Lasciarsi guardare da Maria, Madre della misericordia, per imparare da lei ad avere un cuore puro e misericordioso. Questo l’invito di Mons. Angelo Spina ai fedeli riuniti nella Cattedrale di San Ciriaco, in occasione della festa della Regina di tutti i santi, che si venera nel duomo di Ancona. Lunedì 26 giugno l’Arcivescovo ha presieduto la celebrazione eucaristica, animata dalla corale Regina di tutti i santi, e ha parlato degli «occhi misericordiosi di Maria, il suo sguardo sostiene e incoraggia, fa sperimentare la tenerezza sanante di Dio. Gli occhi di Maria sono occhi di madre, e la madre non solo guarda il suo fanciullo, affinché non cada, ma se è caduto lo solleva e conforta con tenerezza di madre». Nella Lettera di indizione dell’anno giubilare Misericordiae Vultus, papa Francesco sottolinea che ogni uomo è custodito nello sguardo amorevole della Madre della Misericordia, negli “occhi suoi misericordiosi”: «La dolcezza del suo sguardo ci accompagni …perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio». Al termine della messa, l’Arcivescovo si è inginocchiato davanti al dipinto della Beata Vergine Maria e ha recitato la preghiera alla Regina di tutti i santi.
L’omelia dell’Arcivescovo Angelo Spina
Nella cattedrale di San Ciriaco, in cui lo stile romanico si fonde con quello bizantino, nel braccio sinistro, c’è una luce accesa che illumina un dipinto che attrae lo sguardo dei tanti visitatori e dei fedeli. Nella edicola marmorea del 1739, opera di Vanvitelli, è custodito il quadro della Beata Vergine Maria, “Regina di tutti i Santi”, venerata dagli anconetani come “Madonna del Duomo”. L’immagine, oggetto di grande devozione popolare, ha una storia antica. Era l’anno 1615 quando si elevò in mare un grido disperato: “Maria, rendetemi il figlio!” era il grido del capitano di mare veneziano, un certo Bortolo, che in una notte di burrasca, si vide strappare via, travolto dalle onde furiose, il proprio figlio. La Madonna esaudì la preghiera di supplica del marinaio e gli restituì il figlio sano e salvo. Riconoscente, approdato nel porto di Ancona, fece dono alla Chiesa della città del semplice quadro di cm 37 per 45, nel quale la Madonna è raffigurata in atteggiamento umile, con il volto inclinato e gli occhi semichiusi rivolti verso i fedeli. La devozione degli anconetani per questa immagine divenne immediata, e più intensa e sentita, nel 1796, durante la trionfale avanzata di Napoleone Bonaparte. Il 20 giugno 1796 Pio VI firma l’armistizio di Bologna, che consente a Napoleone di occupare Ancona, Bologna e Ferrara. Nelle chiese vengono rubate tante opere d’arte e preziosi che servono a finanziare i costi della campagna napoleonica. Quando ad Ancona giunge notizia dell’arrivo delle truppe napoleoniche, il destino della città sembra segnato.
Il 25 giugno 1796, all’arrivo delle truppe francesi tanti anconetani sono riuniti in preghiera davanti all’immagine della Madonna, implorandola di risparmiare la città. I presenti si accorgono di alcuni cambiamenti nel volto della Vergine: gli occhi sono aperti e rivolti verso i fedeli e l’espressione si tramuta in un sorriso aperto e rassicurante. Alla notizia del miracolo la chiesa si riempie di fedeli e di curiosi, che diventano quindi diretti testimoni del miracolo che si ripete molte volte fino al febbraio del 1797. Napoleone, che nel frattempo è arrivato ad Ancona, ordina che gli si porti il quadro, perché vuole distruggerlo. Davanti alle autorità cittadine, ai canonici e al suo stato maggiore, si reca davanti al dipinto. Tutti i presenti lo guardano. All’improvviso il suo volto sbianca, e ordina di coprire l’immagine. Non vuole più vederla. Ha cambiato idea senza motivo apparente. I testimoni parlano di una “occhiataccia” lanciata dalla Madonna al generale, che rimane confuso e disorientato di fronte a questo prodigio straordinario, permettendo così agli anconetani di continuare a venerare l’immagine della Madonna del Duomo, che volge i suoi occhi misericordiosi su quanti a lei si rivolgono. Un antico pensatore ha scritto: «Diede a noi, la natura, gli occhi per vedere attraverso di essi cosa c’è nel cuore dell’uomo».
L’occhio è lo sguardo del cuore. Come è il cuore così è anche l’occhio. Se il cuore è ricco di amore, anche l’occhio manifesterà queste virtù. Se invece il cuore è spietato, sporco, anche l’occhio esprimerà questi vizi. Che cosa turba l’occhio del cuore? Ciò che turba, ottura e offusca l’occhio del cuore è la cupidigia, l’avidità, l’iniquità, l’amore per le sole cose mondane. Quando i nostri occhi si ammalano si cerca subito il medico, quando l’occhio del corpo è turbato, siamo solleciti di farlo aprire e farlo liberare dalle impurità affinché guarisca e possa vedere la luce terrena!
Cosa facciamo per l’occhio del nostro cuore per liberarlo? A ogni suo discepolo Gesù chiede un cuore puro per avere occhi così limpidi da poter vedere Dio. “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. Allora è giusto che ognuno si chieda: posso invocare gli occhi misericordiosi della Vergine Maria? Posso io ricorrere al suo amore e alla sua materna compassione? Posso io servirmi del suo cuore perché venga in mio aiuto? Lo posso se il mio cuore è misericordioso. Se è senza compassione, mai potrà chiedere a Lei qualcosa. Devo prima chiedere un cuore nuovo. La misericordia determina la qualità dello sguardo. Lo sguardo misericordioso illumina di speranza, irradia condivisione, apre alla fiducia. Gesù ha avuto su tutti uno sguardo di misericordia, Lui è il volto della misericordia del Padre. Lo sguardo di Maria è riflesso di quello del Figlio: è lo sguardo della Madre della misericordia, che fa sperimentare la tenerezza sanante di Dio.
Nella Lettera di indizione dell’anno giubilare Misericordiae Vultus, papa Francesco sottolineava come ogni uomo è custodito nello sguardo amorevole della Madre della Misericordia, negli “occhi suoi misericordiosi”: «La dolcezza del suo sguardo ci accompagni …perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo. Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne. La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore» (MV, 24). Una verità consolante da custodire e ricordare costantemente in ogni circostanza della nostra vita. Gli occhi di Maria sono occhi di madre, e la madre non solo guarda il suo fanciullo, affinché non cada, ma se è caduto lo va a sollevare e confortare con tenerezza di madre. Lo sguardo misericordioso di Maria sostiene e incoraggia, anche quando rischiamo di sentirci prigionieri della nostra debolezza. Il popolo di Dio, in particolare quello anconetano, ha fatto questa esperienza. Ricorrendo a Maria ha trovato protezione, ha trovato il conforto del suo sorriso e la pace che scaturisce dal suo sguardo compassionevole e misericordioso e da secoli e ancora oggi la invoca: “Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo Seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!”.
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