Giornata mondiale dei poveri: veglia per le vie di Falconara

“Non distogliere lo sguardo dal povero” (Tb 4,7) è il titolo della settima Giornata mondiale dei poveri ed è il tema che ha guidato la veglia organizzata per le vie di Falconara dalla Caritas diocesana, insieme alla Tenda di Abramo, alla Mensa di Padre Guido, all’Unità di Strada RiBò, alla Casa alloggio per papà separati “Regina Pacis” e alla parrocchia Beata Vergine Maria del Rosario. Venerdì 17 novembre la camminata è iniziata dalla Tenda di Abramo, un’associazione di Falconara che dal 1990 si occupa dell’accoglienza di persone senza dimora, ed è proseguita nei luoghi che frequentano i poveri: il mare, piazza Garibaldi e la parrocchia della Beata Vergine Maria del Rosario, sede dell’Unità di Strada RiBò e di un centro servizi aperto quest’anno dalla Tenda di Abramo in cui è possibile fare le docce e lavare i propri indumenti gratuitamente. Quattro dunque le tappe del percorso, ognuna con una testimonianza e con la lettura di alcuni passi del messaggio di Papa Francesco per la VII Giornata Mondiale dei Poveri.

Dopo la preghiera iniziale di Mons. Angelo Spina, sul cavalcavia accanto alla Tenda di Abramo è stato letto il testamento di Tobi, scelto dal Santo Padre per la settima Giornata mondiale dei poveri, ed è stata ascoltata la prima testimonianza. Il Papa invita a vedere i poveri come «persone, hanno volti, storie, cuori e anime. È importante entrare in una relazione personale con ognuno di loro. Interessarsi dei poveri non si esaurisce in frettolose elemosine; chiede di ristabilire le giuste relazioni interpersonali che sono state intaccate dalla povertà. In tal modo, “non distogliere lo sguardo dal povero” conduce a ottenere i benefici della misericordia, della carità che dà senso e valore a tutta la vita cristiana”». I volontari della Tenda di Abramo hanno quindi raccontato che cercano di «accogliere gli ospiti in un contesto di “casa” e “calore che vorrebbe essere quasi familiare”. Non soddisfiamo solo i bisogni primari delle persone che bussano alla nostra porta dando un pasto caldo, una doccia, un letto e un ricambio di biancheria intima nuova, ma cerchiamo di migliorare sempre la qualità dell’ascolto, la cura e la bellezza dei luoghi di accoglienza e di creare relazioni con gli ospiti. Ci riconosciamo tutte persone sulla stessa barca, dove o ci salviamo assieme o non si salva nessuno».

La camminata è proseguita lungo la spiaggia, dove dormono d’estate i senza fissa dimora, e qui è stata ascoltata la testimonianza dell’Unità di Strada RiBò, nata nel 2015. Don Giovanni Varagona, parroco della parrocchia del Rosario, ha raccontato che ogni giovedì i volontari distribuiscono alimenti, bevande e indumenti di prima necessità ai poveri. Li ascoltano, cercano di instaurare con loro una relazione personale e promuovono la fruizione dei servizi socio – sanitari presenti sul territorio. È stata poi letta la testimonianza di un senzatetto che ha descritto la vita difficile di chi vive in strada: «Credono che non abbiamo voglia di far niente. Ma non è mica così semplice. È che non ce la facciamo, non ce la facciamo a starci dentro. E adesso io non sono mica più un ragazzino. Giro per la città, bevo quel che trovo, mi siedo dove capita e dormo dove capita e poi mi sveglio dove capita e ricomincio, se c’è qualcuno con cui parlare va bene altrimenti parlo da solo che va bene lo stesso. Sopravvivo, che cosa devo fare? Sopravvivo. Siamo tanti. Siamo sempre di più. Siamo sporchi come la vostra coscienza».

