Ad Assisi, con la celebrazione eucaristica nella basilica di S. Francesco, si è conclusa la cinque giorni dei seminaristi e dei giovani sacerdoti con l’arcivescovo Angelo.
Un cammino iniziato a La Verna, luogo dove San Francesco ricevette le stimmate nel 1224, di cui ricorrono gli ottocento anni. Il tempo, trascorso insieme in fraternità, è stato scandito da diverse tappe, dopo quella a Città di Castello con l’incontro con il vescovo Luciano Paolucci Bedini, originario di Ancona, ci si è recati a Siena per visitare il santuario di santa Caterina e celebrare l’eucaristia, visitare la chiesa di S. Francesco, la cattedrale e fare una visita alla Fraternità di Romena. Altra tappa è stata la visita al monastero di Camaldoli e all’eremo. Ci si è scoperti pellegrini sulle vie di santità tracciate da uomini e donne che hanno testimoniato l’amore a Dio e ai fratelli. Intensa e partecipata è stata la giornata scandita dalle ore vissute con la comunità francescana, a partire dalla visita ai luoghi di La Verna guidati da fra Paolo, con le riflessioni tenute al Sasso Spicco della Verna dove, due anni prima della sua morte, san Francesco ebbe impresse nel suo corpo le piaghe della gloriosa passione di Cristo. Il suo cammino di discepolo lo aveva portato ad una unione così profonda con il Signore da condividerne anche i segni esteriori del supremo atto di amore della Croce. Nel mese di settembre del 1224 si stava realizzando un avvenimento che mai si era verificato nella carne di un uomo: l’impressione delle Stimmate di Cristo crocifisso, “l’ultimo sigillo”, le definì Dante. Dell’apparizione del Serafino ci offre un’ampia descrizione il biografo di Francesco, Tommaso da Celano: “Gli apparve un uomo, in forma di Serafino, con le ali, librato sopra di lui, con le mani distese ed i piedi uniti, confitto ad una croce… Cercava con ardore di scoprire il senso della visione, e per questo il suo spirito era tutto agitato. Mentre era in questo stato di preoccupazione e di totale incertezza, ecco: nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso. Le sue mani e i piedi apparvero trafitti nel centro da chiodi, le cui teste erano visibili nel palmo delle mani e sul dorso dei piedi, mentre le punte sporgevano dalla parte opposta…Così pure nei piedi erano impressi i segni dei chiodi sporgenti sul resto della carne. Anche il lato destro era trafitto come da un colpo di lancia, con ampia cicatrice, e spesso sanguinava, bagnando di quel sacro sangue la tonaca e le mutande”.
Visitando i diversi luoghi a La Verna, nel silenzio, nella meditazione è salita al cielo la comune preghiera affinchè Dio, Padre delle misericordie, doni la grazia di mantenere fermo il nostro sguardo sulla croce del Suo Figlio, mistero di amore e di dolore, perché i nostri occhi sappiano vedere, le nostre mani fasciare le stimmate della malattia, della povertà, dell’inquietudine, della solitudine, del non senso che segnano, oggi, la carne e lo spirito di tanti nostri fratelli e sorelle, convinti che da quelle ferite viene la vita nuova.
Le serate sono trascorse facendo condivisione delle esperienze vissute nel seminario, nelle parrocchie con uno sguardo sulla diocesi e il cammino verso il futuro.
Da tutti i seminaristi: Pietro Casi, David Baiocchi, Jacopo Maglioni, Giuseppe Scattolini; dai giovani sacerdoti: Don Lorenzo Rossini, don Massimiliano Scafi, don Ludovic Senou, don Giuseppe Rella, don Luigi Burchiani è stata sottolineata la positività degli incontri, della condivisione e la gioia di essere discepoli del Signore Gesù in un’epoca che cambia, sull’esempio di San Francesco.
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