Presentato il libro “Il celebre marmorario Domenico Fogacci e l’altare di San Ciriaco”

Scalpellino e marmorario attivo ad Ancona, dove del resto risiedeva, tra i secoli XVIII e XIX. Si tratta di Domenico Fogacci, il cui nome è legato soprattutto all’altare ancora oggi presente nella cripta di San Ciriaco al Duomo di Ancona. E proprio a Domenico Fogacci e all’altare del santo patrono della città è dedicato un prezioso e interessante volume, presentato domenica 19 maggio nella sala del Museo Diocesano, curato da don Luca Bottegoni, Vicario dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo, e dalla professoressa Nadia Falaschini, storica dell’arte del Museo.

Il volume è il 14esimo della serie dei quaderni della Cattedrale, ha tenuto a sottolineare don Luca Bottegoni. «La collana – ha aggiunto – si configura come una storia della Cattedrale e in definitiva della città di Ancona e di tutti quello che ruota attorno al suo Duomo. Un tesoro che non deve andare disperso per meglio comprendere il presente e costruire il futuro».

Sulla figura dell’artista, Domenico Fugacci, si è soffermata invece la professoressa Falaschini che ha indicato una particolarità del Maestro. «Si nota – ha spiegato – la sintesi tra il repertorio neoclassico e il barocco. Si devono ancora al Fugacci gli interventi operati nella Chiesa dei Santi Pellegrino e Teresa, forse meglio conosciuta ad Ancona come Chiesa degli Scalzi». Della storia dell’altare dagli albori del cristianesimo fino al Concilio Vaticano II ha parlato, invece, don Lorenzo Rossini, direttore dell’Ufficio diocesano Liturgia e Ministeri Istituiti. Liturgico. «All’origine – ha ricordato – come altare si usava una semplice tavola familiare, in memoria di Cristo, quella tavola consegnata nel rito dell’Ultima Cena. Ai giorni nostri, invece, assume le caratteristiche che conosciamo, ovvero dopo, appunto, il Vaticano II quando si afferma come mensa eucaristica che ha in sé il sacrificio di Cristo sulla croce. L’altare è il luogo di comunicazione del divino con l’umano. L’altare terreno è il luogo della cena eucaristica, che è il simbolo del convito nuziale del cielo della fine dei tempi».

E ancora del significato dell’altare ha parlato Mons. Angelo Spina, presentando l’evento. Di quello eretto davanti ai resti mortali di San Ciriaco, patrono della città, e degli altari in genere «perché – ha detto – l’altare è Cristo stesso, è un mistero portato al presente. È Cristo che si offre, ma è anche la mensa dove ci invita a comunicare con Lui. Mi auguro che questo cammino culturale possa avere anche un futuro. Purtroppo oggi viviamo di molta superficialità, apparenza e di pochi contenuti».

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