò gli studi nel convento di Monteberico (Vicenza). In seguito frequentò il primo e il secondo anno di liceo al santuario di Santa Maria delle Grazie di Udine, il terzo anno a Monteberico. Intraprese gli studi di Teologia presso la prestigiosa Università di Lovanio in Belgio. Suo priore era il carismatico Padre Peter M. Rookey. (1916-2014). Nel 1962 emise la professione solenne e nel 1965 venne ordinato sacerdote nella chiesa dei Servi a Bruxelles.
Finiti gli studi a Lovanio tornò in Italia, a Bologna come viceparroco nella parrocchia di sant’Antonio Pucci. Un anno dopo andò a Budrio (BO) dove rimase due anni come cappellano dell’ospedale. P. Girolamo M. Iotti, allora provinciale, gli chiese se era disposto ad andare in missione in Brasile. Lui, con spirito aperto alle novità, accettò felicemente la proposta. Nel 1969 si imbarcò da Genova alla volta del Brasile. Dopo dieci giorni di traversata oceanica arrivò a Turvo nello stato di S. Caterina, poi si spostò nella missione dei Servi situata nell’Amazzonia equatoriale al confine con il Perù e la Bolivia, precisamente a Rio Branco, la capitale dello stato dell’Acre. Rimase qui per cinque anni e, durante la sua vita, ha sempre ricordato con affetto la gente del posto umile, accogliente e allegra. In alcune domeniche riservate ai battesimi, c’erano presenti fino a 30 battezzandi per volta. In altre domeniche visitava invece villaggi sperduti, con non pochi disagi. In alcuni di questi luoghi non era possibile andare più di una volta l’anno, sicché si celebravano con autorizzazione del vescovo più sacramenti insieme, la visita del padre missionario era insomma non solo una festa, ma un avvenimento epocale per le comunità.
Dopo l’esperienza dei cinque anni a Rio Branco, tornò in Italia e ripartì per il Brasile alla volta di Xapuri, dove rimase per tre anni. Questi furono anni difficili a causa delle tensioni politiche. I poveri coloni estrattori di caucciù e i seringueiros vessati e usurpati chiedevano alla chiesa locale di schierarsi a loro difesa contro i latifondisti. Proprio a Xapuri fu assassinato un suo parrocchiano, Chico Mendes celebre leader politico ambientalista. Dopo tre anni tornò in Italia e si mise a disposizione dei suoi superiori per soddisfare le necessità della provincia di Piemonte-Romagna. Così fece parte di diverse comunità: Reggio Emilia, Bologna, Montefano, Roma, Ronzano (BO), Superga (TO) e Pesaro presso il santuario della Beata Vergine Maria delle Grazie, dove rimase per 12 anni. Qui si dedicò oltre alla liturgia quotidiana e al sacramento della riconciliazione anche all’organizzazione della mostra di arte sacra, che si svolge ogni anno in concomitanza con la festa del voto. Iniziò anche la sua attività editoriale attraverso piccole pubblicazioni di testimonianze. In particolare l’Ordine dei Servi di Maria ricorda il libro “Frammenti di luce. Le parole più belle dello spirito umano e divino” (2004), «una ricca raccolta di scritti e testimonianze di autori noti e meno noti o addirittura anonimi che stimolano la riflessione e vogliono suggerire “sentieri di luce” per il lettore» (Giuseppina Dominici, il Resto del Carlino, 2004).
Nel 2022 pubblicò il suo libro “Storie di Famiglie Giangolini e di parenti…”, in cui ha ripercorso le radici della sua famiglia attraverso la ricerca genealogica e ha raccontato un po’ della sua vita. Dal 2012 fino alla sua morte è stato nel convento del Sacro Cuore di Ancona, nel quartiere Adriatico. Sempre disponibile al sacramento della riconciliazione e al dialogo, era anche un lettore appassionato e curava la biblioteca del convento. Ha guidato un gruppo di preghiera che si riuniva il giovedì sera e, negli ultimi mesi, aveva iniziato a seguire come assistente la fraternità secolare dei Servi di Maria.