Il primato della parola di Dio, la centralità dell’eucarestia e la comunità saranno i tre pilastri della visita pastorale nella parrocchia S. Maria di Loreto al Pozzetto, iniziata lunedì 19 febbraio con il tradizionale rito di accoglienza. Dopo il bacio del Crocifisso, l’aspersione dei fedeli con l’acqua benedetta e l’adorazione silenziosa al Santissimo Sacramento, il parroco don Mario Girolomini ha raccontato la storia della parrocchia, nata 50 anni fa, e ha salutato l’Arcivescovo e la comunità parrocchiale che durante questa settimana vivranno momenti di preghiera, condivisione e comunione. «Nel territorio della parrocchia vivono 4800 abitanti – ha spiegato il parroco – e la chiesa è centrale nel quartiere. La parrocchia è stata costituita nel 1974, dopo il terremoto. Inizialmente le messe venivano celebrate in un garage al Villaggio Verbena, in seguito è stata costruita l’attuale palazzina in via Benedetto Croce adibita al pianterreno a chiesetta, al primo piano a locali parrocchiali e al secondo piano a casa parrocchiale. La chiesetta non era sufficiente per accogliere i fedeli, pertanto è stato posizionato sul piazzale un pallone pressostatico per le celebrazioni liturgiche. Nella notte del Natale del 1990 l’allora Vescovo Tettamanzi ha inaugurato l’attuale chiesa». Rivolgendosi all’Arcivescovo, Don Mario ha anche sottolineato che «durante questa settimana incontrerà i diversi gruppi parrocchiali. Credo che lei ci aiuterà per ripartire dopo la visita pastorale con uno slancio nuovo di crescita per tutti, illuminati dalla parola di Dio».
Mons. Angelo Spina ha poi sottolineato che «non si tratta di una visita di controllo e ispezione. È il Signore che vi visita, perché è Lui il buon pastore come recita il salmo 23. Durante questa visita pastorale vivremo il primato della parola di Dio, la centralità dell’eucarestia e la comunità. Dobbiamo metterci in ascolto di Dio e ogni sera approfondiremo il Credo Apostolico e celebreremo l’eucarestia. Fondamentale è anche la comunità, cioè il popolo di Dio che è chiamato a vivere in comunione con i segni della carità. Viviamo un periodo della storia con tante preoccupazioni, dalle guerre ai cambiamenti climatici, e abbiamo bisogno della presenza del Signore. Lui cammina con noi e ci dona la speranza in questo tempo difficile, per affrontare le prove della vita».
È poi iniziata la Santa Messa, presieduta dall’Arcivescovo e concelebrata dal parroco e dai sacerdoti che vivono presso il Centro pastorale diocesano di via del Castellano, che si trova nel territorio della parrocchia. Durante la celebrazione, animata dal coro, Mons. Angelo Spina ha parlato del battesimo e ha fatto la prima catechesi sul Credo Apostolico. Ha spiegato che «il giorno del battesimo abbiamo ricevuto il dono della fede e siamo entrati a far parte della Chiesa, cioè la comunità di tutti i credenti in Cristo. La nostra fede ci è stata rivelata e la rivelazione la troviamo nella Sacra scrittura. Ogni domenica, dopo aver ascoltato la parola di Dio, facciamo la nostra professione di fede e recitiamo il Credo». Spiegando le prime parole del Credo ha quindi invitato i fedeli a domandarsi: «Per chi vivete? Chi è il Signore della vostra vita? Come è la vostra fede? La fede equivale all’amore. Non è un fatto di testa, ma di occhi che vedono. Nel capitolo 43 di Isaia, il Signore dice a ciascuno di noi: “Tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo. Non temere, perché io sono con te”».
Dopo la celebrazione eucaristica, c’è stato l’incontro con sette ministri straordinari della comunione che hanno raccontato come svolgono il loro servizio, portando la comunione ai malati nelle loro case e negli ospedali. Rispondendo a una chiamata del parroco don Mario che, a un certo punto, ha proposto loro di diventare ministri della comunione, hanno sottolineato che è un servizio molto importante, durante il quale cercano di donare amore e ascolto ai malati e alle persone anziane, spesso sole. C’è così chi ha raccontato che la visita ai malati è un «momento di condivisione e crescita personale», e chi ha sottolineato che l’ospedale è un «campo di testimonianza, con i malati, i familiari e i medici». Una signora ha raccontato la sua esperienza, quando portava la comunione a tre signore la domenica insieme ad alcuni bambini del catechismo, «era un momento di grazia per loro e per noi, ricevevano pace e serenità».
Mons. Angelo Spina li ha ringraziati per il loro servizio e ha ricordato che «il dramma di questo tempo è la solitudine. C’è bisogno di una comunità che manda, ecco perché l’eucaristia si porta la domenica ai malati e agli anziani. Dietro alla proposta di don Mario, c’è stata la chiamata più grande del Signore. Voi non siete i protagonisti, non portate voi ma il Signore. La cosa fondamentale che potete fare è prendervi cura dei malati e degli anziani, creando relazioni». Alle 21.15 l’Arcivescovo ha invece incontrato il consiglio pastorale e quello per gli affari economici, nei locali dell’oratorio.
Fotogallery