La terza tappa è stata in piazza Garibaldi, una delle tante piazze del centro dove i senza fissa dimora trascorrono tante ore del giorno. Qui sono state ascoltate le testimonianze dei volontari della Casa alloggio temporaneo per papà separati “Regina Pacis” e dell’emporio della solidarietà della Caritas diocesana. Una volontaria ha spiegato che i «papà separati che vivono in gravi difficoltà socio-economiche sono i nuovi poveri. Nella Casa “Regina Pacis” ricevono aiuto e sostegno materiale, li aiutiamo a recuperare la loro dignità di esseri umani. Nella Casa i papà hanno un tetto sotto al quale riprendere in mano la loro vita e la propria autonomia, possono incontrare i loro figli, mantenere il ruolo genitoriale, in una realtà che è un focolare domestico. La Casa alloggio rappresenta un nuovo inizio, un punto da cui ripartire per percorrere una vita dignitosa, e noi volontari con il nostro ascolto e la nostra dedizione, li accompagniamo in un percorso di rinascita». Un volontario dell’emporio della solidarietà, un supermercato solidale rivolto a singoli e famiglie residenti che si trovano in condizioni di disagio economico, lavorativo e familiare, ha poi letto la testimonianza di una signora che usufruisce del servizio. Il suo nome è Roberta e ha raccontato di essersi sentita «accolta e ascoltata senza pregiudizi. Lì è nata di nuovo la speranza che qualcosa poteva migliorare».

Il percorso è terminato nel piazzale della parrocchia del Rosario, dove suor Settimia ha parlato della Mensa di Padre Guido che, ogni giorno, prepara a pranzo circa 180 pasti da asporto: «I poveri non hanno bisogno solo del pasto, ma anche di essere ascoltati, accompagnati e sostenuti. Tanti volontari, con generosità e gratuità, mettono a disposizione tempo e competenze. Inoltre nella nostra struttura accogliamo donne o mamme con i bambini e ciò ci dona la gioia della condivisione fraterna, non solo del cibo, ma delle tante gioie e difficoltà di ogni giorno, come in famiglia». È stata poi ascoltata la testimonianza di Antonio che, dopo aver vissuto per quarant’anni per strada, grazie al sostegno della Mensa di Padre Guido e della Tenda di Abramo, oggi ha una casa e un lavoro. Prima di entrare in chiesa, è stato pezzato il pane, simbolo dell’Eucarestia che deve diventare condivisione fraterna. Come dice infatti il Santo Padre, l’Eucaristia celebrata deve diventare «criterio di comunione. D’altronde, se intorno all’altare del Signore siamo consapevoli di essere tutti fratelli e sorelle, quanto più diventerebbe visibile questa fraternità condividendo il pasto festivo con chi è privo del necessario».

Al termine della veglia, i cartelli sulla cittadinanza attiva e gratuita e sul piano freddo sono stati posti ai piedi dell’altare e Mons. Angelo Spina ha ricordato che «tutti siamo poveri. Dio ha su di noi uno sguardo di amore e misericordia». Ha poi sottolineato che «Gesù è presente in modo sacramentale nei poveri, che sono figli di Dio. Il Papa ci ricorda spesso che la più grande povertà è la mancanza di Dio, lui è il nostro tesoro. La nostra cultura invece non è basata su Dio, ma sull’io. C’è l’individualismo che genera vuoti e crea lo scarto. Dall’ultimo rapporto della Caritas emerge che in Italia ci sono 5milioni e 700 mila persone che vivono in povertà, pari a quasi il 10 per cento della popolazione italiana. Noi cosa possiamo fare? Solidarietà e sussidiarietà. La Chiesa si prende cura dei suoi figli, ogni persona è nostro fratello o nostra sorella e siamo chiamati a volgere lo sguardo verso i poveri, cioè a guardarli con attenzione e a impegnarci per loro. Tutte le realtà che hanno partecipato a questa veglia ogni giorno si prendono cura dei poveri e sono luce e sale in questo mondo disorientato e vuoto. Continuate ad amare i poveri in cui Cristo è presente».

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