«Gesù nel mistero dell’Eucaristia continua a ripeterci: non abbiate paura, non siete soli. Qualunque cosa accada nella vita non siamo soli. È la presenza del Signore la nostra forza». Queste le parole di Mons. Angelo Spina durante la Santa Messa del Corpus Domini, in cui ha sottolineato che «chi vive l’Eucaristia impara ad amare, a donare se stesso, come ha fatto Gesù». Nella solennità del sacratissimo Corpo e Sangue di Gesù, giovedì 8 giugno la messa è stata celebrata nella chiesa di San Francesco alle Scale perché quest’anno ricorrono gli 800 anni da quando San Francesco fece il primo presepe. Da Ancona partì per la Terra Santa e «il nostro pensiero va a Betlemme, parola che significa “casa del pane”. Gesù si è fatto uomo per noi, nostro cibo».
L’Arcivescovo ha poi invitato i fedeli ad avvinarsi al mistero dell’eucaristia «partendo dalla nostra vita. Il bisogno che ognuno di noi si porta dentro è quello di non essere soli. Noi siamo essere relazionali, abbiamo bisogno degli altri. Oggi purtroppo si vive di solitudini, anche nelle nostre famiglie. Solo quando costruiamo un legame profondo con le persone con l’amore, diminuisce la solitudine, perché la vita cambia prospettiva. Pensiamo alla vita di Gesù quando dice agli apostoli “Io sarò sempre con voi fino alla fine dei giorni”. Lui mantiene fede a questa parola proprio attraverso l’eucaristia. Il mistero dell’eucaristia è il grande mistero che fa dire a ciascuno di noi che non siamo soli. Dove possiamo trovare la forza per affrontare quello che la vita ci ha riservato? Pensiamo alla sofferenza, a qualcosa di molto difficile, quando tutto quello che avevamo pianificato viene messo in discussione. La forza la possiamo trovare solo a partire da Qualcuno che è presente in quel buio, in quella circostanza. Gesù eucaristia è questa presenza che dà una forza nuova».
Mons. Angelo Spina ha quindi invitato i fedeli a «costruire una relazione con Gesù. In una relazione tu doni e prendi. Non prendi e basta, non doni e basta. La relazione ci apre alla reciprocità». Ha poi sottolineato che «Gesù nell’eucarestia dona se stesso. Donare è un verbo importante. “Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”, “Prendete e bevetene tutti, questo è il mio sangue offerto per voi e per tutti”. Nell’Eucaristia noi possiamo imparare una cosa che Gesù ci insegna: fare il dono di noi stessi. Tu ami quando le persone che ti sono date sono loro il centro e non più tu. Noi che partecipiamo all’eucaristia dovremmo trasformarci in eucaristia. Leggiamo nella Bibbia: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35). Ma siamo convinti di questo? Quando noi togliamo qualcosa da noi per darlo a un altro diciamo che abbiamo fatto un sacrificio. Chi ama, quello che fa per l’altro, non lo chiama mai sacrificio, ma lo chiama dono di sé. Noi parliamo di sacrificio perché non siamo abituati ad amare. Il sacrificio cristiano ha un altro nome, si chiama dono di sé, questo ha fatto Gesù, ha donato se stesso. Chi vive l’eucarestia impara quindi ad amare, non a sacrificarsi. Questo perché potremmo passare tutta la nostra vita a sacrificarci senza amare. San Paolo ci ricorda che “Anche se dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe” (1 Cor 13,5).
L’eucaristia ci insegna ad amare, se tu ami puoi vivere qualunque cosa, anche la malattia perché se la vivi nell’ottica dell’amore avrà un senso, uno scopo e così le situazioni difficili della vita. Noi unendoci a Gesù eucaristia, entriamo nella dinamica dell’amore, nella dinamica del dono di noi stessi e non viviamo la vita come una privazione, come un taglio pesante, come un togliersi le cose. Il segreto della gioia per noi è nel dono di noi stessi. L’offesa più grande che possiamo fare a Gesù eucaristia è non permettere a Gesù di amarci attraverso l’eucaristia. Deve essere terribile quando una persona che ama, dona qualcosa all’amato, e l’altro rifiuta il dono. Chiediamoci: come accogliamo il dono dell’eucaristia? Come trasforma la nostra vita, la trasfigura? Che l’eucaristia ci insegni ad amare, ci porti a fare dono di noi stessi. Solo così sperimenteremo la vera gioia, la beatitudine del paradiso».
È poi iniziata la processione eucaristica. Tra canti e preghiere, l’Arcivescovo ha portato il Santissimo Sacramento nelle vie della città, fino alla chiesa di San Domenico in piazza del Papa, dove c’è stata la benedizione finale. Qui ha ringraziato i fedeli, i sacerdoti, le Confraternite del SS. Sacramento, le aggregazioni laicali e ha ricordato la riapertura della chiesa di San Biagio che ospita l’adorazione eucaristica e l’inaugurazione della nuova mensa della Caritas che ospita ogni giorno, a cena, circa 90 persone. «Tutto parte dall’eucaristia – ha detto l’Arcivescovo – e non possiamo fare a meno di servire e condividere il pane della mensa».
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