A 800 anni dal primo presepe di San Francesco a Greccio, si è tenuto il concerto di Natale nella Cattedrale di San Ciriaco con canti tradizionali natalizi e le riflessioni di Mons. Angelo Spina. Sabato 9 dicembre la Cappella musicale di San Ciriaco, nata nel 2019 per animare le celebrazioni presiedute dall’Arcivescovo, ha eseguito i brani più celebri della tradizione natalizia, introdotti dal direttore della Cappella musicale Tullio Andrioli e da Mons. Angelo Spina che hanno aiutato i presenti a entrare nel mistero del Natale e della nascita di Gesù Bambino. «La bellezza dell’incarnazione e della nascita di Gesù ha ispirato nel corso dei secoli una produzione musicale molto ricca – ha detto Tullio Andrioli – questa sera eseguiremo alcuni brani classici tradizionali, cercando di creare quell’atmosfera di stupore e gioia di fronte al Bambino Gesù che nasce».
Il primo brano è stato l’Ave Maria (antifona gregoriana), perché come ha ricordato Mons. Angelo Spina «Gesù è nato da Maria, una donna semplice e luminosa che ha detto sì a Dio e, grazie al suo sì, Gesù è nato a Betlemme. San Francesco 800 anni fa volle rappresentare proprio la nascita di Gesù e a Greccio realizzò il primo presepe vivente della storia. Forse in quel paesino avevano dimenticato chi era Gesù e quella notte i figuranti provarono il freddo e il buio, ma anche lo stupore e la gioia per la nascita del Bambin Gesù». Il coro ha poi eseguito “Stillate cieli dall’alto” di Marco Frisina e “O magnum mysterium” (Responsorio 4 in Nativitate Dominum – Mariano Garau).
«C’è una notte sostanziale, con il buio e il freddo nel cuore, – ha detto l’Arcivescovo – chi lo scalda e lo illumina? Babbo Natale o l’albero di Natale? Solo Gesù che è la luce può illuminare la nostra vita. Gesù ha detto: “Io sono la luce del mondo, chi segue Me non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Nella notte più buia della nostra esistenza, Lui scioglie il ghiaccio del nostro cuore e ci dona la sua luce». Sono quindi stati eseguiti alcuni brani che hanno aiutato a entrare nel mistero della luce: “Notte di luce” (Rainoldi/Akepsimas), “Nell’apparir del sempiterno sole” (Francisco Soto de Langa 1534-1619), “In dulci jubilo” (trad. XVI sec, testo T. Loddo, arm. De Pearsall), “In notte placida” (trad. attribuita a F. Couperin).
Mons. Angelo Spina ha poi parlato della rappresentazione della natività presente sul sarcofago di Gorgonio del IV secolo, custodito nel Museo diocesano di Ancona. «Francesco quando partì nel 1219 dal porto di Ancona per raggiungere la Terra Santa – ha spiegato – sicuramente si recò in questa Cattedrale per ricevere la benedizione del vescovo e non gli sfuggì questa opera d’arte, in cui sono rappresentanti Maria che contempla il bambino, Gesù nella mangiatoia, il bue e l’asino, un pastore e i Magi. Manca San Giuseppe perché fino al V secolo non viene rappresentato, per sottolineare che Gesù non è una creatura umana, ma è vero Dio e vero uomo, come confermerà il Concilio di Efeso nel 431 che proclamerà la divina maternità di Maria, con il titolo di Teotòkos, Madre di Dio. Un particolare importante, poi, è che i Magi indossano abiti contemporanei e non del tempo di Gesù, a indicare che Gesù è contemporaneo ai fedeli e non è una realtà del passato». A questo punto Mons. Angelo Spina ha ricordato un fatto storico interessante: «Nel 614 d.C. la Basilica di Betlemme stava per essere rasa al suolo dal re persiano Cosroe. Quando stava per ordinare la distruzione il sovrano notò sul frontone i Magi che erano vestiti esattamente come lui. Questo salvò dalla distruzione la basilica della natività. Chiediamoci: Gesù per noi è un personaggio del passato o vive dentro il nostro cuore?».
La Cappella Musicale ha poi eseguito “Adeste fideles” (trad., arm. T. Andrioli), “Les anges dans nos campagnes” (trad. francese, arm. T. Andrioli), “Tu scendi dalle stelle” (testo di Alfonso Maria de Liguori, trad.) e “Astro del ciel” (Meli, Gruber). «Abbiamo voluto terminare il concerto con “Astro del ciel” perché richiama alla pace, di cui oggi abbiamo tanto bisogno», ha sottolineato Andrioli. «Francesco a Betlemme ha sentito una musica nuova – ha continuato l’Arcivescovo – lì gli angeli alla nascita di Gesù esclamarono: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Noi siamo amati e proprio perché amati siamo nella gioia e possiamo cantare la pace che è un dono di Dio, ma anche nostro compito e responsabilità. Una preghiera di Francesco recita “O Signore, fa di me uno strumento della tua pace” e nella Regola scrive che i frati quando vanno a predicare il Vangelo due cose non devono fare: liti e contese. Chiediamoci stasera: il nostro cuore è in pace? La pace parte da dentro, quando ci confessiamo Dio ci perdona e sperimentiamo la pace. Dio ci dona la sua pace che dobbiamo donare agli altri. Preghiamo per la pace in Israele e nel mondo intero».
L’Arcivescovo ha poi invitato tutti i presenti a cantare insieme alla Cappella musicale di San Ciriaco “Tu scendi dalle stelle” e ha ringraziato il coro, il direttore Tullio Andrioli, il direttore dell’Ufficio diocesano di musica sacra don Franco Marchetti, l’organista Gabriele Talevi, la solista Mina De Santis e gli strumentisti: Lavinia Straniero (flauto), Sara Santini (violino), Riccardo Lunardi (viola), Mirco Paccapelo (tastiera), Marco Mantini (percussione).
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