Visita pastorale a Tavernelle: incontro con i ragazzi e i genitori del catechismo

Durante la visita pastorale nella parrocchia Santa Maria di Loreto al Pozzetto, sabato 24 febbraio Mons. Angelo Spina e il parroco don Mario hanno incontrato i ragazzi del catechismo, insieme ai loro genitori. Suonando la chitarra e intonando la canzone “Io ho un amico che mi ama”, l’Arcivescovo ha ricordato ai bambini che «Gesù è l’amico che ci ama e dalla croce dice a ognuno: ti amo da morire. Il catechismo insegna a seguire il Signore e vi fa crescere bene». Raccontando una storia, ha poi sottolineato che «solitamente vediamo il lato peggiore degli altri, ad esempio dei genitori, dei fratelli o degli amici. Gesù invece ci ama e guarda sempre la parte migliore di noi. Come Gesù, quindi, anche noi dobbiamo guardare i lati positivi degli altri».

Rivolgendosi poi ai genitori, ha ricordato che i loro figli «sono un dono di Dio. Quando nascono, si dice che sono venuti alla luce, allora il compito dei genitori è di far loro luce nella vita. Come si fa? Con l’amore che non è fatto non di calcoli e algoritmi, ma di relazioni. Oggi i ragazzi hanno troppe cose, ma i figli hanno bisogno della presenza dei genitori, di essere amati e incoraggiati. Quando erano piccoli, avete avuto tanta pazienza e avete insegnato loro a parlare e a camminare, adesso è importante che trasmettiate loro la bellezza e la luce della fede. Con i computer e i cellulari hanno la connessione, ma loro hanno bisogno delle relazioni. La fede non si trasmette con la propaganda, ma con l’esempio. Se nelle vostre case pregate prima dei pasti e ringraziate il Signore, i vostri figli impareranno a pregare e a ringraziare Dio. Giovanni Paolo II ogni sera vedeva il padre in ginocchio ai piedi del letto, ed è diventato sacerdote, papa e santo».

Mons. Angelo Spina ha poi incontrato il coro della parrocchia. La direttrice ha spiegato che «è formato dai membri di tutti i gruppi presenti nella chiesa. Ci piace cantare perchè, come diceva Sant’Agostino, chi canta prega due volte». Nel periodo del covid, non potendo più usare i libretti dei canti, il coro e il parroco hanno deciso di proiettare i testi delle canzoni e le preghiere durante la messa domenicale, «uno strumento utile per la comunità perché i fedeli partecipano di più e cantano con noi». L’Arcivescovo ha poi spiegato che «quando andiamo in chiesa noi non facciamo, ma celebriamo. Celebrare significa che presentiamo la nostra vita al Signore e l’eucaristia è Gesù stesso che si dona interamente a noi. È un incontro salvifico. Il canto e il suono esprimono proprio questo incontro. Il canto è espressione della gioia di un incontro. La liturgia è un incontro. Chi sa di essere amato da Dio è felice e, quindi, canta e ringrazia il Signore».

Mons. Angelo Spina ha anche ricordato che «c’è differenza tra musica leggera e musica sacra. Il canto che facciamo in chiesa deve essere religioso e sacro, ispirato a parole bibliche. La musica deve aiutarci a pregare e ad avvicinarci al Signore. Il compito di un coro non è proporre un’esibizione, ma riuscire a far cantare l’assemblea, perché tutti lodino e ringrazino il Signore. È quindi importante camminare insieme al servizio liturgico della diocesi per essere formati e ricevere ulteriori stimoli».

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