La Chiesa locale di Ancona-Osimo si è riunita in preghiera nella Cattedrale di San Ciriaco per invocare la discesa dello Spirito Santo e prepararsi alla Pentecoste. La veglia, dal titolo “Lo Spirito Santo ci chiama alla santità. Le vocazioni all’interno della Chiesa in cammino sinodale”, presieduta da Mons. Angelo Spina, è stata animata dai gruppi ecclesiali, dai movimenti e dalle associazioni. Nella diversità dei carismi è la ricchezza della Chiesa e la veglia è stata un momento di unità, incontro e preghiera.
Dopo aver invocato lo Spirito Santo con un canto e aver ascoltato la Parola di Dio, ci sono state tre testimonianze: quella di Lucia Panzini, responsabile della Consulta delle aggregazioni laicali, di una famiglia di Osimo del Movimento dei Focolari, e di un capo scout. Lucia Panzini ha sottolineato «la varietà e la bellezza delle singole specificità», i carismi presenti nella Consulta delle aggregazioni laicali. Essendo anche referente diocesana del cammino sinodale, ha ricordato che «siamo tutti chiamati a metterci in ascolto dello Spirito Santo. Iniziando a muovere i primi passi, accompagnati dal nostro Arcivescovo, con i tavoli sinodali del primo anno dell’ascolto e i cantieri di Betania di questo secondo anno, abbiamo capito che i movimenti e le associazioni, unitamente alle parrocchie e agli uffici, sono chiamati a un unico cammino, dove le diversità di carismi e di linguaggi, non sono di ostacolo ma ne costituiscono la ricchezza e le risorse». Lucia ha poi raccontato cosa ha vissuto a Roma dal 22 al 25 maggio, due giorni di lavoro nel comitato nazionale del cammino sinodale e due giorni nell’assemblea nazionale dei referenti di tutte le diocesi d’Italia.
«Abbiamo vissuto i primi segni del cambiamento – ha detto – per la prima volta noi laici siamo stati invitati nell’assemblea dei vescovi, con facoltà di parola. Abbiamo anche lavorato ai tavoli sinodali con i vescovi sul documento delle linee guida da consegnare al Consiglio permanente della Cei nel prossimo luglio, portando la voce delle nostre chiese di provenienza: non è un documento che cade dall’alto, l’abbiamo scritto insieme. Queste linee guida vengono dalle nostre sintesi dell’anno scorso e dai nostri cantieri di Betania in itinere. In queste linee guida ci siamo anche tutti noi, popolo di Dio della chiesa di Ancona, c’è anche il lavoro che abbiamo raccolto dai vostri tavoli sinodali. Papa Francesco ci ha raccomandato di non fermarci, il cammino sinodale non finirà nel 2025, perché deve diventare lo stile ordinario per fare le cose ordinarie, nell’ascolto dello Spirito Santo che parla attraverso la voce di tutti i battezzati». Lucia ha poi letto “Ad Sumus”, la preghiera del cammino sinodale.
La seconda testimonianza ascoltata è stata quella di Tiziana e Marino, con i loro tre figli. Hnano raccontato che organizzano degli incontri mensili di Famiglie Nuove e di aver partecipato qualche anno fa a degli incontri a Castelgandolfo insieme ad altre famiglie. «In uno di questi, – ha detto Tiziana – ci hanno spiegato che possiamo vedere in nostra moglie o in nostro marito il “mezzo” verso la santità. Ho così iniziato a mettere in pratica questo suggerimento, facendo le cose con amore. Per esempio mentre cucinavo o stiravo, mi sono resa conto che non lo facevo solo per mio marito, ma anche per Gesù». «Questo modo di pensare e di fare lo abbiamo esteso anche verso i figli – ha detto Marino – e ci piace vivere questo stile di vita anche nella nostra comunità. Tutto questo ispirati da Chiara Lubich che aveva come obiettivo quello di cooperare alla costruzione di un mondo più unito, spinti dalla preghiera di Gesù al Padre “perché tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21)». I figli hanno poi recitato una preghiera scritta da Chiara Lubich.
La terza testimonianza è stata quella di Marco, un capo scout educatore, da oltre 50 anni nello scoutismo cattolico, prima nell’Asci e ora nell’Agesci. «L’essere rimasto per tutti questi anni in questa associazione – ha detto – nasce dal profondo desiderio di essere nella Chiesa con la vocazione di dedicare il mio tempo e tutte le mie capacità ai ragazzi e ai giovani ed è stato per me un modo bello e appagante di sentirmi parte del corpo di Cristo, nel fare la mia parte e rispondere a quella che considero una chiamata. Essere educatore secondo il metodo scout prevede la capacità di saper ascoltare e stare sempre al fianco dei ragazzi, farne emergere le potenzialità, comprenderne esigenze e bisogni e saperli accompagnare nelle scelte utili alla crescita personale. Fondamentale per me è stato il rapporto con le famiglie, primi attori responsabili dell’educazione dei ragazzi, con gli insegnati e con gli ambienti di vita frequentati. Diamo grande attenzione all’educazione alla vita cristiana, un versante che ci dà notevoli soddisfazioni proponendo esperienze, utilizzando metodologie nuove e coinvolgenti, nella constatazione che molti giovani vivono purtroppo un distacco crescente dalla Chiesa. Questo ultimo tema è quello che più di tutti ci interroga sulla nostra capacità di rispondere con coerenza a quanto Dio ci chiede, perché, come dice la nostra Preghiera del Capo, “Tu ce li hai dati, e a Te devono ritornare”». Marco ha poi pregato la preghiera del Capo.
Dopo ogni testimonianza, è stato presentato un simbolo. Il primo è stato un paio di scarpe, simbolo del cammino insieme, il secondo un fiore che indica la bellezza della vita e dell’amore, e il terzo un giglio, simbolo dello scoutismo e della purezza. È seguita l’omelia dell’Arcivescovo Angelo Spina che ha parlato di ciò che è avvenuto nel cenacolo, il giorno di Pentecoste, «quando è sceso lo Spirito Santo sugli apostoli ed è nata la Chiesa. Gli apostoli non hanno più avuto paura e hanno annunciato la gioia del Vangelo. La parola “chiesa” significa “chiamato”. Il Signore vi ha chiamato a un incontro con Lui e con il battesimo siete entrati a far parte della Chiesa. Le testimonianze ascoltate indicano che lo Spirito Santo agisce nella nostra vita, ci santifica e ci sta guidando in questo cammino sinodale che ha tre parole chiave: comunione, partecipazione, missione. Comunione significa che siamo un corpo solo, lo Spirito santo è armonia e amore e dona unità e comunione. Il Papa ci invita anche alla partecipazione: siamo battezzati e salvati, non per essere passivi. Ognuno ha una responsabilità, San Paolo parla dei carismi che Dio dona per il bene comune. Nessuno può dire “Me ne infischio”. Su una parete della scuola di don Milani a Barbiana c’è la scritta “I care”, che significa “io mi prendo cura”. Prendiamoci cura della Chiesa e dei fratelli più deboli. Missione: siamo mandati. Il Papa nell’Evangelii Gaudium dice che siamo discepoli missionari. Siamo battezzati e, quindi, chiamati alla missione, ad annunciare e testimoniare Gesù Cristo».
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